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Palazzo Robellini – Acqui Terme (AL) dal 12 al 27 settembre 2020

Se l’accattivante e curioso titolo “Earthscapes, l’arte del paesaggio”, mi conducono all’anteprima stampa della mostra di Mark Cooper, ancor più mi incuriosisco dopo avere visto le foto sull’invito e letto il suo curriculum.

Noto subito qualcosa di molto profondo in questo “artista della fotografia”, è come se in ogni scatto imprimesse vitalità. Il mio spirito di artista coglie sempre vita e movimento in ogni opera d’arte, in cui i grandi artisti hanno saputo creare immagini statiche, ma che sanno trasmettere emozioni e sensazioni a chi sa usare anche gli occhi dell’anima.

Ogni giornalista inviato per presentare l’evento ai lettori, recensisce le opere e il curriculum dell’autore, ma chi mi segue da sempre, sa che non amo presentare qualcosa che è la stessa che si trova in internet, a fotocopia. Cosa cerco è l’anima di chi incontro o intervisto, ma anche offrire al visitatore un approccio a ciò che andrà a vedere: storia, cultura, senza dimenticare di condurli nelle mie sensazione, affinchè possano anche loro godere il meglio e trarne indimenticabili emozioni e pensamenti.

E’ quel vedere qualunque cosa con gli occhi esoterici, vedere e percepire con il cuore. Come dice Antoine de Saint-Exupéry in Il Piccolo Principe, “L’essenziale è invisibile agli occhi”.

Soffermatevi davanti ad ogni foto di Mark Cooper, pensate di entrare nell’anima del personaggio e meditate sull’essenza racchiusa in ogni sua interpretazione del paesaggio. Ogni cosa pur essendo vista da mille persone, ognuno la descriverà in modo diverso, secondo da quale angolatura la vedrà. Ogni soggetto può essere visto e descritto in modo differente: un tavolo, visto dall’alto sarà un asse, visto da sotto sarà un asse con quattro colonne che lo sorreggono, visto di lato sarà un listello con due sostegni! Poi la fantasia darà vita anche a favole con letti, slitte e scope volanti, alla Mary Poppins!

Differenze, diversità, ma ognuno di loro avrà ragione.

Ed ora, addentriamoci insieme nel magico mondo di Mark Cooper, l’Earthscapesdella fotografia!

Da sempre l’uomo ha avuto il desiderio di esprimere le sua vita e le emozioni attraverso le immagini incidendole sulla roccia, come le incisioni rupestri, poi imprimendole con i colori, come si può vedere in certi grafiti preistorici.

L’evoluzione ha creato le immagini incise sulle rocce dei templi, poi disegnate sulla carta, incise con la stampa, sino alla pennellata dei quadri che si può considerare “la fotografia dei nostri antenati”. Oggi siamo nell’era della fotografia, ma stiamo già camminando in altre tecniche, dall’ologramma, alle immagini virtuali in 3d e ai simulatori con cui… giocano i nostri figli. Viviamo nelle immagini avventurose di un racconto simulato, in cui ci creiamo noi stessi quel fantascientifico Matrix!

Ma poichè pur apprezzando le modernità amo anche l’arte, preferisco soffermarmi davanti ad un quadro o una fotografia e così eccomi ad una mostra di Mark Cooper.

“Earthscapes” tradotto significa “paesaggio terrestre”, ma ci sono molti modi di vedere un paesaggio e diverse possono essere le sensazioni e le emozioni che ci dà.

Davanti a delle foto di paesaggi provo interesse turistico. Se sono foto pubblicitarie, di alcune riconosco che hanno straordinari effetti che affascinano. Le classiche foto dei gruppi famigliari o di manifestazioni sono statiche, buone solo per gli articoli giornalistici o come foto ricordo dell’evento.

Le fotomodelle riescono ad imprimere alla mente un movimento, un senso di vitalità, ma “posano”, sono professioniste che riescono a trasmetterti qualcosa di vivo anche restando immobili!

