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Sale ad oltre 100 miliardi il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo sottraendo risorse e opportunità di lavoro all’Italia e mettendo a rischio la tenuta e il futuro della Dop Economy messa già alla prova dalla pandemia. L’industria del falso continua a destare preoccupazioni.

Tra gli “orrori a tavola” non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco che non è solo la denominazione al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata. Ne sono un esempio  il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi, il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova mentre in Brasile nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione prosecco nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur.

Il risultato è che per colpa del cosiddetto “italian sounding” nel mondo più due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese. Con la lotta al falso Made in Italy a tavola si possono creare ben 300mila posti di lavoro in Italia.

A cura di Roberto Rabachino

Fonte dati newsfood.com
Immagine www.trevisotoday.it