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Se la buona cucina è un'arte, anche un'opera pittorica diventa cibo... per l'Anima!

Francesco Menzio “Un Maestro del Novecento. La qualità sensibile della pittura”
Asti - Palazzo Mazzetti, dal 17 settembre al 4 dicembre 2016

Se pensate all’Arte la prima cosa che vi sovviene è la figura del critico definito “Il più arrogante, presuntuoso, ed estroverso d’Italia!”. Sì, proprio lui, Vittorio Sgarbi!

E se “recitasse il personaggio”?

Se fosse un “normale” uomo acculturato d’arte... non sarebbe nessuno. Come la sottoscritta, quando come artista firmavo le mie opere con il nome vero!

Certo, di “Sgarbitellate” (alla Balotellate) sono piene le pagine dei giornali e la TV, ma dopo averlo incontrato più volte alle manifestazione ed ascoltato per ore raccontare la storia dell’arte, ammetto che anche una come me ne è rimasta affascinata... artisticamente s’intende. Indubbiamente è uno da prendere con le molle e se siete romantiche, sentimentali, dolci e affettuose... è meglio cercare da un’altra parte, ma come uomo d’arte non ha uguali!

E’ anche vero che tutte le volte che l’ho incontrato è stato sempre cortese, disponibile e gentile con noi giornalisti! Ha ringraziato tutti, firmato autografi e dediche, posato per le foto e...sorriso.

E’ noto il suo... impellente bisogno di cultura che lo spinge a svegliare in piena notte i sindaci, il Ministero degli Interni, l’Ufficio del Viminale, e i Carabinieri, per fare aprire un museo, una mostra d’arte, e spesso vi arriva in compagnia di una donna o di una squadra di amici, come rileviamo dai quotidiani! Ma è altrettanto noto che davanti ad un’opera d’arte le sue esclamazioni di meraviglia vanno dal: “Inchinatevi davanti a tanta bellezza!”, al “Nutritevi d’arte!”.

Ecco! Questa è la frase che mi ha fatto meditare! L’arte è cibo! Cibo per la vista, per il cuore, per la mente e per l’anima!

E’ anche vero che molte pitture rappresentano scene agresti, tavole imbandite, nature morte e scene legate al lavoro dell’uomo, e questo è il cibo per “I remember. I memory”, ovvero i ricordi del cuore, le memorie del passato.

Il cibo è sempre cibo, qualunque esso sia, e allora perchè non parlare di una mostra d’arte in un sito che è tra i cinque nella graduatoria nazionale del settore agroalimentare? Migliaia di lettori, giornalisti, enti pubblici, consolati, ambasciate, ecc., della News quotidiana e non solo d’Italia, ma anche di altre parti del mondo potranno “nutrire anche l’anima” leggendo questo articolo e venendo a vedere le opere d’arte di Menzio esposte a Palazzo Mazzetti, ad Asti!

Ed è per questo connubio tra l’arte e il cibo che accetto l’invito per l’Anteprima Stampa della mostra “Francesco Menzio un Maestro del Novecento. La qualità sensibile della pittura”.

Promossa dalla Fondazione Palazzo Mazzetti e Città di Asti, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, realizzata con il patrocinio di Regione Piemonte e Provincia di Asti, questa mostra segna l’inizio di una collaborazione tra la Fondazione Palazzo Mazzetti e il collezionismo privato del territorio. Asti è un luogo d’arte e di incontri con la cultura contemporanea e quella figurativa moderna, ed è forte il legame tra Palazzo Mazzetti e il mondo del collezionismo, come Gianni Tinto o altri che rendono possibile realizzare eventi di questa importanza con prestiti di opere delle loro collezioni.


Non è la prima volta che sono invitata a mostre e incontri culturali di Palazzo Mazzetti, ma è la prima volta che l’invito avviene ufficialmente, come ospite, grazie all’intervento di una carissima amica Cinzia Rainero Responsabile di Segreteria e Comunicazione di Palazzo Mazzetti.

Giovane e intraprendente figura femminile, dotata di quell’intelligenza che racchiude tutte le componenti: professionalità, gentilezza, correttezza, ecc., doti che riscontro sempre più in via di estinzione!

E’ tanto l’entusiasmo, la bravura, che mi ricorda...me da ragazza e per questo decido di ringraziarla portando due mie carissime amiche.

Due primedonne! VIP..., rendono imbarazzante il “chi presentare per prima” e quindi opto per... l’ordine alfabetico: Maria Luisa Alberico e Barbara Ronchi Della Rocca.

Barbara Ronchi della Rocca, volto noto, sempre presente in tv, coppia fissa di “Alle falde del Kilimangiaro” con Licia Colò e ora ospite della nuova conduttrice Camila Raznovich.

Esperta in galateo ha prestato i suoi consigli come Consulente di Cerimoniale del Quirinale.

Si occupa di ricerche storiche di ricostruzione di ambienti e stili di vita a Casa Savoia e presso le Corti Europee tra Ottocento e Novecento.

