La biodiversità è sempre stata una caratteristica peculiare delle produzioni agroalimentari nostrane; tuttavia, in ogni angolo del nostro Paese, spariscono e si estinguono periodicamente e per fattori diversi, una grande varietà di specie vegetali, impoverendo in questo modo la loro conoscenza e diffusione.
La Campania è sempre stata, storicamente, un areale privilegiato per una moltitudine di specie e varietà tipiche ed autoctone che, grazie alla dolcezza del clima e alle favorevoli esposizioni dei terreni, hanno sempre prodotto eccellenze assolute e organoletticamente di grande pregio, facendone quasi un laboratorio a cielo aperto.
La sensibilità di cittadini e contadini virtuosi, unita in alcuni casi alla lungimiranza di Enti, consorzi di tutela e istituzioni, ha fatto si che si avviassero processi di recupero, studio e diffusione per raggiungere l’obiettivo comune che è quello di rendere disponibili prodotti sani, tipici e di estrema qualità.
Cominciamo con una straordinaria micro-produzione dell’areale Flegreo, territorio straordinario e controverso, dove l’uomo convive da secoli con gli eventi ambientali, fisici e geologici che ormai fanno parte dell’essenza stessa di un popolo che ci vive, lavora e produce. Le bellezze di questi luoghi, il mare, le colline, il profumo di storia sono tutt’uno con la forza ancestrale del bradisismo che plasma il territorio.
In questo panorama sopravvive ormai in pochi nascosti appezzamenti coltivati da contadini eroici e caparbi, una piccola perla rossa del nostro agroalimentare, la Ciliegia della Recca. Siamo stati in uno di questi luoghi appartati, quasi segreti che resistono alla cementificazione e all’urbanizzazione selvaggia tipica di queste aree a nord di Napoli e ne abbiamo riportato un ricordo straordinario di resilienza naturale ed umana.
Questo frutto, unico nel suo genere per sapore e colore, con una polpa coriacea, carnosa e compatta che ben si presta anche alle conservazioni in alcool, ha origini antiche che risalgono a 500 anni fa ed è coltivata in un areale ristretto tra le colline dei Comuni di Marano, Chiaiano e Quarto in provincia di Napoli, matura nel Mese di giugno e viene utilizzata in zona anche per marmellate e sciroppi. La denominazione Recca deriva dalla deformazione del nome di tale Gaspare Ricca che sposando una nobildonna di Marano divenne proprietario di un ampio appezzamento che si estendeva nell’attuale zona della collina Maranese. Le storie sull’etimologia del nome sono molteplici e questa citata ne è solo un esempio. La speranza di tutti è quella che queste produzioni possano sopravvivere al continuo assalto dell’uomo verso il territorio e che ci sia una nuova consapevolezza di ciò che si potrebbe perdere, mortificando il lavoro che è stato fatto nel nostro passato.
(Si ringrazia per la disponibilità e collaborazione al servizio fotografico il Sig. Castrese Di Maro – foto Giovanni Spinelli ASA Campania)