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ANNIVERSARIO

La degustazione proposta dal Consorzio di Tutela conferma la grande versatilità del bianco della provincia di Alessandria, divenuto Docg nel 1998. Buona la tenuta sui mercati, nonostante le difficoltà del periodo

Il Gavi festeggia 50 anni: a Roma le nozze d’oro della Doc piemontese La degustazione proposta dal Consorzio di Tutela conferma la grande versatilità del bianco della provincia di Alessandria, divenuto Docg nel 1998. Buona la tenuta sui mercati, nonostante le difficoltà del periodo

Un bianco in una terra di grandi rossi. Il Gavi ha festeggiato a Roma i 50 anni dal riconoscimento della Doc, ottenuta nel 1974 prima della promozione a Docg, nel 1998. Un vino che è espressione di un territorio – quello della provincia di Alessandria, in Piemonte – dell’alto valore naturalistico, che alterna i vigneti ai boschi e le colline a vallate che conservano testimonianze di un passato secolare. La viticoltura è sempre stata praticata in modo non invasivo, rispettando la biodiversità che è alla base della stessa unicità del “Corteis”, il vitigno autoctono Cortese da cui nasce il Gavi Docg. L’appuntamento romano del Consorzio di Tutela presieduto da Maurizio Montobbio si è tenuto al ristorante Assunta Madre di via Giulia, 14.

Protagoniste alcune delle etichette più rappresentative delle diverse espressioni di questo vino dal colore giallo paglierino, che nasce da terreni prevalentemente argillosi: molto piacevole, fine, delicato, sapido, elegante e fresco, con evidenti sentori di frutta e di fiori e una gradazione alcolica medio bassa. In degustazione i Gavi dei produttori Francesca Poggio, Nicola Bergaglio, La Ghibellina, Marchese Luca Spinola, Bruno Broglia, Morgassi Superiore, La Raia, Villa Sparina, Tenuta La Giustiniana, Cinzia Bergaglio e Azienda agricola La Chiara, in abbinamento con involtino di melanzane provola e radicchio, frittura di pesce, sautè di cozze e vongole, trofie con spigola al limone e, come dessert, torta caprese.

La versatilità del Gavi Docg «Questo è un anniversario importante, un traguardo storico – ha sottolineato Montobbio – che premia il lungo percorso, l’impegno e la dedizione dei produttori che, insieme, hanno costruito la reputazione di un vino oggi presente in oltre 100 Paesi nel mondo. Inoltre, il mercato sta premiando i vini bianchi e questo ci consente di performare bene nonostante la contrazione dei consumi e l’aumento delle accise nel Regno Unito, il nostro primo mercato». Il Gavi Docg non è mai un vino “standard”. Ogni etichetta nel calice sa offrire un carattere unico, come hanno dimostrato quelle degustate, selezionate tra cantine, annate, areali e tipologie diverse e abbinate ad un menu che ha esaltato la versatilità di questo vino piemontese, indicato soprattutto per i sapori di mare.

Del resto, gli 11 comuni alessandrini inclusi nel disciplinare di produzione – per 1.600 ettari complessivi – distano non più di una trentina di chilometri dalla costa ligure. Sembra che il termine “Cortese” indicasse l’atmosfera convivale delle residenze nobiliari dell’entroterra, di proprietà di famiglie nobili genovesi come i Doria o dei mercanti della Repubblica di Genova. Furono loro a contribuire alla diffusione di quel vino lungo le rotte commerciali. Non a caso era già apprezzato in Inghilterra e in molti altri Paesi, nell’Ottocento. Definito il “Barolo dei bianchi del Piemonte” il Gavi, o Cortese di Gavi, lega il suo nome al borgo di riferimento dell’area di produzione, in provincia di Alessandria, nell’angolo più orientale del Sud del Piemonte, al confine con la Liguria.

La Docg, secondo il disciplinare, è riservata a quei vini ottenuti da sole uve Cortese. Non sono ammesse, anche in minima percentuale, altre uve e può essere prodotto in cinque varianti: tranquillo (fermo), frizzante, spumante, riserva, riserva spumante Metodo classico. La scelta di utilizzare il toponimo di Gavi per identificarlo e associarlo al territorio, integrando vino e area produttiva, si è rivelata vincente. E questa è la direzione in cui il Consorzio di Tutela da tempo opera a sostegno di tutta la filiera di produttori, vinificatori e imbottigliatori. La promozione dell’immagine del Gavi in Italia e all’estero avviene anche grazie ad eventi culturali come “Gavi for arts”, o il “Premio Gavi la Buona Italia”, incentivando la fruizione turistica di un patrimonio storico, culturale, archeologico ed enogastronomico.

La crescita del Gavi Dalla sua nascita, la denominazione ha conosciuto una costante crescita. In particolare negli ultimi 20 anni: + 58% di superficie vitata, da 1.021 a 1.600 ettari; + 75 % di bottiglie prodotte, da 8 a 14 milioni; + dell’85 % della produzione destinato all’export; 180 tra produttori, vinificatori e imbottigliatori sono soci del Consorzio; 65 milioni il fatturato delle aziende produttrici e 5 mila persone impiegate nella filiera. Numeri positivi, che suggellano l’affermazione del Gavi confermata anche nel 2023, con oltre 14 milioni di bottiglie vendute, consolidando la presenza sui mercati internazionali, oltre che in Uk, anche negli Usa e in Germania.

L’impegno del Consorzio è quello di continuare a realizzare attività orientate al rafforzamento del valore di questo bianco, il primo che ha saputo sfruttare valore, prestigio e immagine per affermarsi nei mercati esteri. Varie le iniziative in campo, con progetti di analisi agronomica e meteorologica sul territorio, con l’obiettivo di un’agricoltura di precisione: come la realizzazione di una rete di stazioni meteo per raccogliere dati sull’ambiente di coltivazione, conoscerne meglio le caratteristiche e monitorare l’andamento climatico. Sulla gestione del vigneto si sviluppa l’impiego di tecnologie innovative, dalla ridefinizione delle operazioni di potatura verde per proteggere il grappolo dall’eccessivo irradiamento solare, all’orientamento dei filari, fino al sesto di impianto. Il Cortese, come sottolineato dal Consorzio, ha dimostrato resistenza alle condizioni estreme create dai cambiamenti climatici nell’ultima annata, quasi con una memoria genetica per la sua ambientazione storica.

Fonte Italia a Tavola