6 min di lettura

Il Castello di Valverde, con il suo immenso parco, è considerato uno dei siti più paesaggisticamente notevoli dei Colli di Bergamo, luoghi da cui si può ammirare una splendida veduta sulla Città Vecchia.

L’antico edificio, affascinante e maestoso, non è visibile dalla strada, immerso e protetto da una fitta e variegata vegetazione, un parco nel Parco dei Colli, di un’inattesa e naturale quanto rara bellezza, da cui si diffondono essenze e resine preziose, dai salici ai cipressi, dalle magnolie alle conifere.

L’iniziativa sviluppata dalle Dimore Storiche in collaborazione con Fondazione Tassara, con la realizzazione di “hortus conclusus” ha evidenziato un notevole legame storico e ambientalistico, fra arte conquiste viaggi e scoperte.

Il coordinatore dell’iniziativa, Giovanni Valagussa, ci riassume così il legame con il Castello di Valverde ricordando la storia di questo straordinario edificio:

Costruito probabilmente in età medievale come piccola fortificazione esterna su una delle vie principali di accesso alla Città Alta di Bergamo, diventa in seguito una residenza signorile assumendo l’aspetto di edificio tardo-quattrocentesco che ancora perfettamente si coglie nelle proporzioni armoniose e regolari dell’architettura della corte quadrangolare centrale.

Proprio alla metà del Cinquecento la villa diventa la residenza del comandante militare veneziano. Siamo esattamente nel momento della realizzazione delle monumentali mura che circondano Città Alta, volute dai Veneziani e costruite a partire dal 1561, fino al completamento nel 1588. Una lapide con la data 1585 ricorda la fine dei lavori di adattamento dell’edificio per incarico di Paolo Loredan, che stava in quegli anni guidando il completamento del baluardo della Fara sulle mura. Dunque, possiamo immaginare, senza esagerare con la fantasia, che nella splendida residenza tappeti come questi facessero parte dell’arredo.

I quattro tappeti che sono presentati nel Castello di Valverde sono tappeti Ushak, denominati Tintoretto nell’uso comune occidentale in seguito all’abitudine del pittore veneziano di rappresentarli nei suoi dipinti, sono tutti databili al 16° secolo e sono dunque tra gli esemplari più antichi che si conoscano oggi al mondo, esattamente coevi ai dipinti cinquecenteschi di Giovanni Bellini e Jacopo Tintoretto.

I tappeti di questo tipo provengono appunto dalla regione dove si trova la città di Ushak, al centro della Anatolia Occidentale, capoluogo dell’area e dai tempi antichi crocevia delle carovane tra Oriente e Occidente. Proprio Ushak è nei secoli uno dei centri di produzione dei tappeti più apprezzati alla corte ottomana di Istanbul.”

Si tratta di tappeti a preghiera, cioè di un formato non troppo grande e destinati a essere stesi a terra per la preghiera svolta da una singola persona. A quanto sappiamo cominciano ad essere realizzati in gran numero già all’inizio del 16° secoloe probabilmente da subito sono destinati anche al commercio con Venezia, tanto che abbiamo una conferma della loro datazione alta dalla presenza di esemplari simili a questi già nei dipinti di Giovanni Bellini, che scompare nel 1516.

Storie e tradizioni evocate in un territorio di antichi eventi ci portano a ricercare anche nel gusto e nei piaceri della tavola sapori semplici ma decisi che richiamano ospitalità ed accoglienza.

Ecco allora presentarvi un piatto tutto bergamasco, dagli ingredienti principali ai condimenti, il “Risotto al Valcalepio con salsiccia e fagioli borlotti” suggeritoci da uno dei ristoranti più fedeli da sempre alla tradizione, il “Giopì e la Margì” in Borgo Palazzo (www.ristorantegiopimargi.it), un’attività che esiste con successo da molti anni, un’istituzione per la cucina di territorio, che utilizza prodotti locali e di nicchia, per la preparazione di piatti.

Nel piatto propostoci abbiamo la salsiccia della bergamasca, “la loanghina de la bergamasca”, prodotta esclusivamente con carni suine fresche da tagli diversi quali coscia, spalla, coppa e sottogola. La lavorazione viene eseguita con l’aggiunta diretta di sale, vino rosso e spezie. La “loanghina” viene poi insaccata utilizzando il budello ovino chiamato anche “groppino”.

Risotto al Valcalepio DOC con salsiccia e fagioli borlotti

Ingredienti per 4 persone

380 g di riso Carnaroli
100 g di salsiccia fresca in groppino
70 g di burro
50 g di grana padano
25 g di cipolla
15 g di sale
5 g di pepe
1 litro di brodo vegetale
90 g di Valcalepio DOC rosso
20 g di olio extravergine d’oliva
1 foglia di salvia

Per la cottura dei fagioli :

100 g di fagioli borlotti secchi
600 g di acqua
1 foglia di alloro
1 spicchio di aglio
30 g di sedano verde
5 g di sale

Il giorno prima mettere in acqua fredda i fagioli per 12 ore, scolarli e cuocere i fagioli con il resto degli aromi partendo con acqua fredda e proseguendo la cottura senza far bollire.

Procedimento:

In una casseruola imbiondire la cipolla tagliata a piccoli pezzi con un pezzetto di burro e l’olio extravergine. Aggiungere la salsiccia fresca privata del budello e sbriciolata con le dita, i fagioli messi precedentemente a bagno per mezza giornata e poi lessati e la salvia tagliata a piccoli pezzi. Rosolare il tutto, aggiungere a questo punto il riso e tostarlo bene per 2 minuti.

Sfumare con Valcalepio e far evaporare. Cuocere il riso bagnando di tanto in tanto col brodo bollente e, ogni volta che questo viene assorbito, aggiungere di nuovo.

Dopo circa 15 min. di cottura aggiungere 15 g di burro, far cuocere ancora per qualche minuto, secondo il grado di cottura desiderato. Allontanare il risotto dal fuoco ancora quando è leggermente brodoso, aggiungere il restante burro e formaggio.

Mescolare rapidamente in modo che il formaggio, il burro e il brodo lasciato al termine della cottura si emulsionino formando una crema.

A questo punto lasciare riposare coperto un minuto e servire nel piatto accompagnando con Valcalepio rosso DOC.

Una preparazione dedicata al territorio alle tradizioni bergamasche. Un piatto poco impegnativo dal punto di vista degli ingredienti ma gradevolissimo nei suoi sapori volutamente rustici particolarmente adatto ai periodi più freddi. La salsiccia fresca leggermente sapida e la cipolla di consistenza croccante, entrambi sono in perfetto equilibrio con il gusto marcato del vino rosso.

Il vino Valcalepio Rosso DOC è prodotto dall’unione di due vitigni importanti, Merlot e Cabernet Sauvignon, ha colore rosso rubino con riflessi granato, un profumo gradevole e intenso ed un sapore pieno, vellutato e asciutto. Suggeriamo servirlo ad una temperatura di 18-20 gradi.

di Maria Teresa Bandera – ASA

Castello di Valverde
Via Giovanni Maironi da Ponte 3 – Bergamo
info@ilcastellodivalverde.it
Cell. 3385818316
https://ilcastellodivalverde.it/

www.dimorestorichebergamo.it