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Negli ultimi anni, l’idea di coltivare viti e produrre vino all’interno delle città sta guadagnando sempre più popolarità. La Urban Vineyards Association (U.V.A.), fondata da Luca Balbiano, si sta distinguendo come uno dei principali attori nel promuovere il concetto di vigneto urbano come strumento di sostenibilità e valorizzazione del territorio. Attraverso l’Associazione, Balbiano e suoi co-fondatori hanno contribuito a valorizzare spazi urbani inutilizzati in rigogliosi vigneti, portando una ventata di aria fresca nel panorama urbano.
La Urban Vineyards Association (U.V.A.) è nata con l’obiettivo di riunire le forze di diverse associazioni locali di coltivatori di viti in una rete internazionale, al fine di promuovere progetti di recupero storico e di valorizzazione culturale, paesaggistica e turistica.

Questa associazione unisce le tradizioni ancestrali della terra con l’energia futuristica delle città, creando una connessione sinergica tra l’uva e il tessuto urbano.

La bellezza silenziosa dei grappoli urbani, che spesso passano inosservati, assume un ruolo di primo piano, diventando un simbolo di rinascita e rigenerazione. Oltre alla sua valenza estetica, l’uva metropolitana svolge anche un ruolo importante nel campo dell’eco management, contribuendo alla sostenibilità urbana e arricchendo il patrimonio culturale e naturale delle città. La Urban Vineyards Association (U.V.A.) rappresenta un contributo significativo alla vita urbana, offrendo una soluzione semplice e allo stesso tempo potente, analogamente al vino che arricchisce le tavole di tutto il mondo.

Abbiamo incontrato Luca ed abbiamo avuto modo di fare con lui una chiacchierata che ci ha aperto un’interessante prospettiva su questo particolare modo di valorizzare il vino.

Ciao Luca, grazie per la tua disponibilità. Quali sono le principali attività svolte dalla Urban Vineyards Association (U.V.A.) per tutelare e promuovere i vigneti urbani?

Ciao Simone! Grazie a te per questa possibilità.
Mi piace subito sottolineare come, seppur possa sembrare banale, il primo vero valore della Urban Vineyards Association è la rete stessa. Creare sinergie fra realtà analoghe, seppur spesso molto diverse e distanti fra loro, costituisce un enorme patrimonio di relazioni e una messa a fattor comune di criticità e soluzioni comuni.
Abbiamo creato un “megafono” sufficientemente grande per impedire a questi incredibili gioielli di essere ignorati e, attraverso l’attività promozionale di UVA, possiamo contemporaneamente promuovere la rete e le singole realtà che la compongono.

Quali sono gli sforzi compiuti dall’associazione per coinvolgere le comunità locali nella tutela e nella valorizzazione dei vigneti urbani?

La viticoltura urbana in realtà è un concetto molto meno ossimorico di quanto si possa immaginare. Fino a non moltissimi anni fa la permeazione della campagna nelle città era molto meno insolita di quanto lo sia oggi.
In Italia, ma anche in tutti i Paesi con forte vocazione vitivinicola, era più che normale coltivare la vite negli spazi verdi urbani.
Oggi la cementificazione dei nostri tessuti urbani ha reso queste “entità” sempre più rare, fino quasi a farle scomparire. Qui entrano in gioco il lavoro, i sacrifici e la visione di persone che non hanno accettato di veder private le proprie città di elementi così fortemente identitari e storici come i vigneti urbani.
Il coinvolgimento delle comunità locali è fondamentale perché queste piccole oasi verdi sono un vero e proprio bene comune e, in quanto tali, devono essere vissute attivamente dalla collettività. Non a caso, uno dei criteri essenziali per poter far parte di UVA è che le vigne siano visibili e visitabili, connesse con la comunità locale e avere un forte interesse culturale.

Come la presenza di vigneti urbani può influire sull’enoturismo e sulla promozione del territorio circostante?

Senza alcuna esitazione ti rispondo di si.
Lo dico con granitica certezza perché è un fenomeno che abbiamo misurato, ed è in costante crescita.
Se pensiamo alle grandi città o ai grandi agglomerati urbani, spesso l’ultima cosa che ci viene in mente, turisticamente parlando, sono le vigne.
Questo elemento di novità costituisce, e credo costituirà sempre più, un enorme fattore di attrazione turistica per tutti coloro che sono interessati e attenti alle esperienza green e per i tantissimi “turisti di ritorno” che magari hanno visitato quella città mille volte e che oggi trovano una nuova occasione per tornare. O, magari, per prolungare il loro soggiorno.

Quali strategie l’Urban Vineyards Association (U.V.A.) adotta per garantire la sostenibilità dei vigneti urbani dal punto di vista ambientale e sociale?

