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Agricoltura: Cia, danni per 10 miliardi da cambiamenti climatici

I dati emersi all’Assemblea di Donne in Campo, che ha eletto presidente Pina Terenzi. Buone pratiche agricole mitigano gli effetti del clima, ma serve un Piano di adattamento nazionale

Il ruolo delle donne in agricoltura è vitale ed è legato strettamente a una visione multifunzionale e sostenibile del settore, che coniuga la produzione di cibo con welfare, socialità, tutela di suolo e paesaggio, salvaguardia di risorse e biodiversità. Queste le parole di Pina Terenzi, eletta nuova presidente nazionale di Donne in Campo, l’associazione femminile promossa da Cia-Agricoltori Italiani.

Imprenditrice vitivinicola di Serrone, nel Frusinate, 47 anni, è stata nominata dall’Assemblea elettiva, riunita oggi a Roma all’Auditorium Giuseppe Avolio e composta da 101 delegate in rappresentanza di tutta Italia. Già vicepresidente vicaria, succede a Mara Longhin, che ha guidato l’associazione negli ultimi 8 anni. “Donne in Campo-Cia vuole continuare in questa direzione -ha detto Terenzi-. Far camminare insieme etica e business, tradizioni contadine e nuovi mercati, innovazione green per produrre di più inquinando meno e resilienza all’avanzata di cemento, incuria e degrado, che hanno già cancellato 2 milioni di ettari coltivati in vent’anni, acuendo i fenomeni di dissesto idrogeologico e gli effetti dei cambiamenti climatici”.

Proprio il binomio “clima e agricoltura: adattamento e azioni positive” è stato al centro dei lavori dell’Assemblea di Donne in Campo-Cia, sotto lo slogan “Il respiro della terra”. L’innalzamento delle temperature (1,5-2°C fino al 2050) sommato agli squilibri metereologici, con l’aumento degli eventi estremi e degli episodi siccitosi, ha conseguenze dirette sul settore primario, riducendo le produzioni e cambiando la geografia delle colture e delle tecniche agricole, con rischi per la sicurezza alimentare e la disponibilità di acqua. Eppure, nonostante rappresenti uno dei settori più colpiti con oltre 10 miliardi di euro di danni già causati dal cambiamento climatico nell’ultimo decennio, proprio la buona agricoltura è quella che mitiga l’effetto serra e riduce le sue emissioni (-25%), produce energie rinnovabili (+690%), limita il consumo di acqua e di pesticidi (-27%), aumenta le superfici biologiche (+56%) e ha un ruolo fondamentale nell’assorbimento di anidride carbonica, giungendo a “sequestrare” circa 0,5 tonnellate di carbonio per ettaro l’anno.

Per questo, Donne in Campo, con Cia, ha chiesto al Ministero delle Politiche agricole di lavorare fin da subito a un Piano dedicato, che tratti l’adattamento al cambiamento climatico al pari della mitigazione, e che questo pacchetto confluisca nel Piano strategico per la nuova Pac che ogni Stato membro dovrà definire. Un piano in cui dovranno trovare spazio le azioni positive che vengono dall’agricoltura, le esperienze di adattamento, le buone pratiche e le tecniche agricole sostenibili già messe in campo da chi coltiva la terra, con incentivi specifici e maggiore investimento sul suolo, l’irrigazione, le rinnovabili agricole e la bioeconomia.

“Bisogna puntare sulla ricerca -ha spiegato nel suo intervento Lorenzo Ciccarese dell’IPCC (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico) e Premio Nobel per la Pace 2007- e insistere sulla sensibilizzazione di tutta l’opinione pubblica”.

“Le donne sono un esempio di sostenibilità e possono giocare una funzione primaria nelle strategie di mitigazione e adattamento al clima -ha evidenziato il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino, chiudendo l’Assemblea-. Sono le custodi operose dei suoli e della loro fertilità e un argine contro il rischio desertificazione che coinvolge il 20% della superficie italiana. Sono una risorsa per tutta l’agricoltura e uno dei driver vincenti per il progresso del settore, anche nella lotta ai cambiamenti climatici”.
 

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