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Più prodotti “primo prezzo”, meno carne e pesce: l’inflazione cambia il carrello della spesa. Il report di Altroconsumo

Presentati in anteprima alla VII edizione del Festival del Giornalismo Alimentare i risultati dell’indagine “Il carovita nel carrello della spesa” effettuata da Altroconsumo che chiedeva ai consumatori come sono cambiate le abitudini alimentari in questo periodo di crisi e che si è svolta tra il 26 e il 29 aprile 2022 su un campione di consumatori di età compresa tra 25 e 79 anni, distribuiti come la popolazione generale per quanto riguarda sesso, età ed area geografica.

Oggi l’invitato nelle tavole è il carovita: dopo energie e trasporti è il cibo la voce più interessata dal caro prezzi con un +7,6% dei prezzi dei prodotti essenziali da aprile a maggio 2022. A causa dell’impennata dei costi il 68% degli italiani (che sale al 75% tra coloro che sono in difficoltà economica) hanno modificato le proprie abitudini alimentari scegliendo prodotti a basso costo, razionando i prodotti nel carrello della spesa e andando meno al ristorante.

Anche i benestanti tirano la cinghia

Se l’inflazione si accanisce maggiormente sulle famiglie a basso reddito, i suoi effetti non risparmiano nessuno. Il 68% di chi non ha problemi economici afferma di aver iniziato a tirare la cinghia a partire da quest’anno. Ma ciò che più stupisce è che anche tra coloro che si dichiarano benestanti, e quindi non avrebbero alcun bisogno di modificare la lista della spesa, sono tanti (circa il 39%) ad aver rivisto le proprie abitudini alimentari. Segno che l’aumento dei prezzi, la guerra in Ucraina, la crisi energetica, le carenze nelle catene di fornitura generano un clima di sfiducia sulle prospettive future, che però ha effetti immediati. Tanto che il 62% di tutti gli intervistati a sostenere di aver paura di spendere soldi perché si aspetta che arrivino tempi ancor più difficili.

Dai prodotti di marca a quelli più economici

Verso quali consumi alimentari si stanno orientando gli italiani per preservare il loro potere d’acquisto? La strategia cui si ricorre più di frequente è privilegiare i prodotti più economici a scapito di quelli delle marche più note. Un italiano su tre (33%) acquista di più prodotti “primo prezzo” (cioè con il prezzo a scaffale in assoluto più basso della categoria), alimenti a marchio del supermercato (i cosiddetti “private label”) e in generale quelli super-scontati.

Si restringe il carrello della spesa

La conversione dai prodotti più costosi a quelli che lo sono meno non è la sola arma per risparmiare, c’è chi ha iniziato a razionare ciò che mette nel carrello. Poco male se si tagliano cibo e bevande non essenziali (come alcol, dolci, snack salati, ecc.) fatto dal 29% dei rispondenti, ma più preoccupante è che un italiano su cinque (21%) abbia invece cominciato a limitare, per via del caro prezzi, l’acquisto di alimenti importanti come il pesce e la carne. Inoltre, il clima di incertezza continua a spingere gli acquisti di prodotti a lunga conservazione (cibi in scatola, zucchero, pasta e farina): il 20% ammette di averne acquistato di più negli ultimi mesi, segno anche della crescente paura per l’incertezza verso il prossimo futuro.

Inflazione o speculazione?

Ma quanto pesa la guerra in Ucraina nelle dinamiche dei prezzi nel comparto alimentare? Per la maggioranza degli italiani (il 51%) è stata il fattore scatenante, perché è proprio a partire dall’invasione russa che hanno cominciato a notare l’aumento dei prezzi sui prodotti alimentari. Alto anche il numero (44%) di chi invece fa risalire l’inizio dei rincari a un periodo anteriore al conflitto. E se per alcuni alimenti l’incredibile impennata dei prezzi è effettivamente collegata allo scoppio del conflitto in Ucraina – ne è un esempio l’olio di semi di girasole, importato dall’est Europa il cui costo nell’ultimo anno è aumentato dell’85% – meno giustificato è l’aumento del costo del caffè (+11%), dovuto invece alla produzione in zone interessate dal cambiamento climatico.

Pochi dubbi sulle speculazioni in atto

È poi interessante rilevare che i cittadini hanno pochi dubbi sulla presenza nel mercato attuale di fenomeni speculativi. È infatti la stragrande maggioranza, il 75% degli intervistati, ad essere convinta che i prezzi di alcuni prodotti – non solo di quelli alimentari – siano aumentati nonostante si tratti di merci non direttamente collegate alla crisi. Ora più che mai è importante puntare sulla trasparenza dei mercati e su una maggiore vigilanza da parte delle Autorità. In questo senso Altroconsumo ha sollecitato l’Antitrust affinché faccia luce sulle speculazioni e intervenga con opportune sanzioni.

Aumento dei prezzi: non solo colpa del conflitto in Ucraina. Il report della borsa merci telematica italiana

Cereali, latte e olio di girasole sono i prodotti che hanno subito maggiori rialzi nei primi mesi del 2022. È questo il dato che viene fuori dall’analisi condotta dalla Borsa Merci Italiana partendo dai dati sui prezzi all’ingrosso per tratteggiare un quadro su prodotti e settori dell’agroalimentare maggiormente colpiti dall’inflazione nei primi mesi del 2022.

Tali incrementi sono conseguenza di una serie di cause di diversa natura, alcune delle quali presenti nei mercati già prima dello scoppio del conflitto russo-ucraino. Oltre al rincaro dell’energia a partire dalla seconda metà del 2021 si erano registrati consistenti rialzi nei prodotti agroalimentari sostenuti dalla ripresa della domanda mondiale post pandemica, dalle criticità della logistica e dall’impatto delle condizioni climatiche avverse.