I vigneti urbani, di per sé, sono quanto di più sostenibile è possibile trovare in una città. Una vigna, con la sua fitta parete fogliare, garantisce un importante contributo alla purificazione dell’aria della città, senza peraltro penalizzare la qualità del frutto. Se uniamo questa caratteristica unica alla sottrazione di Co2, ci rendiamo conto come il trade-off dal punto di vista ambientale sia evidentemente positivo.
Voglio però soffermarmi anche sulla seconda parte della tua domanda, perché a mio modo di vedere l’impatto più interessante di una vigna urbana è forse proprio quello sociale. Come accennavo precedentemente, una vigna urbana garantisce un’inversione del paradigma classico per cui, se si vuole fare un’esperienza agreste si prende la macchina e si va in campagna. Qui parliamo della campagna che entra nelle città e consente di essere conosciuta, ammirata e apprezzata da un enorme numero di persone (spesso giovani) che hanno davvero bisogno di “riconnettersi” con la natura.
Questo contatto, questa riconnessione, ha delle ricadute positive da molti punti di vista e credo possa giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo delle città del futuro.

Puoi condividere qualche esempio di successo in cui i vigneti urbani hanno avuto un impatto positivo sull’enoturismo e sulla promozione del territorio circostante?

Gli esempi che potrei fare sono molti ma, onde evitare di essere troppo campanilistico, cito un esempio straniero e dico Parigi.
Parigi è una delle mete turistiche più importanti del mondo, perciò questa risposta potrebbe sembrare assurda.
Tuttavia dopo aver vissuto più volte uno degli eventi più incredibili di questa città, posso dire che una piccola vigna urbana può avere un enorme impatto anche su una città così grande e così famosa come Parigi.
Ad Ottobre, da esattamente 90 anni, nel cuore di Montmartre e del 18° Arrondissement si tiene la Fetes des Vendanges. Ad uso di chi non fosse mai stato a Montmartre, tocca dire che parliamo di uno dei luoghi più istrionici ed evocativi della Ville Lumiere: noto come il “quartiere dei pittori” accoglie, oltre agli artisti di strada, il più antico cabaret, la Basilica del Sacro Cuore e, ovviamente, una splendida vigna urbana.
Proprio alle spalle del Sacro Cuore si trova il Clos Montmartre, piccolo ma splendido vigneto piantato ormai quasi 100 anni orsono per evitare che quello spazio verde nel cuore di Parigi venisse cementificato: da allora la République de Montmartre veglia sul vigneto, oggi promosso e gestito dal Comité des Fêtes et d’Actions Sociales.
Il Comité, presieduto dall’amico Eric Sureau (vicepresidente di UVA), organizza la Fetes des Vendanges: parliamo di una manifestazione enorme, che richiama intorno al piccolo vigneto di Montmartre oltre 500 mila persone.
Ho avuto il piacere ed il privilegio di essere invitato molte volte a questo e vento e posso garantire che, vivendolo, si percepisce nettamente quanto la comunità locale sia legata al suo piccolo vigneto e, intorno ad esso, costruisca la sua vita e le sue tradizioni.
Quest’anno la novantesima edizione sarà dall’11 al 15 Ottobre: non perdetela.

Quali sono le sfide principali che l’Urban Vineyards Association (U.V.A.) affronta nella tutela dei vigneti urbani e come le sta superando?

Le sfide che la nostra Associazione affronta quotidianamente sono molte, complesse e avvincenti.
Innanzitutto non ci dobbiamo dimenticare che parliamo di un’associazione internazionale, che oggi conta 5 Paesi: questo significa cinque lingue differenti, cinque abitudini differenti e spesso differenti approcci. Il lavoro di armonizzazione e coordinamento, portato avanti grazie all’aiuto degli associati ma anche di Paolo Astrua, mio fondamentale collaboratore, sta portando a risultati davvero interessanti.
Ogni associato ha un ruolo che, attraverso l’attività delle commissioni interne, può svolgere per il bene dell’Associazione: turismo, nuove candidature, commissione scientifica sono alcuni dei temi che quotidianamente affrontiamo e che stanno portando la nostra realtà all’attenzione di istituzioni, media e nuovi potenziali candidati ad entrare a far parte di questo gruppo straordinario.

Quali sono le prospettive future dell’Urban Vineyards Association (U.V.A.) nel campo dell’enoturismo e della promozione del territorio attraverso i vigneti urbani?

La prospettiva principale è quella di affermarsi sempre più come il riferimento più autorevole sui temi della viticoltura urbana e del turismo green, così da poter aiutare, pur nel nostro piccolo, a rendere le nostre città e le nostre comunità migliori.
Una vigna urbana è un microcosmo di cultura, tradizioni, natura e bellezza: è una storia da raccontare, vera e concreta, che si può toccare e respirare. E’ un esempio di resilienza, di trasformazione.
Abbiamo bisogno di essere ispirati e permeati dal bello che ci circonda e credo che niente come una vigna urbana sia in grado di fare tutte questa cose contemporaneamente: perché non bisogna dimenticarsi che dietro una vigna ci sono delle persone, che dedicano la loro vita ad una visione e ad una missione, spesso non semplice.
Dobbiamo fare in modo che più persone possibili possano venire fisicamente a vedere quello che stiamo facendo, a conoscere la complessità e la straordinarietà del nostro lavoro. E, se saremo stati bravi a sufficienza, forse torneranno a casa con la consapevolezza che a volte, se si lavora sodo e insieme, anche certi sogni che sembrano impossibili a volte si realizzano.