SALUTE E BENESSERE
L’obesità infantile è un problema da risolvere. Eliminare gli spot e tassare il cibo spazzatura. Il parere di Francesco Branca OMS

Il problema della obesità infantile esiste per più di otto famiglie su dieci e va affrontato in maniera decisa. Il primo passo da compiere, secondo i tre quarti dei genitori inglesi, è rappresentato dal divieto degli spot che promuovono il consumo di alimenti poco salutari prima delle nove di mattina. Ovvero nella fascia in cui i bambini sono seduti a tavola per la colazione, prima di andare a scuola. Sono chiare le conclusioni di un’indagine condotta dalla più grande charity al mondo in ambito oncologico, la Cancer Research Uk, in cui sono stati coinvolti poco più di 1700 genitori. Il 74% s’è dichiarato favorevole al giro di vite sugli spot che promuovono il consumo di alimenti poco salutari, come peraltro è raccomandato in tutti i paesi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (ma la successiva applicazione della restrizione è demandata ai singoli Stati). Poco più della metà degli intervistati ha inoltre espresso la volontà di vedere tassate le bevande zuccherate, come già richiesto da alcuni parlamentari britannici sul modello di quanto fatto in Messico.

«Il cibo spazzatura è ormai ovunque e gli spot invitano al consumo grazie all’abbinamento con colori vivaci e personaggi dei cartoni animati – ha dichiarato Alison Cox, direttore dell’area di prevenzione oncologica del Cancer Research UK -. I prezzi, inoltre, sono molto competitivi». Non c’è altro tempo da sprecare. «In un momento come questo, occorre un’azione forte che impedisca ai bambini di scegliere questi alimenti». I dati raccolti nel sondaggio testimoniano la presa di coscienza del problema del sovrappeso e dell’obesità infantile. Come documentato in una ricerca pubblicata su The Lancet Oncology, chi ha troppi chili in eccesso convive con un rischio più alto di sviluppare diversi tumori. Principalmente al seno e all’endometrio nelle donne, con una maggiore incidenza dopo la menopausa. Nell’uomo la complicanza più frequente riguarda il tumore al colon. Ma anche fegato, pancreas, esofago, colecisti e ovaie non sono al riparo dai chili in eccesso. Sempre nello stessa ricerca sono state stimate circa 481mila nuove diagnosi annue di tumore (pari al 3-6 per cento delle diagnosi nel mondo) dovute all’obesità. L’onere risulta più alto nei paesi sviluppati, dove il 64 per cento delle neoplasie è correlato all’obesità. La principale responsabilità di questo trend, secondo gli specialisti, è da ascrivere all’aumento dell’indice di massa corporea – equivalente al rapporto tra il peso e l’altezza al quadrato – rilevato dal 1982 a oggi.

Le conclusioni dell’indagine della Cancer Research UK vanno di pari passo con quelle tratte da un altro sondaggio, condotto dalla Diabetes UK, secondo cui i tre quarti degli intervistati vorrebbero che le aziende riducessero il contenuto di sale, zuccheri e grassi saturi dagli alimenti confezionati. Più che di junk food, infatti, è corretto parlare di «alimenti ad alto contenuto di energia, grassi, zuccheri liberi e sale», dichiara Francesco Branca,  direttore del dipartimento della nutrizione per la salute e lo sviluppo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. «L’Agenzia inglese per la Sanità Pubblica conduce ogni anno studi sui consumi alimentari di bambini e adulti. I dati raccolti tra il 2008 e il 2012 mostrano che l’intera popolazione consuma troppi grassi saturi, zuccheri aggiunti e sale e non abbastanza frutta, verdura, fibra alimentare e pesce. Nei bambini tra quattro e dieci anni e negli adolescenti tra 11 e 18 anni i consumi di zuccheri aggiunti sono ben al di sopra della raccomandazione dell’Agenzia». Il momento è considerato cruciale Oltremanica, dove quasi un bambino su tre risulta in sovrappeso o obeso prima di iniziare le scuole elementari. C’è attesa per capire se il governo cederà alle pressioni che giungono dai consumatori relativamente all’ipotesi di tassazione degli alimenti meno salutari, visto che entro marzo dovrebbe essere diffuso il manifesto di lotta all’obesità infantile.

Il messaggio risuona come un monito anche per la popolazione infantile italiana. Come riportato in uno studio pubblicato sull’International Journal of Food Science and Nutrition, i bambini (in media) traggono oltre il 40% dell’energia quotidiana dai grassi e consumano una quantità di frutta e verdura più bassa rispetto a quanto raccomandato dalle Linee guida. Come ricorda anche Branca, «la dieta poco sana comincia già nei primi anni di vita, con un eccesso di proteine, carboidrati semplici, grassi saturi e sodio, e un basso consumo di ferro e fibra alimentare. Se si compara la prevalenza del sovrappeso tra i bambini di sette anni in 17 Paesi Europei, l’Italia, assieme alla Grecia e alla Spagna, ha i valori più alti».

 

(Fabio Di Todaro - www.ilfattoalimentare.it)


 




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