La crisi della filiera del grano duro-semola-pasta, per esempio, si era avviata già nel 2021 quando c’era stato un forte aumento dei prezzi della farina a causa della siccità che aveva colpito il Canada. Situazione che si è quindi aggravata attualmente per le forti tensioni generate dal conflitto russo-ucraino: al grano bloccato nei porti del Mar Nero si aggiungono i timori per l’impatto negativo delle condizioni meteo poco favorevoli registrate in molte aree produttive globali (Nord Europa, Nord America).

Stesso discorso per gli oli vegetali, condizionati dalle difficoltà negli approvvigionamenti di olio di girasole dal Mar Nero e per il settore lattiero-caseario, dove già lo scorso anno si è avuto un forte rialzo del prezzo del latte e del burro, dovuto non solo al calo produttivo ma anche all’aumento del costo dell’energia, dei mangimi e dei foraggi.

Lo scoppio del conflitto russo-ucraino ha quindi accentuato tensioni preesistenti, in particolare per alcuni prodotti – come cereali e semi oleosi – alla base di molte filiere agricole e zootecniche, per i quali la regione del Mar Nero rappresenta un’area strategica di produzione ed esportazione mondiali.

Il cibo sui media racconta la guerraPresentati i due rapporti sull’informazione alimentare sui media di Eco della Stampa e Istituto Piepoli con la metanalisi dell’Università Bicocca

Alla VII edizione del Festival del Giornalismo Alimentare sono stati presentati due importanti report su media&food: il rapporto che misura quanto si parli di cibo nei media italiani nel 2022 (che ha monitorato oltre 25.000 testate fra stampa, web, radio e televisione) curato da L’Eco della Stampa e la nuova indagine “Il Cibo e l’Alimentazione” realizzata dell’Istituto Piepoli per comprendere la reale opinione degli italiani riguardo alle stesse tematiche presentate sui media svolta su un campione rappresentativo di 500 italiani a un mese dallo scoppio del conflitto russo-ucraino.

Guerra e caro cibo: gli aumenti spaventano

Fra i primi dati presentati spicca l’impennata (circa +50%) della presenza del cibo sui media a partire da marzo 2022, in concomitanza con lo scoppio della guerra alle porte dell’Europa. Dalla metanalisi del report effettuata dal Master “Cibo&Società” dell’Università Milano Bicocca viene fuori un netto cambiamento dei temi legati al racconto del cibo: adesso il food si accompagna a questioni geopolitiche ed energetiche e molto meno a notizie di taglio domestico o lifestyle. Motivo per cui hanno iniziato a scrivere di cibo molti giornalisti non di settore: nella classifica dei più attivi, in vetta spicca la vice direttrice del Corriere della Sera Fiorenza Sarzanini. E se è l’olio il cibo che ha visto aumentare di più il prezzo, sono però pane e pasta gli alimenti che hanno colpito di più le finanze familiari degli italiani (ma più al sud che al nord).

Diete e salute

Evidente il calo su tutti i media dei vari tipi di dieta: l’unica che resiste è quella mediterranea, di cui si parlava molto già dallo scoppio della pandemia mentre quella che più ricorre connessa a parole come “malattia” e “disturbo” è quella chetogenica. Fra le principali patologie legate al cibo quelle che più preoccupano sono obesità e abuso di alcol (fenomeno quest’ultimo temuto molto meno dai giovani rispetto agli over 55). Un timore che riflette un problema reale: il 53% delle donne italiane sono in sovrappeso anche se la problematica più grossa è quella che riguarda i bambini italiani, i più obesi d’Europa. Altri disturbi dell’alimentazione come anoressia e bulimia, in forte aumento dallo scoppio della pandemia, fanno invece meno notizia, trovando molto meno spazio sui giornali.

Eventi e turismo enogastronomico

Il Piemonte è la regione più citata sui media che trattano di cibo e alimentazione nonostante siano Toscana, Sicilia e Puglia le tre mete preferite per una settimana enogastronomica. Interessante notare come Trentino e Campania siano appaiate.

I principali temi della VII edizione

  • l’impatto dell’inflazione sul cibo con alcune ricerche sulle conseguenze della crisi pandemica e bellica nel settore alimentare
  • l’innovazione tecnologica in agricoltura, analizzando le nuove tecniche di ibridazione che cambiano il dibattito sugli OGM
  •  come giornali e web hanno trattato l’alimentazione nel 2021
  • l’andamento dei prezzi delle materie prime e sull’autonomia di approvvigionamento del nostro Paese
  • le nuove prospettive in agricoltura tra digital farming e new breeding technologies, le nuove tecnologie di ibridazione che cambiano le prospettive del dibattito politico sugli OGM
  • le principali fake news sull’alimentazione che circolano nell’Infosfera 2022
  • un rapporto per analizzare i sentimenti e le opinioni rispetto al cibo di chi si espone sui social media
  •  lo stato dell’arte dei farmer markets, i mercati contadini, alla presenza dei principali referenti del World Farmers Markets Coalition
  • la pesca sostenibile – e ai modi in cui viene raccontata sui media – nell’Anno internazionale della Pesca e dell’Acquacultura con la presentazione di dati e ricerche
  • le tendenze del turismo enogastronomico per la prossima estate 
  • il mestiere del giornalista e il futuro della previdenza, visto che il 30 giugno sarà definitivo il passaggio dall’INPGI all’INPS dei giornalisti titolari di rapporto di lavoro subordinato

Ufficio stampa Festival del Giornalismo Alimentare
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