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La storia dell’Italia vinicola è stata scritta da tante imprese, alcune grandi, o diventate tali, per i numeri prodotti, per la fama acquisita e altre, altrettanto grandi ma per il valore delle produzioni, per l’originalità, la coerenza e l’unicità e La Cascina Nuova, piccola realtà produttiva familiare a Poncarale in provincia di Brescia, all’interno del “Parco del Monte Netto”, appartiene a quest’ultima categoria.

Nel 2024 ricorrono i 50 anni da quando tutto ebbe inizio e sono in pratica la storia della vita dell’attuale proprietario, Franco Poli, che ha iniziato a seguire l’azienda al fianco del papà da quando era ragazzino.

Nel 1974 Odilla e Matteo Poli, i genitori, erano ristoratori a Brescia e videro questo angolo di campagna come il luogo ideale per costruire il loro “buen retiro” per staccarsi ogni tanto dalla vita cittadina. Ben presto, però, la quiete e la bellezza di questi luoghi li conquistarono, in particolare si innamorarono delle vigne presenti nel circondario, si stabilirono qui e nel 1977 la prima vendemmia e la prima vinificazione sancirono la nascita definitiva de La Cascina Nuova.

Franco ereditò tutta questa passione al punto che, venendo ai giorni nostri, continua a curare e far crescere le stesse piante di allora, infatti i vigneti odierni sono ancora quelli storici, che Franco mantiene e cura e che gli regalano grandi soddisfazioni, malgrado le difficolta commerciali dettate dai numeri limitati di produzione che il suo ostinato lavoro determina, ma la certezza che le piante vecchie siano la forza delle vigne, grazie al fatto di non essere in alcun modo modificate geneticamente, rende la sua produzione unica, nella qualità e nella verità dei suoi vini.

A La Cascina Nuova si vinifica pigiando le uve praticamente come si faceva un tempo con le mani e con i piedi, utilizzando macchinari che lavorano in maniera estremamente delicata, non si interviene minimamente sui mosti e si utilizzano le vasche di cemento, le botti non nuove e pochissimo acciaio, solo l’indispensabile

Per Franco Poli il rispetto per l’ambiente è primario, non solo per i suoi prodotti ma perché è il luogo dove vive insieme alla sua famiglia e il suo rispetto per la natura abbraccia tutti i luoghi limitrofi perché gli interventi sanitari nei suoi vigneti sono pari quasi a zero, inoltre da qualche anno ha avviato una produzione di miele biologico con 23 arnie che ospitano circa 2 milioni di api che lavorano in armonia in tutto il territorio circostante.

La consapevolezza di avere una bella realtà da vivere e raccontare gli ha fatto avviare da qualche anno il progetto di ospitalità enoturistica VinoeRelax che permette agli appassionati di conoscere questo angolo di Lombardia, visitando la cantina, ascoltando il racconto diretto, degustando vini, grappe, aceto, miele, abbinati a una selezione di prodotti locali, gustati nella pace della natura.

Una chicca è sicuramente il Casino Borghetti, ritrovato per pura fortuna durante gli scavi di ristrutturazione di qualche anno fa.

Un’ex casina di caccia che le ricerche meticolose al catasto hanno datato con certezza nel 1851, anche se probabilmente, come si evince dal Catasto Napoleonico, la sua origine risale al 1700 e oggi visitabile.

Della struttura originaria oggi si riconoscono parte dei pavimenti e di manufatti in mattoni, tra cui un arco e le colonne portanti.

Lo stesso Casino all’epoca era utilizzato per la pigiatura dell’uva, come luogo per momenti di convivialità e scampagnate domenicali e come punto di ritrovo per le battute di caccia alla volpe.

(Foto di Clara Mennella)