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La sostenibilità delle produzioni vitivinicole è oggi il tema di principale interesse dell’opinione pubblica mondiale e di tutti gli operatori della filiera. In futuro la produzione di vino biologico è destinata a crescere in tutti i paesi europei, anche a causa delle pressanti richieste dell’UE per ridurre l’uso di pesticidi. 
Perciò si parla tanto, come possibile soluzione, di vini PIWI, cioè vini prodotti da uve PI WI (“pilzwiderstandsfähig” in tedesco) resistenti alle malattie fungine. 
Oggi nella scienza e nella ricerca si parla sempre più spesso di vitigni innovativi, altamente resistenti alle malattie fungine (oidio e peronospora) i quali consentono una significativa riduzione dell’uso dei prodotti fitosanitari. Pertanto, questi vitigni robusti o innovativi sono un’alternativa ovvia alla protezione convenzionale delle colture intensive.
In viticoltura, una notevole quantità di pesticidi viene utilizzata contro i funghi della muffa per prevenire possibili attacchi fungini e per garantire la raccolta. Secondo le analisi dell’ufficio statistico dell’UE (EuroStat), l’uso di pesticidi per ettaro e anno nella viticoltura è di gran lunga il più elevato rispetto a tutti gli altri prodotti agricoli prodotti nell’UE.
Le viti PIWI, tuttavia, hanno un’alta resistenza alle malattie fungine e consentono una significativa riduzione dell’uso dei pesticidi, proteggendo quindi l’ambiente.

Le viti resistenti ai funghi sono state originariamente prodotte tramite incroci fra Vitis vinifera e altre specie del genere Vitis. Le eccellenti proprietà per l’alta qualità del vino delle viti nobili possono essere combinate con la resistenza delle viti americane. Attraverso l’allevamento e la selezione mirati, vengono creati nuovi vitigni innovativi che consentono di rendere la viticoltura più sostenibile e di padroneggiare le sfide future nel vigneto.

I PIWI sono già molto diffusi nelle regioni viticole tedesche come Rheinhessen, Franconia e Palatinato. Sono di tendenza in altri paesi vitivinicoli come la Polonia e la Danimarca, ma anche nel nostro paese.

In Friuli Venezia Giulia è appena nato Fysi. un vino biologico certificato ottenuto da uve bianche di varietà PIWI grazie al lavoro e alla filosofia della cantina Lorenzon che intende ripartire dal passato per garantire un futuro al nostro pianeta. 
«Una sfida fatta di ricerca, etica, passione e dedizione, tra passato e presente, che impara dall’agricoltura contadina di una volta, quella dei nostri nonni, per aprirsi al mondo contemporaneo», spiegano i Lorenzon.

La loro lungimiranza, sostenuta dal coraggio dell’innovazione e la fiducia nella tecnica, ha avuto l’appoggio di una collaborazione di prestigio.
L’agronomo friulano Giovanni Bigot, noto per aver brevettato l’”Indice Bigot” che misura in nove parametri la qualità di un vigneto, è stato incaricato di seguire il terreno Lorenzon Cassegliano, situato nella sottozona Rive di Giare, dove nascono i preziosi grappoli di Fysi.

«Abbiamo iniziato la fase di indagine e di monitoraggio dei vigneti – ha spiegato Bigot -, valutato la produzione, misurato la superficie fogliare esposta (Sfe) e il rapporto tra foglie e produzione (Sfe/kg). Il risultato è molto positivo, vicino a valori ottimali. Abbiamo poi determinato l’età del vigneto, formato da piante giovani, e studiato il microbioma del suolo con l’analisi di tutto il DNA della componente organica del terreno. Questo parametro ha dato un risultato molto interessante: sono emerse 520 specie diverse di microrganismi e altri fattori positivi come la stabilità e la resistenza del terreno agli stress ambientali. Questo lavoro è molto importante perché ci consente di intervenire adesso per andare a migliorare ulteriormente i parametri qualitativi in vigna».

Fysi è n vino fresco e immediato, caratterizzato da note di fiori bianchi e di frutta tropicale. Al palato è intenso e si abbina perfettamente ad ogni piatto. I Millennials lo apprezzeranno di sicuro. 

Info: www.ifeudiromans.it