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A pochi giorni dalla presentazione della Guida Michelin 2024 ci piace raccontare di uno Chef fuori dagli schemi, lavoratore instancabile e cuoco di grazia assoluta, Flavio Costa.

Ligure di nascita e di formazione ma trasferito per scelta nel Roero ,dove ha intrecciato le due culture culinarie, mare e terra, in una proposta che rende omaggio ad entrambe, con un twist personale leggero e sapiente che valorizza sempre anche la componente vegetale.

Flavio cucina che è un incanto e infatti la Michelin lo ha premiato con una Stella dal 2003, sempre riconfermata ma che per lui non è mai stata un fine ultimo del suo lavoro, un motivo di cruccio o di accanimento. Costa si è sempre dedicato a fare bene il suo lavoro, a coltivare la sua passione di una vita, preparando piatti che piacessero a lui prima di tutti, che fossero diretti nel gusto, senza fronzoli eccessivi nelle presentazioni e, soprattutto, che facessero parlare le materie prime che Flavio Costa sceglie con cura meticolosa, forse unica sua intransigenza assoluta.

I riconoscimenti sono arrivati da ogni parte, come era giusto che fosse, e Flavio li ha accolti con la gioia di essere compreso e come sprone per continuare a fare bene, per continuare ad essere sé stesso che, per chi lo conosce, vuol dire essere una persona perbene e un gran lavoratore.

Infatti la sua carriera è stata sempre, come si dice, “a testa bassa” con un amore per la cucina nato con lui e riconosciuto fin da bambino, quando preferiva aiutare la mamma e la nonna anziché giocare con trenini e macchinine. Riassumiamo molto in breve il percorso con gli studi alberghieri e i viaggi in Italia e all’estero, il suo primo locale a Savona nel 1999, l’Arco Antico, che fu subito un grande successo, l’arrivo della Stella e 15 anni di luminoso lavoro, un trasferimento breve ad Albissola Mare che sancisce la nascita del suo 21.9 che manterrà questo nome (la data di nascita delle sue figlie gemelle) anche quando, nel 2016, trasferirà famiglia e lavoro a Piobesi d’Alba, diventando patron di un’ala di Tenuta Carretta, casa vinicola e headquarter della famiglia Miroglio.

Gli spazi sono bellissimi, ampi, di respiro classico e concreto, una cornice perfetta per la cucina di Flavio Costa che trasforma tutto il piano superiore in un hotel di charme con poche camere affacciate sulle colline, piene di storia e arredi d’epoca, un omaggio ai buen retiro di un tempo passato ma dal fascino intatto.

Sono anni di accoglienza, di eventi aziendali, di fiere del territorio, di matrimoni, tutto nel suo stile, mai eccessivo, mai urlato. Il ristorante piace, la cucina non delude mai, il lavoro non manca.

Il Covid riesce solo a mettere un po’ il bastone fra le ruote all’ultimo progetto di Flavio, aprire un’osteria negli spazi dietro al ristorante; un enorme salone con vetrate luminose affacciate sui vigneti. L’apertura infatti è stata a singhiozzo, con anche le difficoltà legate al reperimento del personale, ma in casa Costa si tiene duro e ci si rivoltano le maniche. L’osteria si deve fare, ottimizzando le risorse umane e credendoci. E così è stato.

Oggi finalmente il progetto ha ingranato a pieno ritmo, il mood è improntato alla semplicità; piatti da portata da condividere fra i commensali, proposte a doppio binario fra carne e pesce e serate estive da godere anche all’aperto.

Ristorante stellato, ospitalità, eventi e osteria, tutto questo è Tenuta Carretta, un luogo costruito da Flavio Costa su sé stesso… sulla roccia.

Testo e foto di Clara Mennella – ASA