I dazi impattano anche cui consumatori americani, con l’aumento
dell’inflazione che ne erode il potere d’acquisto, con l’indebolimento del
dollaro.
Nella guerra dei dazi, fra minacce allarmismi e smentite, non dobbiamo dimenticare che
se il dazio al 10% dovesse rimanere, comporterebbe un aggravio di spesa anche per i
cittadini statunitensi di quasi 800 milioni di euro, che si tradurrebbero inevitabilmente in
ricadute sulle aziende italiane, vista la ovvia richiesta di “sconti” da parte degli importatori
riscontrata nelle scorse settimane.
Aggiungiamo ciil fenomeno conseguente: la diminuzione dei consumi si traduce
inevitabilmente in prodotto invenduto per le nostre imprese, costrette a dover cercare
nuovi mercati. Per non parlare del pericolo falsi, l’italian sounding: gli Usa si piazzano in
testa alla classifica dei maggiori taroccatori con una produzione di cibo che ha superato i
40 miliardi in valore e che vede come prodotti di punta falsificati soprattutto i formaggi,
parmesan in testa.
Un fenomeno che potrebbe trovare una ulteriore spinta dall’eventuale imposizione di dazi
sull’agroalimentare Made in Italy, molto apprezzato e richiesto in America. L’aumento dei
prezzi degli “originali” potrebbe portare i consumatori americani a indirizzarsi su altri beni
più a buon mercato, proprio a partire dal cosiddetto cibo “italian fake”.
Ad affermarlo è un’analisi Coldiretti su dati Istat diffusa in occasione dell’apertura
del Fancy Food a New York, con l’incontro su “L’eccellenza del modello alimentare
italiano” organizzato da Coldiretti e Filiera Italia al Padiglione Italia (Level 3 – stand No.
2718 – 2825), con la presenza di Vincenzo Gesmundo, Segretario Generale
Coldiretti, Ettore Prandini, Presidente Coldiretti, Luigi Scordamaglia, Amministratore
Delegato Filiera Italia, Matteo Zoppas, Presidente Ice, l’ambasciatore Maurizio Massari,
Rappresentante Permanente d’Italia alle Nazioni Unite a New York, Michele Candotti,
Chief of Staff and Director of the Executive Office of the United Nations Development
Program (UNDP), Jacopo Morrone, Presidente della Commissione Parlamentare di
inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e
agroalimentari e Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità
Alimentare e delle Foreste.
Il Presidente Coldiretti Ettore Prandini in particolari ha dichiarato: “È importante che l’Ue
trovi una soluzione diplomatica condivisa per evitare i danni causati dalle guerre
commerciali ma è ugualmente essenziale che all’interno dell’Unione si apra un confronto su temi che fanno altrettanti danni alle nostre imprese, a partire dalla burocrazia. Un vero
e proprio costo occulto che appesantisce la vita e i bilanci delle aziende italiane. Serve
anche che si eliminino una volta per tutte tutti quei ‘dazi’ interni che non permettono in
molti casi una competizione leale all’interno delle stesse imprese Ue”.
Precedenti dazi Trump: impatto negativo su frutta, carni, formaggi e vino (-6%/-28%)
Secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, i dazi imposti durante la prima presidenza Trump
su una serie di prodotti agroalimentari italiani avevano portato a una diminuzione del
valore delle esportazioni (confronto annuale tra 2019 e 2020) che è andata dal -15% per la
frutta al -28% per le carni e i prodotti ittici lavorati, passando per il -19% dei formaggi e
delle confetture e il -20% dei liquori. Ma anche il vino, seppur non inizialmente colpito dalle
misure, aveva fatto segnare una battuta d’arresto del 6%.