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Al via il Gfli, progetto mondiale per misurare l’impatto ambientale dei mangimi

Misurare l’impatto ambientale della produzione mangimistica. E’ questo lo scopo del Global feed lca institute (Gfli) che si è aperto a Washington e si concluderà secondo il programma entro la prossima estate. L’evento è stato organizzato da Fefac (European feed manufacturers’ federation) Ifif (Federazione internazionale dei produttori di mangimi) Afia (American feed industry association) e Anac (animal nutrition association of Canada) oltre a un consorzio di aziende internazionali. L’obiettivo del Gfli è quello di arrivare ad adottare su scala internazionale un metodo standard per la valutazione e l’analisi comparativa dell’impatto ambientale che scaturisce dalla produzione mangimistica. Nel dettaglio, spiega una nota pubblicata dalla periodica newsletter di mangimiealimenti.it, si vuole garantire la fruizione gratuita e trasparente di un database che descriva la valutazione del ciclo di vita degli ingredienti utilizzati nella produzione degli alimenti per animali, il cui obiettivo è quello di valutare e analizzare in termini comparativi gli effetti sull’ambiente. Il Gfli ha anche instaurato una partnership con la Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) e con la Leap (Livestock environmental assessment and performance partnership) per garantire che le sue attività siano compatibili con i requisiti metodologici definiti dalle due organizzazioni. Inoltre, si legge sempre nel comunicato, il programma tecnico del Gfli è stato progettato per risultare conforme anche al progetto Pef (Product environmental footprint project) diretto a rilevare l’impronta ambientale dei prodotti, coordinato dalla Commissione europea. “Il significativo ruolo che la produzione dei mangimi ricopre nell’ambìto dell’impatto ambientale derivante dai prodotti di origine animale – ha dichiarato Ruud Tijssens, presidente di Fefac – fa sì che i mangimi rappresentino anche un settore-chiave per lo sviluppo di nuove strategie capaci di ridurre le emissioni inquinanti. Grazie all’unione di opzioni nutrizionali per animali e di efficienti risorse tecniche, l’industria mangimistica può assistere con grande fiducia alla misurazione degli effetti prodotti sull’ambiente”.

Paolo Bodini
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