L’Europa sta attraversando anni difficili, si potrebbe dire anni delicati e confusi, sia per il suo assetto economico e finanziario, sia per le calamità naturali che sempre più spesso interessano vasti territori continentali con conseguenze sempre più pesanti e onerose. Il settore agroalimentare si trova ad affrontare sfide senza precedenti a causa delle crescenti criticità climatiche che sono diventate una minaccia pressante per tutta l’agricoltura europea, e in particolare per l’Italia. La siccità prolungata e le alluvioni devastanti sono diventate eventi frequenti e quasi sistematiche, mettendo a dura prova la capacità degli agricoltori di mantenere stabili le produzioni e di soddisfare le esigenze dei mercati e dei consumatori.
Questi fenomeni climatici stanno influenzando la produzione agricola e sono di estrema rilevanza non solo per gli agricoltori, ma anche per l’intera popolazione europea. Le oscillazioni nella produzione agricola hanno ripercussioni significative sia sui prezzi dei prodotti alimentari, sia sulla sicurezza alimentare. Comprendere queste dinamiche è essenziale per sviluppare risposte efficaci e sostenibili, e per garantire un futuro resiliente per il settore agroalimentare. Secondo i dati forniti da Coldiretti, una delle principali associazioni di agricoltori italiani, la produzione agricola nazionale ha subito una drastica riduzione proprio a causa degli eventi climatici estremi. Non dimentichiamo che il settore agroalimentare rappresenta una delle principali fonti di occupazione e reddito, con milioni di persone impiegate in attività legate alla coltivazione, produzione, trasformazione e distribuzione dei prodotti agricoli.
Le regioni agricole dell’Europa sono caratterizzate da una notevole diversità climatica e geografica, che consente una produzione variegata. Ma questa diversità, se da una parte è un punto di forza del settore, nel contempo è un tallone di Achille che lo rende particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici.
Il paradosso agroalimentare, per così dire, è costituito dalla siccità e dalle alluvioni. La siccità, causata da periodi prolungati di temperature elevate e scarse precipitazioni, ha compromesso gravemente la disponibilità di acqua per l’irrigazione, riducendo la produttività delle colture. Nel 2022, l’Italia ha vissuto una delle peggiori siccità degli ultimi 70 anni, con una riduzione delle precipitazioni del 50% rispetto alla media storica. Questo ha portato a un calo del 30% nella produzione di mais e un calo del 20% nella produzione di grano. La produzione di olio d’oliva ha subito una diminuzione del 40%, con conseguenze dirette sui prezzi e sulla disponibilità del prodotto. Anche Paesi come Spagna e Francia hanno registrato cali significativi nelle rese agricole, con conseguenze economiche pesanti per gli agricoltori e le comunità rurali.
Parallelamente, o meglio alternativamente, le alluvioni rappresentano l’altro grande problema, l’altra grande sfida. Le piogge intense e i fenomeni meteorologici estremi hanno portato a straripamenti dei fiumi e inondazioni su vasta scala, danneggiando campi coltivati e infrastrutture agricole. Eventi recenti, come le inondazioni in Germania, Belgio, e in Italia l’alluvione del Veneto ha portato a una perdita del 25% della produzione di ortaggi e del 15% della produzione di frutta, con un costo stimato di oltre 300 milioni di euro; le alluvioni hanno colpito l’Emilia-Romagna nel 2023 hanno causato danni, secondo le stime della Protezione Civile, per oltre 1 miliardo di euro e hanno mostrato la vulnerabilità delle nostre aree agricole.
Un problema ancora più grosso è che gli impatti di questi eventi climatici estremi non si limitano solo alla perdita di raccolti, ma si estendono anche alla qualità del suolo e alla fertilità a lungo termine, creando un circolo vizioso che mina la sostenibilità delle pratiche agricole tradizionali. La politiche europee dei prossimi anni non possono non tener conto di questi fenomeni perché l’inevitabile aumento dei prezzi alimentari colpirà tutta la filiera agroalimentare, in modo particolare le fasce più vulnerabili della popolazione, aggravando le disuguaglianze economiche e sociali. Inoltre, la variabilità nella disponibilità dei prodotti può compromettere la sicurezza alimentare, rendendo difficile per molte famiglie accedere a una dieta equilibrata e nutriente. Guardando a queste prospettive è indubbio che il settore agroalimentare dovrà continuare a evolversi per far fronte ai cambiamenti climatici in corso.
Le proiezioni indicano che gli eventi climatici estremi diventeranno sempre più frequenti e intensi, rendendo indispensabile l’adozione di strategie di adattamento a lungo termine. La ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica saranno fondamentali per sviluppare nuove soluzioni che migliorino la resilienza delle colture e ottimizzino l’uso delle risorse naturali. La collaborazione tra governi, istituzioni scientifiche, agricoltori e consumatori sarà cruciale per costruire un sistema agroalimentare sostenibile e resiliente. L’Europa è una chance per tutti e solo attraverso un approccio integrato e collaborativo questo sarà possibile.