Grazie all’Associazione degli agricoltori custodi si è potuta riprendere la coltivazione della cultivar locale dalle radici ottocentesche, la cui raccolta ancora oggi viene effettuata a mano, nelle “terre rosse” della Pedemontana parmense
In questi giorni è iniziata la raccolta dell’antico pomodoro Riccio di Parma nelle “terre rosse” della Pedemontana parmense, la zona a sud della città emiliana, vocata per la sua coltivazione. Nonostante una primavera molto instabile, si preannuncia una buona campagna.
Si tratta di una varietà autoctona molto antica che qui, tra i paesi di Traversetolo e Felino, ha trovato clima e terreno ideali.
Rosso, con solcature irregolari (da qui il nome “Riccio”) e “spalla” verde, più grosso rispetto alla maggior parte dei pomodori che si trovano in commercio, il Riccio di Parma è molto dolce, con una punta leggermente acidula. È una bacca dissetante, molto richiesta in estate per il suo contenuto in vitamine e minerali: sono tantissime le sue proprietà benefiche rispetto a un pomodoro commerciale. La sua dolcezza quando raggiunge il colore rosso vivo, lo rende irresistibile. Ottimo per essere consumato fresco in insalata da solo o con altre verdure ma anche per una pasta estiva. La sua passata è utilizzabile in cucina in mille modi: dai sughi per pasta, carne e pesce, fino alla pizza e nei condimenti per risotti.
Grazie alla passione degli agricoltori custodi delle antiche tradizioni agricole, il Riccio si è salvato ed è arrivato a noi: lo hanno protetto conservandone i semi. L’obiettivo principale è infatti quello di recuperare, valorizzare e difendere un’antica varietà di pomodoro tipico del territorio, a rischio di estinzione, promuovendo allo stesso tempo il territorio e la cultura della biodiversità agricola.
Con ogni probabilità presente sulle tavole del Parmense da secoli, un tempo veniva coltivato solo negli orti familiari ma, grazie all’interessamento del professore Carlo Rognoni che fece le prime selezioni nella seconda metà dell’Ottocento, la varietà acquisisce una piena dignità e ne viene spinta la produzione. Il noto agronomo parmense fu il primo a sperimentare e introdurre nella rotazione agraria la coltura del pomodoro. Iniziò la coltura in pieno campo del Riccio di Parma a “La Mamiana”, il suo podere di Panocchia, piccolo paese tra Traveresetolo e Langhirano, dove oggi lo coltiva l’Agricola Colla, una delle tre aziende che lo custodisce: qui lo si può ammirare nei campi e acquistare, insieme all’Agricola La Torre a Pilastro di Langhirano e all’Agricola Centrale della Frutta (a Bannone di Traversetolo), sede dell’associazione e del confezionamento.
Il professore Rognoni ne intuì le potenzialità, soprattutto sotto forma di conserva (le prime prodotte erano in forma di panetti) facendo sì che nel territorio parmense si sviluppasse l’industria di trasformazione e tutto il relativo indotto di cui si beneficia ancora oggi. La sua determinazione spinse tanti a seguirlo e in questo modo la produzione del Riccio di Parma divenne parte integrante dell’economia contadina della zona e della cultura agricola.
Fu dopo la seconda guerra che la sua coltivazione iniziò ad andare in crisi, con l’avvento dell’industria che aveva bisogno di varietà più idonee alla lavorazione industriale. Il Riccio tornò così agli orti privati per il suo consumo fresco e per la conserva casalinga.
L’Associazione degli agricoltori custodi del Riccio, seguendo le tracce del professor Rognoni, ha effettuato studi, selezioni di semi ed esami sul DNA in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, riportando in auge la coltivazione della varietà autoctona, confermando la sua originalità, nonostante abbia alcune somiglianze con altri pomodori italiani.
La pianta del pomodoro Riccio è coltivata con un sistema a sostegni che permette alle foglie di catturare in modo omogeneo i raggi del sole e ai frutti di crescere più vigorosi e sani. Sono necessarie attente cure, in particolare all’inizio della sua vita: la sua crescita va accompagnata con la sfemminellatura che consiste nel togliere germogli ascellari in eccesso che porterebbero la pianta ad essere troppo rigogliosa e con frutti piccoli. Nello stesso tempo, essendo a crescita indeterminata, i rami vanno sostenuti per poter dar loro modo di poter sorreggere i pomodori in modo adeguato. Le piantine possono raggiungere anche i due metri e mezzo di altezza e vengono irrigate con “manichetta” per un uso più sostenibile dell’acqua e per mantenere le piante sane.
Prodotto secondo le regole dell’agricoltura biologica, il Riccio viene seminato e raccolto a mano, alla giusta maturazione, con estrema delicatezza per la sua pelle sottile. La sua produzione arriva fino alla fine di settembre, a volte anche ai primi di ottobre, racchiudendo in sè tutte le caratteristiche del sapore e del calore dell’estate.
Il pomodoro Riccio è disponibile al Rural Market di Parma (borgo Giacomo Tommasini 7/B www.rural.it) e dagli agricoltori custodi nelle rispettive aziende agricole (www.pomodororicciodiparma.it).
Agricoltori custodi:
Agricola Centrale della Frutta
Strada Pedemontana per Bannone, 128 – Traversetolo (Parma)
Cell: 366 8782653
Agricola Colla
Podere La Mamiana, strada Pedemontana Est, Panocchia (Parma)
Cell: 347 2211439
Agricola La Torre
Strada Calastra, 1 – Pilastro – Langhirano (Parma)
Cell: 347 8987939
Rural Market
B.go Giacomo Tommasini, 7b – 43121 Parma
Tel. 0521.237485
Web: www.rural.it
E-mail: info@rural.it
Orari: da martedì a sabato 9.30 – 13.30
Fonte Ufficio Stampa