I bimbi, i personaggi colti in momenti di vita e le situazioni irripetibili che ci offre la natura, sono quelli che preferisco perchè sono una realtà, non una simulazione. Gli animali sono fantastici, come la natura e il paesaggio, specie se presentano qualcosa di insolito: anche una nuvola o la rugiada su un fiore le rende diverse e vive.

Ma oggi sono ad una mostra diversa da ogni altra che ho visto e al primo impatto mi sono posta una domanda, ma subito è giunta la risposta: “Nulla è dovuto al caso”.

Già, nulla è casuale e ogni cosa ha un suo giusto collocamento al posto giusto e al momento giusto e questa mostra mi ha fatto conoscere molte realtà e motivazioni, diversità che ho trovato nelle fotografie di Mark Cooper, le rendono uniche, e voglio farvene partecipi.

“Earthscapes” è un insolito modo di osservare il paesaggio che scorre sotto di noi, sotto le pale di un elicottero. Dall’alto tutto è diverso da quello che si osserva camminando, percorrendo una strada in auto o osservandolo da una altura. E’come sorvolare le misteriose figure di Nazca, i cerchi nel grano, i misteriosi segni sul terreno del Kazakistan.

Diverse sono le emozioni e le sensazioni viste da un turista, da un amante della natura, da un artista o da un esoterista, e diverso è vederle dall’alto.

Io vedo con gli occhi del naturalista, dell’artista, ma principalmente con quelli dell’esoterico che Vede con il Cuore e con gli Occhi dell’Anima, come Mark Cooper!

Spazi immensi, geometrie architettoniche che con i piedi a terra potevo solo immaginare, percepire, mi ricordano che tutto è formato da numeri e forme geometriche, come dimostra l’Architettura Templare, misteriosa sapienza, o ritroviamo nelle Sacre Scritture di ogni religione.

Viaggiando nel mistero delle figure geometriche troviamo “L’uomo vitruviano” di Leonardo da Vinci, che disegna in forma geometrica le proporzioni del corpo umano. Anche il paesaggio ha una sua geometria e Cooper ce la presenta fotograficamente.

Gli alberi sono i pilastri del cielo che collegano l’Uomo all’Universo, i campi coltivati e i vigneti lo uniscono alla Madre Terra, la dea egizia Iside o Madonna Nera per i Templari.

Mark Cooper osserva dall’alto il paesaggio, lo studia, legge in ogni immagine una dualità che poi trasferisce in quei suoi scatti che sanno cogliere… l’attimo fuggente: “un attimo prima è troppo presto e un attimo dopo è troppo tardi!”.

Siamo talmente abituati a vedere quotidianamente il paesaggio che ci circonda che non ci rendiamo conto che è… mutevole: in un attimo può cambiare forma e colore.

A parlare di Mark Cooper lascio ai colleghi le numerose descrizione dettagliate, reperibili in internet, e mi limiterò a qualche cenno, perchè ho preferito presentarvi l’anima dell’autore.

I suoi scatti fotografici, esposti alla mostra, sono stati presentati alla Triennale della Fotografia Italiana a Palazzo Zenobio di Venezia. Altri provengono dalla Cantina Alice Bel Colle, per concessione in occasione della mostra, dal presidente Paolo Ricagno.

Un cenno alla preview di Sabato 12 settembre 2020 nelle sale di Palazzo Robellini in Acqui Terme dove si è inaugurata la mostra fotografica “EARTHSCAPES – L’arte del paesaggio”.

– Personale dell’artista fotografo Mark Cooper, curata da Maria Federica Chiola, che raccoglie nelle sale dello storico Palazzo scatti fotografici di questo artista di origine inglese, che ha adottato il paesaggio agrario che caratterizza il nostro territorio e rappresenta il rapporto tra uomo e natura a cui l’UNESCO, nel 2014, ha attribuito l’ambito riconoscimento, accogliendo Langhe, Roero e Monferrato tra le realtà da preservare nel tempo -.

