Caviro ospita il forum mondiale delle cooperative vitivinicole: al centro del dibattito le politiche che equiparano il vino alle altre bevande alcoliche.
Luigi Moio, Presidente OIV, presente al meeting: «occorre attivare programmi di educazione che facciano comprendere l’altissima valenza culturale di questo prodotto aiutino a distinguere l’abuso dal consumo responsabile».
Il vino è un alimento alla base della dieta mediterranea da più di 8.000 anni.
È prodotto partendo da un solo ingrediente, l’uva, e non viene realizzato tramite una ricetta come invece accade per la birra e i super alcolici. In quanto tale non va equiparato alle altre bevande alcoliche e non va demonizzato.
Sono questi i concetti sostenuti dal sistema vino internazionale riunito da ieri in Romagna nell’ambito del Forum Mondiale delle Cooperative Vitivinicole grazie all’organizzazione di Caviro, alla presidenza del gruppo per il 2022. «A causa di un approccio semplicistico e non supportato da dati, in Europa ma anche in numerosi altri Paesi del mondo, si sta delineando una scuola di pensiero che accusa anche il vino di essere dannoso per la salute al pari delle altre bevande alcoliche – ha evidenziato Carlo Dalmonte, Presidente di Caviro aprendo il Forum -. Questo minaccia la sopravvivenza di un settore che affonda le radici nella nostra cultura e nella nostra storia e che sostiene la biodiversità e l’economia di molti Paesi».
I rappresentanti delle principali cantine sociali di Italia, Spagna, Francia, Uruguay, Cile, Argentina, Portogallo e Brasile hanno quindi deciso di unire le forze e coinvolgere nel dibattito esponenti del mondo scientifico e politico internazionale. Lo hanno fatto nell’ambito della due giorni organizzata in Romagna e continueranno a farlo nei prossimi mesi con azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
«Dagli studi che ho fatto nel corso di tutta la mia vita posso dire che bere vino con moderazione è salutare e fa vivere più a lungo. L’eccesso nel consumo di alcol è dannoso» ha detto Attilio Giacosa, Direttore Scientifico del Dipartimento di Gastroenterologia del Gruppo Sanitario Policlinico di Monza intervenuto al Forum. Il riferimento è agli studi che ne analizzano il processo biotecnologico di fermentazione e dal quale si ricavano nutrienti (antocianine, polifenoli, procianidine, resveratrolo) importanti per il buon funzionamento dell’organismo umano.
La motivazione alla base del movimento politico contro l’alcol c’è il problema dell’alcolismo che affligge, in modo particolare, i paesi anglosassoni. Per combattere l’abuso di alcol in molti Stati, anche del Sud America, si è introdotta una politica di «tolleranza zero» che ha coinvolto non solo i produttori di birra e superalcolici ma anche quelli di vino.
«Bisogna distinguere il vino dalle altre bevande alcoliche nonostante ci sia, ovviamente, una presenza di alcol anche nel vino – ha spiegato Luigi Moio, Presidente dell’OIV, Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino durante il Forum -. Il vino è un prodotto mono ingrediente, tutti i componenti necessari per produrlo sono all’interno del grappolo d’uva, e l’alcol si forma naturalmente durante la fermentazione e circa l’85-86% del contenuto del vino è acqua. Come bevanda alcolica è unica per il modo in cui viene ottenuta e per i forti legami con i territori in cui nasce, le varietà di uva tipiche di questi territori, la cultura e le tradizioni ad esso legate. Tant’è vero che il vino si sta imponendo come fenomeno mondiale in quanto modello di diversità. Tra l’altro, il vino consumato durante i pasti, a piccoli sorsi e in modo responsabile e corretto, non crea i problemi soprattutto legati ai superalcolici. Inoltre il suo grado di acidità, l’alta presenza di acqua e di tannini, contribuiscono a ripulire la bocca conferendo ulteriore sapore al cibo. Occorre però distinguere l’abuso dal consumo responsabile. Un concetto che, però, non può essere recepito se non si avviano processi di educazione per coloro che si avvicinano alla bevanda. Per i Paesi storicamente produttori, come Italia, Francia o Spagna, il consumo è di norma più corretto perché vino e vigna fanno parte della tradizione culturale. Ma nei Paesi che non hanno avuto la fortuna di coltivare la vite e produrre vino occorre attivare programmi di formazione che facciano comprendere l’altissima valenza culturale di questo prodotto e promuovano il consumo responsabile soprattutto durante i pasti».
«Non si combatte l’abuso proibendo ma facendo informazione – ha aggiunto Luca Rigotti, Coordinatore Vino Alleanza delle Cooperative Agroalimentari e Presidente del Gruppo di Lavoro Vino del Copa-Cogeca -. Tutti i consumi eccessivi sono dannosi e occorre investire nell’educazione rispetto ad un consumo moderato e consapevole. Stiamo lavorando intensamente e su questo fronte occorre lavorare insieme, per trasferire il concetto di vino come alimento e qual è il modo giusto di consumarlo».
Al centro della prima giornata del meeting italiano c’è stato un altro tema di interesse prioritario per il sistema vino, ossia l’economia circolare e il ruolo dell’agricoltura per la transizione ecologica: «Un vigneto produce una massa di prodotto di cui solo una parte diventa vino; una parte diventa vinaccia e feccia (inferiore al 20%) e sfalci di potatura – ha spiegato SimonPietro Felice, Direttore Generale di Caviro -. Quanto più riusciamo a recuperare prodotti e energia anche dagli scarti, tanto più riusciamo a ottemperare alla nostra mission. Il modello di economia circolare è semplice, parte dalla vigna e alla vigna torna. Per noi chiudere questo cerchio è stato molto importante, lo abbiamo completato con un fertilizzante che va a nutrire la terra da cui nasce l’uva.»
Raccontando agli ospiti internazionali del Forum in che modo Caviro inserisce le proprie politiche circolari nell’ambito di un modello aziendale efficiente e in armonia con la legislazione e le necessità del Paese, Felice ha aggiunto: «Gli investimenti in tecnologie e impianti vanno fatti in tempi “non sospetti”. La difficoltà è accettare investimenti di milioni di euro in anticipo. L’abilità è leggere le direttive europee e capire come possano essere recepite in Italia o negli altri territori dove operiamo e anticipare questi temi, almeno di un paio d’anni. Ci muoviamo in base a macro direttrici politiche, che ci arrivano da importanti tavoli di ricerca europei. Poi bisogna tradurre queste direttive in progetti, per cui sono necessari investimenti, spazi. Chiaramente molto dipende anche dal singolo Stato, dalle sue risorse, infrastrutture, mercati».
La seconda giornata del Forum, tutt’ora in corso, ha visto gli ospiti riuniti al «tavolo della programmazione» per stabilire le prossime azioni. In particolare, si è discusso delle relazioni con gli organismi internazionali, OIV ma anche OMS e FAO, delle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime per il packaging anche nell’ottica di creare gruppi di acquisto tra le cooperative del Forum, scambio di buone prassi. Priorità è stata data alla comunicazione verso l’esterno del rapporto tra vino e salute per contrastare con la massima urgenza le politiche di “criminalizzazione” in atto.
Al termine della mattinata è stata affidata la presidenza del Forum per il 2023 alla cooperativa argentina La Riojana. Il Forum Mondiale delle Cooperative Vitivinicole si chiuderà domani con la partenza degli ospiti.
Fonte Ufficio Stampa