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L’agricoltura sociale nella dimensione Euro-Mediterranea alla conferenza ASeS-Cia
 
Presentato a Roma, nell’evento con il Forum Nazionale, il progetto “International Platform on Social Farming”
 
Le opportunità dell'agricoltura sociale quale modello di sviluppo etico-sostenibile nell’area Euro-Mediterranea. Questo il tema affrontato dalla conferenza internazionale di ASeS-Cia e Forum Nazionale Agricoltura Sociale, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani a Roma con la partecipazione della senatrice Anna Cinzia Bonfrisco.
L’incontro ha messo a confronto esperienze e relazioni, necessarie a definire le opportunità, in termini di crescita socio-economica, offerte dall’agricoltura sociale nei Paesi dell’Area mediterranea. Filo conduttore, la necessità di costruire e dare forza ad una rete che sostenga progetti di sviluppo solidale e inclusivo nei territori in questione, partendo da un rinnovato concetto di economia. Unanime la convinzione che il settore primario abbia ancora valori e spazi per contribuire alla formazione di comunità, fedeli a principi come il rispetto dell’individuo, la solidarietà e l’equità, attingendo a modelli esemplari di giustizia e pari opportunità. E’, infatti, dall’anima inclusiva e aggregante dell’agricoltura sociale, che possono arrivare interessanti alternative alle disuguaglianze, allo sfruttamento e alla povertà.
Con questa premessa e facendo seguito alla costituzione del Gruppo Promotore Italiano del progetto “EURO+MED Agri Social Forum” del 2016 e del Comitato Economico Sociale Europeo (CESE) avvenuta a Bruxelles nel 2017; nel corso della conferenza a Roma, è stata formalizzata la nascita del progetto trans-continentale “International Platform on Social Farming” cui possono aderire soggetti, reti e associazioni che sostengono, come da statuto, temi condivisi e fondanti l’iniziativa di promozione dell’agricoltura sociale.
“In questi ultimi anni, attraverso le nostre attività in Italia, ma anche nei Paesi dove ASeS ha una sua sede -è intervenuta Cinzia Pagni, presidente ASeS - Agricoltori Solidarietà e Sviluppo- l’agricoltura sociale ha saputo rappresentare e offrire concrete opportunità: dalla cura della terra a quella della persona, dal rispetto del pianeta a quello per le comunità. Il lavoro svolto, ha offerto a fasce e popoli disagiati ed emarginati, possibilità di integrazione e partecipazione collettiva. Questo si è tradotto in maggiore equità e responsabilità, oltre che in un nuovo welfare e benessere sociale.
Costruire una politica economica attiva e coraggiosa, capace di superare le paure, la diffidenza e l’indifferenza è la nostra sfida attuale. Come esponenti del mondo agricolo siamo certi che, attraverso il ruolo di equalizzatore sociale svolto dal settore, si possano scongiurare i pericoli legati alla marginalizzazione, alla prevaricazione e non ultimo, anche all’aumento della criminalità. Non solo, quindi, sicurezza alimentare e ambientale, ma anche diritti, legalità e giustizia. Sottoscriviamo, dunque, questo percorso, forti della consapevolezza che dalle buone pratiche in campo, possa rinascere una società dove i bisogni dell’essere umano e il rafforzamento delle comunità locali siano centrali, per il mondo rurale come per le aree urbane, dove la disgregazione e i conflitti sociali sono pericolosamente in aumento”.
"Bisogna accrescere la diffusione dell’agricoltura sociale in tutti i Paesi europei a partire da quelli dell’Area mediterranea, oggi luogo di cambiamenti epocali, contribuendo a ridefinire politiche di inclusione e di cooperazione tra gli Stati, anche sul fronte immigrazione -ha sottolineato il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino-. Senza contare che è una delle pratiche che maggiormente può contribuire a conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile contenuti nell’Agenda 2030 come la lotta alla povertà, alle disuguaglianze, il contrasto alla fame nel mondo e ai cambiamenti climatici. Allo scopo di costruire un’economia sociale, solidale e responsabile, l’agricoltura sociale -ha concluso Scanavino- può davvero rappresentare un’esperienza concreta, anche simbolica, capace di rilanciare il progetto di un’Europa Unita". 
 
“Quest’iniziativa -ha dichiarato Giuliano Ciano, portavoce nazionale del Forum Agricoltura Sociale- testimonia la dimensione internazionale dei temi affrontati. Attraverso le relazioni e i percorsi che abbiamo costruito negli anni, l’Italia può fare da capofila tra realtà interne e forum esteri, contribuendo, a partire dal Mediterraneo, alla nascita di comunità di pratica nel campo dell’agricoltura sociale internazionale. Tutte le reti, insieme per determinare una nuova visione e politica di sviluppo agricolo e di welfare di comunità, attraverso principi condivisi nella carta internazionale dell'agricoltura sociale. L'Europa cresce e i popoli diventano comunità solo se abbiamo la capacità di occuparci dei diritti delle persone. L'accesso al cibo, alla terra, ai semi, sono il concime per ritornare al bene comune e limitare forme di individualismo sfrenato e capitalistico che ha reso diseducativo il sistema. Il futuro non può essere rappresentato dalla chiusura dei confini, ma dall'apertura mentale nel considerare che se cresce un popolo in difficoltà, cresciamo anche noi. La comunità internazionale, attraverso l'agricoltura sociale può ristabilire regole eque di ridistribuzione delle risorse e opportunità di solidarietà, senza perdere il senso di umanità per tutte le persone in difficoltà. Solo così avremo certezza di essere riconosciuti come politici dalla storia”.
L’evento è stato arricchito dal contributo importante, apportato dagli interventi di Ilaria Signoriello, Forum Nazionale Agricoltura Sociale; Francesco Giarè, Rete Rurale Nazionale; Giuliano Ciano, Forum Nazionale Agricoltura Sociale; Gianpaolo Vallardi, presidente Commissione Agricoltura del Senato. Tra le testimonianze internazionali, quella di Thomas van Elsen, Communy of practice of Social Farming (Germania); Willem Rombaut, Support Centre for Green Care (Belgio); Malachy Dalan, Social Farming Ireland Ltd. Social Farms & Gardens (Regno Unito); Jan Moudry, Association of Social Farming (Repubblica Ceca); Monsignor Njem, Oum el Nour (Libano) e di Marjolein Elings, Green Care Wageningen University (Olanda).

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