La mostra e l’artista sono stati presentati da Maria Federica Chiola, nota architetto di Asti, il cui intervento nel presentare Mark Cooper è stato coinvolgente. Non senza momenti di perfetta sincronia con l’autore, è riuscita a coinvolgere il pubblico sino a far vivere ai presenti le stesse sensazioni ed emozioni che vive l’autore, quando scatta le sue foto. Se Mark Cooper riesce a dare Vita e movimento ai suo scatti e a trasmettere al visitatore le sue stesse sensazioni, anche Maria Federica Chiola è riuscita a trasmetterle al pubblico, narrando di un Cooper “Uomo che vede con gli occhi del cuore e prova emozioni davanti al paesaggio che sta fotografandolo”.

Perfetta, anche l’organizzazione che pur nel rispetto delle regole per l’emergenza Covid è riuscita a dare spazio al pubblico, selezionato tra le rappresentanze del territorio, ai giornalisti e ai fotografi.  Tra gli ospiti, si notavano l’Assessore Regione Piemonte all’Agricoltura Marco Protopapa, il direttore dell’Associazione Paesaggi Vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato Roberto Cerrato, Paolo Ricagno presidente Consorzio Brachetto di Acqui e Vecchia Cantina Alice Bel Colle e Sessame d’Asti, Giulia Cordasco a rappresentare il Comune di Acqui Terme. Tra gli intervenuti, il presidente dell’Osservatorio del Paesaggio Alessandrino Carlo Bidone.

Oltre alla mostra molto significativi sono i pensieri comuni per il territorio acquese ed il nuovo progetto che vede ancora coinvolto Earthscapes e Mark Cooper nel Lake District.

Bello il Catalogo della Mostra.

Nell’invitarvi a vedere questa mostra sul paesaggio come non lo avete mai visto, termino con un Pensiero rivolto all’artista della fotografia, Mark Cooper.

Oscar Wilde afferma che ogni opera d’arte è un autoritratto inconscio del pittore, che mette qualche cosa della sua personalità nell’opera.

Pablo Picasso, affermava che ci sono pittori che trasformano il sole in una macchia gialla, ma ci sono altri che non dipingono cosa vedono, ma ciò che sentono dentro il cuore.

Ferdinand Ebner, filosofo, diceva che ogni pittore dipinge se stesso.

Frasi celebri, che rispecchiano il mio pensiero. Prima dello scatto fotografico è l’occhio dell’autore che coglie l’immagine imprimendola per sempre. Ogni foto è come l’illustrazione di un libro, ma è anche un diario impresso fotograficamente.

Già osservando le foto allegate all’invito per la Conferenza Stampa e Prewier, si percepiva l’Anima dell’Autore: il paesaggio, rifletteva come in uno specchio… l’immagine interiore di Mark Cooper! Le fotografie sono come le immagini di un libro che racconta la storia dell’uomo e della sua terra. Come in una favola narrano di un territorio. Forse, lui stesso è favola nella favola!

Le sue opere sono come il Gatto di Luis Sepulveda che insegna a volare alla Gabbianella. Lui vola e insegna a noi a volare con la fantasia, a vedere il paesaggio dall’alto.

Se Jorge Luis Borges si chinò, prese un pugno di sabbia e lo lasciò cadere un po’ più lontano, dicendo che stava modificando il Sahara, anche Cooper modifica il paesaggio in geometrie fotografiche.

Lui è un Grande, ma non lo ostenta. Guarda il mondo come pochi sanno fare, ma perchè Lui, osserva con gli occhi del cuore, prova sensazioni ed emozioni davanti al volto rugoso di un contadino. Come Borges, prende con la macchina fotografica una zolla di terra e la sposta in una fotografia…

Si fa tutt’uno con il territorio e lo imprime con l’obiettivo… e a me piace la sua “Favola della terra vista dal cielo”.

Alexander MàscàlASA