IN PRIMO PIANO
Previsioni economiche di primavera 2017: crescita costante all'orizzonte, ma per l'Italia è troppo debole

L'economia europea è entrata ormai nel quinto anno di una ripresa che sta ora interessando tutti gli Stati membri dell'UE e che dovrebbe proseguire a un ritmo per lo più regolare quest'anno e l'anno prossimo. Resta indietro l'Italia, con uno dei livelli di crescita previsti più bassi per il 2017 tra gli Stati Membri.

Nelle previsioni economiche di primavera pubblicate l'11 Maggio, la Commissione indica per la zona euro una crescita del PIL dell'1,7% nel 2017 e dell'1,8% nel 2018 (nelle previsioni d'inverno la stima era pari, rispettivamente, all'1,6% e all'1,8%). Per l'UE nel suo complesso, la crescita del PIL dovrebbe rimanere stabile all'1,9% per entrambi gli anni (nelle previsioni d'inverno era pari all'1,8% sia per il 2017 che per il 2018). Per l'Italia, invece, la crescita prevista per il 2017 è dello 0,9% e dell' 1,1% per il 2018 – nettamente al di sotto della media europea.

Valdis Dombrovskis, Vicepresidente responsabile per l'Euro e il dialogo sociale, la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l'Unione dei mercati dei capitali, ha dichiarato: "Le previsioni economiche di oggi indicano che la crescita nell'UE si sta rafforzando e che la disoccupazione continua a diminuire". Il Commissario, tuttavia, ha presto riconosciuto che la situazione è molto diversa da uno Stato membro all'altro - una posizione molto simile a quella espressa da Pierre Moscovici, Commissario per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane.

Il contesto è un'economia mondiale che ha registrato un'accelerazione alla fine dello scorso anno e all'inizio di quest'anno, forte della ripresa simultanea della crescita in molte economie avanzate ed emergenti. La crescita mondiale (UE esclusa) dovrebbe rinvigorirsi, rispetto al 2016 (previsioni immutate rispetto alla previsioni d'inverno), grazie all'economia cinese che continua a essere resiliente nel breve periodo e alla ripresa dei prezzi delle materie prime che sostiene altre economie emergenti.

Anche l'inflazione ha registrato una crescita significativa negli ultimi mesi, principalmente a causa dell'aumento dei prezzi del petrolio. Tuttavia l'inflazione di fondo, che non tiene conto dei prezzi volatili dei prodotti energetici e dei prodotti alimentari non lavorati, è rimasta relativamente stabile e ben al di sotto della media a lungo termine. Anche in Italia, l'inflazione prevista ha effettuato un balzo in avanti, passando dal -0,1% registrato nel 2016 al 1,5% nel 2017 (1,3% nel 2018).

Infatti, i consumi privati, principale motore della crescita negli ultimi anni, che nel 2016 hanno toccato il livello più elevato mai raggiunto in 10 anni, quest'anno dovrebbero diminuire a causa dell'inflazione che erode parzialmente il potere d'acquisto delle famiglie. Con il previsto rallentamento dell'inflazione nel prossimo anno, i consumi privati dovrebbero nuovamente registrare una lieve ripresa. Si prevede un'espansione abbastanza regolare degli investimenti, che però continuano a risentire delle modeste prospettive di crescita e della necessità di ridurre l'indebitamento in alcuni settori. Una serie di fattori depone a favore di una graduale ripresa: l'aumento dei tassi di utilizzo della capacità, la redditività delle imprese e condizioni di finanziamento allettanti, anche grazie al piano di investimenti per l'Europa.

Per quanto riguarda la disoccupazione, continua la tendenza al ribasso. Essa però resta elevata in molti paesi, tra cui l'Italia. Nella zona euro dovrebbe scendere al 9,4% nel 2017 e all'8,9% nel 2018, toccando il livello più basso dall'inizio del 2009, grazie all'aumento della domanda interna, alle riforme strutturali e ad altre politiche governative in alcuni paesi che incoraggiano la creazione di numerosi posti di lavoro. La tendenza dell'UE nel suo complesso dovrebbe essere simile, ma quella dell'Italia è peggiore della media di circa due punti percentuali (11,5% per il 2017 e 11,3% per il 2018).

Il vero tallone d'Achille dell'Italia, tuttavia, rimane l'elevato debito pubblico, che dal livello di circa 132,6% del PIL nel 2016, dovrebbe arrivare al 133,6% nel 2017 per poi ridursi solo fino al 132,%, nel 2018.


Ludovico Biasco

Francesco Laera

COMM-REP-MIL@ec.europa.eu



ASA Press / Le notizie di oggi