Collabora con riviste, giornali e televisioni, tra cui Rai e Mediaset.

Presente a Torino-Lingotto Fiere in occasione del “Salone Internazionale del Libro”, ha presentato il suo libro “Si fa non si fa”: ospite Platinette, e a Roma, presente Licia Colò, sua grande amica.

Insegna il bon ton ai rampolli delle nobili casate ed è cerimoniere o... wedding planner, alle nozze regali.

E’ consulente di cerimoniale e protocollo di importanti Aziende ed Enti.

Ronchi - Poli - Alberico - Rainero - Maggiora - Rocco / Il rinfresco a cura della caffetteria di Palazzo Mazzetti

Maria Luisa Alberico. Personaggio noto nell’ambiente giornalistico enogastronomico e particolarmente in quello legato all’enologia, ai sommelier. Docente e perito esperto di enogastronomia, presidente di Donna Sommelier. Ideatrice di eventi culturali tra cui Bere donna. Le donne la terra i vini: metafore d'Europa”.

Dopo anni di insegnamento negli istituti superiori, ha intrapreso la carriera di giornalista enogastronomico e sommelier, docente abilitato ai corsi di formazione per sommelier e perito Assaggiatore della Camera di Commercio di Torino.

In collaborazione con sommelier, produttrici ed esperte del settore, ha poi fondato l’associazione Donna Sommelier Europa con sede a Torino, nella quale vengono organizzati eventi, presentazioni di vini rari ed autoctoni, mostre d’arte e convegni.

Da anni, come presidente dell'associazione Donna Sommelier ha realizzato decine di progetti di valorizzazione del vino al femminile, ideato  e curato il progetto "San Sebastiano - vino del ghiaccio a Chiomonte” e la monografia esclusiva "La vigna in rosa - prima e unica ricerca sulla imprenditoria vitivinicola al femminile".

Con me c’è Matteo Saraggi che con le sue foto collabora ai miei articoli.
Giornalista dell’ASA-Associazione Stampa Agroalimentare www.asa-press.com
Fotoreporter e Direttore vicario per l’Italia e l’Estero dell’Agenzia Fotogiornalistica ANIC
Giornalista di “Taccuino di Viaggio”, collabora alla mia rubrica “Incontri d’Autore”
www.taccuinodiviaggio.it
Ha collaborato come giornalista-fotografo ad “Events” Tourism, Cinema, Quality of Life, rivista internazionale online e cartacea, bilingue, del CIST-FIJET: www.bonelliconsulting.com

E ci sono anch’io, ma oggi, non sono solo nella solita veste di giornalista dell’ASA, ma anche come Referendaria per il Piemonte per il CIST-FIJET - Italia.
CIST: Centro Internazionale della Stampa Turistica.
FIJET: Federazione Internazionale di Giornalisti e Scrittori del Turismo

Cinzia e il Direttore di Palazzo Mazzetti, Andrea Rocco ci accolgono e ci presentano alle autorità presenti: Michele Maggiora Presidente Fondazione Palazzo Mazzetti; il curatore della mostra professor Francesco Poli; e il giornalista di “La Stampa” Armando Brignolo.

Inizia la presentazione della mostra. Il dot. Francesco Poli nel dialogare pare immedesimarsi nella personalità dell’artista Menzio e divenire un tutt’uno con le cose che racconta: è come se qualcosa dell’autore fosse in lui e guidasse le parole con una mimica che dà vita alle visione di ciò che narra. Indubbiamente il prof. Poli ha grande passione e competenza!

A seguire un rinfresco curato dalla caffetteria di Palazzo Mazzetti, che ci ha deliziati con sfiziosi pasticcini e salatini. A finire si brinda alla mostra.

Ma chi è Francesco Menzio?

Francesco Menzio, è stato uno dei grandi protagonisti, piemontesi, dell’arte italiana del Novecento.
Sardo, della provincia di Sassari, nasce a Tempio Pausania nel 1899, ma la vita la trascorrerà in Piemonte, a Torino.
E’ l’ambiente torinese che lo plasma culturalmente, da Felice Casorati a Riccardo Gualino, spazierà a quella parigina dove si dedicherà alla ricerca antinovecentista, influenzata dalla nuova tendenza post-impressionista dei francesi Matisse, Modigliani, Bonnard e altre figure emergenti nel mondo dell’arte.

E’ la Torino artistica che, dal 1929 al 1931, segnerà l’incontro con artisti di alto livello, come Carlo Levi, Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante ed Enrico Paulucci e con loro darà vita al Gruppo dei Sei, sostenuti da critici come Edoardo Persico e Lionello Venturi.

Dal 1926 al 1958 viene invitato ad esporre alla Biennale di Venezia e le sue opere saranno presenti in varie edizioni. Nel 1956 gli viene assegnata la cattedra di pittura dell’Accademia Albertina di Torino. Nel 1960 diventa Accademico di San Luca.

