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Glifosato: in extremis, la Commissione Ue prolunga l’autorizzazione per 18 mesi. Polemica con gli Stati europei, che non hanno voluto assumersi la responsabilità della decisione

Sul filo di lana, la Commissione europea ha rinnovato l’autorizzazione per il glifosato, l’erbicida più utilizzato nel mondo, la cui precedente autorizzazione scadeva il 30 giugno. Sul glifosato è in corso da oltre un anno una disputa scientifica sul livello di cancerogenicità tra l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). La decisione della Commissione Ue è venuta dopo un lungo braccio di ferro con gli Stati membri, a cui l’esecutivo di Bruxelles rimprovera di non aver voluto assumersi le proprie responsabilità, scaricando sulla Commissione il compito di decidere.

La Commissione Ue ha ri-approvato il glifosato per diciotto mesi, sino alla fine del 2017, in attesa di un parere sulla sicurezza da parte dell’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA), anche se  i singoli Stati potranno decidere divieti o restrizioni alla commercializzazione e all’uso dei prodotti che lo contengono.

La decisione della Commissione Ue contiene tre raccomandazioni agli Stati membri:

1) vietare i prodotti a base di glifosato che hanno come coformulante le tallow amine (ammina di sego). In Francia, il 20 giugno, l’Agenzia nazionale per la sicurezza sanitaria dell’alimentazione, dell’ambiente e del lavoro (Anses) ha già ritirato l’autorizzazione per 132 prodotti contenenti questo coformulante;

2) ridurre al minimo l’uso della sostanza nei parchi e giardini pubblici, e nei campi da gioco;

3) ridurre al minimo l’uso del glifosato prima della raccolta in campo .

Inizialmente, la Commissione Ue aveva proposto una proroga standard di quindici anni, ma di fronte alla contrarietà di molti paesi si è giunti a un compromesso di 9 anni che però non è passato. Alla fine si è scesi a diciotto mesi, senza però riuscire a raggiungere la maggioranza qualificata (venti paesi si sono dichiarati a favore, Francia e Malta hanno votato contro, mentre si sono astenuti Germania, Italia, Portogallo, Austria, Lussemburgo, Bulgaria e Grecia).

La controversia scientifica è iniziata nel marzo 2015, quando lo Iarc ha classificato l’erbicida come “probabilmente cancerogeno per l’uomo”, aggiungendo che ci sono “forti” evidenze che indicano una sua genotossicità, sia per il glifosato puro sia per le formulazioni con altre sostanze. Pochi mesi dopo, in novembre, l’Efsa ha espresso una valutazione opposta, affermando che “è improbabile che il glifosato sia genotossico (cioè che danneggi il DNA) o che rappresenti una minaccia di cancro per l’uomo”.

Il contrasto tra le due Agenzie ha assunto toni aspri, tanto che, nel marzo di quest’anno, lo Iarc ha pubblicato un documento con le risposte alle domande più frequenti sulle motivazioni che hanno portato alla decisione di classificare il glifosato come “probabilmente cancerogeno”. Il 16 maggio, il Joint Meeting on Pesticides Residues (JMPR) – un panel di esperti interni all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e alla Fao – ha dichiarato che “è improbabile che l’esposizione al glifosato tramite la dieta ponga un rischio cancerogeno per l’uomo”. Ora, la Commissione Ue vuole anche il parere dell’ECHA.

(Beniamino Bonardi - www.ilfattoalimentare.it)


 



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