IL FALSO ITALIANO
A cura di Roberto Rabachino / presidente@asa-press.com

Il business del cibo è sempre più un affare per malavitosi



Sono circa 70 le tipologie di prodotti contraffatti, tra cui vini, formaggi Dop, falsi aceti balsamici Igp. Tra le falsificazioni spiccano i cosiddetti kit per produrre formaggi e vini italiani. Ma sono ancora molti i prodotti dell’agricoltura e dell’industria agroalimentare per i quali non è obbligatoria l’indicazione d’origine, rendendone di fatto impossibile la tracciabilità.

Peraltro, la disparità tra le singole normative nazionali per l’immissione dei prodotti sul mercato e la poca chiarezza della legislazione comunitaria sono un serio ostacolo per combattere la piaga delle agromafie. L’industria del cibo ha da sempre rappresentato un terreno fertile per le attività illegali della criminalità organizzata, capace di sfruttare le principali vulnerabilità proprie del comparto. Per raggiungere l’obiettivo i clan ricorrono a tutte le tipologie di reati, usura, racket estorsivo e abusivismo edilizio, abigeato, macellazioni clandestine. Le nuove minacce al commercio e al consumo arrivano anche dal Web. Quasi un italiano su quattro (19,3%) acquista prodotti alimentari on line, con un dato più che raddoppiato rispetto al 2015 (6,1%), Ma acquistare beni alimentari online significa correre il rischio di incorrere in prodotti di bassa qualità.

Il business del cibo, cioè dell'invasione dei clan criminali italiani nel settore delle produzioni alimentari ed agricole, ha superato i 16 miliardi di euro nel 2015, mentre il fatturato dell'Italian sounding, la falsificazione, contraffazione e imitazione del Made in Italy alimentare nel mondo, ha superato i 60 miliardi di euro (fonte Eurispes).