La sua personalità è ben definita, lo stile è originale, personale e in continuo perfezionamento. In breve si affermerà in tutta la nostra penisola.

Sempre alla ricerca di soluzioni compositive, formali e cromatiche non perde la freschezza inventiva che lo contraddistinguerà sino alla fine.

Da artista ho ammirato le opere esposte, una cinquantina accuratamente selezionate per trasmettere al visitatore non solo la storia dell’artista, ma anche la sua evoluzione interiore, ma da giornalista e scrittore mi sono lasciata trasportare in quello spazio che caratterizza ogni mio articolo o intervista.

Per me scrivere di un’opera d’arte, o di un personaggio, non significa fermarsi alla parte esteriore, quella visiva che gioca solo su immagini che possono piacere o non piacere.

Picasso affermava che ci sono pittori che dipingono il sole come una macchia gialla, ma ce ne sono altri che, grazie alla loro arte e intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole. Aggiungeva che la pittura è una professione da cieco: un artista non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto.

Come disse il filosofo austriaco Ferdinand Ebner, e un giornalista astigiano scrisse della mia pittura “Surrealista”: “Ogni pittore dipinge se stesso” e per questo di ogni personaggio cerco l’Anima. La parte interiore invisibile ai più.

I colori sono importanti e condizionano la nostra vita, influenzano il nostro umore, danno emozioni e sensazioni che possono essere gradevoli o sgradevoli. Ognuno di noi ha dei colori preferiti e altri che gli creano disagi. I colori narrano di noi stessi, di come siamo, cosa pensiamo. Scendono in quel lato oscuro della mente ed è da qui che impulsi invisibili muovono i pennelli e danno vita ad opere d’arte che sono il riflesso interiore dell’artista!

Ciò che nasce è frutto della fantasia dell’autore, di ciò che è la sua indole, dei sui desideri anche i più inconsci. Qualunque cosa egli dipinga...dipinge se stesso e la propria anima, sia un paesaggio, dei fiori, delle macchie di colore!

L’arte, la pittura, sono la trasformazione dell’inconscio dell’artista che si trasferisce sulle tele, nelle sue sculture, nelle narrazioni, nella musica e nella poesia. E’ psicologia, psicanalisi...artistica.

Il Piccolo Principe, nel romanzo di Antoine de Saint-Exupéry diceva che “Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi”.

Davanti ai quadri di Menzio ho l’impressione di entrare nel suo mondo fatto di colori che ne caratterizzano il corso della vita.

Il tratto dei primi dipinti è netto, i soggetti ben delineati sull’esposizione temporale di sfondi dalle tonalità scure, quasi a volere avvolgere l’artista mimetizzandolo. Lasciano trapelare un senso di inquietudine, timore. E’ la stessa sensazione che inizialmente accompagna le paure di chi inizia il viaggio in un mondo incerto come quello dell’arte, che non da sicurezza nel futuro.

Con il tempo l’artista ne entra in simbiosi e prova un senso di sicurezza: gli artisti sono “così”, sanno passare improvvisamente da uno stato d’animo all’altro e la pennellata muta passando da una condizione di negatività a una piacevole sensazione di positività e di benessere: muta anche la tonalità il colore. L’arte segue l’evoluzione dell’artista e del suo tempo, del vivere, della crescita sia fisica che artistica, per questo muta con lui.

Con alcune figure, l’immagine diventa quasi dissolvente, come se volesse confondersi con pensieri che rattristano o allontanarli rendendoli impercettibili anche alla vista.

Ma dopo un periodo transitorio ecco tornare il tratto nitido, deciso anche se varia, caratterizzato dalla visione della realtà in bilico con la visione interiore.

Attraverso il linguaggio tracciato con il pennello, Francesco Menzio trasferisce le sue visioni, ciò che vede e ciò che prova emotivamente, come solo un grande artista sa -esprimere- sulla tela!

Gli anni che passano giocano un importante ruolo non solo nell’evoluzione che nasce dall’esperienza, ma anche nella psiche dell’artista, ed ecco momenti di colore quasi “a macchia”, che spesso lasciano al visitatore l’interpretazione. Altri dipinti giocano sublimi interpretazione che emozionano, danno sensazioni quasi in bilico con una sorta di sentimento verso l’autore. Fluttuanti, emblematici, evanescenti come i pensieri di un pittore.

A volte i colori sono tenui, raffinati nella composizione suadente, che invita a soffermarsi per nutrirsi dell’essenza che l’opera racchiude.

Si, decisamente è un caleidoscopio di emozioni che l’artista vive e magistralmente trasferisce al visitatore!

O forse chissà, forse le sensazioni e le emozioni, i pensieri e le interpretazioni sono solo mie, da artista ad Artista perchè Francesco Menzio è un artista con la “A” maiuscola!!!

info: tel. 0141530403 - www.palazzomazzetti.it - info@palazzomazzetti.it

testo Alexander Màscàl - foto Alexander Màscàl e Matteo Saraggi - ASA


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