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Fattorie sostenibili

L'agricoltura? Consuma circa il 17% di energia totale in Europa e il 30% a livello mondiale C’è la necessità di un nuovo modello di sostenibilità: la “ethical e indipendent energy farm”. La via per l’efficientamento energetico dovrebbe essere una via tecnologica, dove non conta solo l’aspetto quantitativo, ma anche le misure messe in atto su tutta la filiera

La strategia europea “20-20-20”, che ha stabilito per l’Unione tre ambiziosi obiettivi da raggiungere entro il 2020:

• ridurre i gas ad effetto serra del 20% (o del 30% in caso di accordo internazionale);

• ridurre i consumi energetici del 20% aumentando l’efficienza energetica;

• soddisfare il 20% del fabbisogno energetico europeo con le energie rinnovabili.

E' ormai in dirittura d'arrivo e anche i successivi obiettivi definiti dal Consiglio europeo del 23-24 ottobre 2014 per il clima energia al 2030, -40% emissioni di gas a effetto serra, con obiettivi vincolanti per gli Stati membri ; +27% rinnovabili sui consumi finali di energia, vincolante a livello europeo, ma senza target vincolanti a livello di Stati membri; 27% efficienza energetica, non vincolante ma passibile di revisioni per un suo innalzamento al 30% non sembrano irraggiungibili se perseguiti con efficacia nei diversi settori.

Il settore agricolo è fortemente implicato nel raggiungimento di questo obiettivo complessivo, in quanto l'agricoltura consuma circa il 17% di energia totale in Europa e il 30% a livello mondiale. A questo dato se ne aggiunge uno ancora più importante, quello delle emissioni direttamente connesso all’attività agricola: gran parte dei gas serra connessi alla produzione agricola, è legata ai suoli agricoli (16,6 Mt CO2eq), alla fermentazione enterica (10,7 Mt CO2eq) e alla gestione delle deiezioni animali (5,4 MtCO2eq). Si tratta quindi di un settore importantissimo per le emissioni in aria e l’efficienza energetica. Una risposta che si va affermando oggi è l'"Ethical e independent energy farm", modello di azienda agricola indipendente dai concimi chimici e dai derivati del petrolio, capace di valorizzare gli strumenti sostenibili oggi a disposizione per divenire paradigma di un cambiamento sia in termini di riduzione delle emissioni che taglio della spesa energetica. La via per l’efficientamento energetico in agricoltura dovrebbe essere, infatti, una via tecnologica, dove non conta solo l’aspetto quantitativo, ma anche le misure messe in atto su tutta la filiera. L’agricoltura è protagonista nell’efficienza energetica perché consuma energia e perché la produce.

Considerando il comparto agroalimentare si nota che c'è ancora un notevole consumo di grandi quantità di combustibili fossili per produrre alimenti vegetali e animali. Secondo recenti indagini il consumo di energia associata ad un chilogrammo di alimenti pronti per il consumo è compresa tra 2 e 220 MJ a seconda del tipo di alimento (animale o vegetale), della tecnologia di coltivazione, della lavorazione e del trasporto. Se si vogliono ridurre le emissioni, risparmiare energia e migliorare la competitività del comparto si deve intervenire sull’intera filiera agroalimentare e dell’agroindustria, dalla produzione primaria alla distribuzione del prodotto finale, identificando le soluzioni innovative per i diversi componenti della filiera. Sarà perciò necessario valutare i diversi processi in termini di consumo energetico e proporre soluzioni avanzate sia agrozootecniche, sia agroindustriali capaci di ridurre tutti i costi del consumo energetico. Come è ormai appurato implementare azioni di efficienza energetica garantisce interessanti ritorni economici e occupazionali dagli investimenti fatti, nonché più competitività e sviluppo delle imprese. La fattoria etica non spreca, bensì, in linea con i dettami dell’economia circolare, è in grado di sfruttare al massimo il valore dei sottoprodotti o “rifiuti”.

Sono diversi gli ambiti tecnologici applicati alla filiera agricola e agroindustriale, uno dei più recenti e interessanti è quello dei macchinari agricoli a trazione elettrica, una soluzione adottata dalle aziende più virtuose. Questi veicoli da lavoro stanno offrendo all’agricoltura una valida alternativa a quelli tradizionali con l’obiettivo di arrivare alla completa autonomia energetica delle aziende.
I veicoli hanno un motore elettrico che utilizza come fonte di energia primaria l’energia chimica immagazzinata in una o più batterie ricaricabili, che assicurano una maggiore efficienza energetica rispetto a quasi tutti i motori a combustione interna. Un motore a benzina ha una efficienza energetica del 25-28%, un diesel si avvicina al 40%, mentre un motore elettrico a induzione a corrente alternata può fornire un’efficienza del 90% anche a causa di una notevole riduzione degli attriti interni. E' stato realizzato anche un sistema che abbina al gruppo di batterie un sistema fotovoltaico per la copertura, per permettere la ricarica anche durante l’utilizzo del veicolo. In frenata il motore genera energia, trasformandosi in dinamo, che altrimenti andrebbe sprecata dai freni in calore ed è inviata alle batterie da trazione. Questo permette al veicolo elettrico un consumo medio più basso e quindi maggiore autonomia.

Un altro ambito di costruzione dell'autonomia energetica agricola si ha con l'utilizzo degli scarti della lavorazione del legno per procurare calore, affrancandosi dall'uso del gasolio e sfruttare un processo naturale che non inquina. Il sistema usa caldaie a biomassa, cioè materiali di origine organica (vegetale o animale) che non hanno subito alcun processo di fossilizzazione. Le biomasse combustibili sono di origine vegetale ma di diversa provenienza. Dal legno si ottengono tronchetti, pellet e cippato ormai diffusi in tutta Italia, ma tra i numerosi modelli di caldaie altamente tecnologiche che oggi si possono trovare, si può bruciare anche altri elementi quali mais, noccioli di sansa, gusci di nocciole e noci etc.

Il funzionamento è relativamente semplice è alla portata dei singoli utenti. Il combustibile viene condotto automaticamente all’interno della camera di combustione, parte integrante della caldaia. I motoriduttori producono il movimento meccanico che trasporta le biomasse nella camera di combustione. Il calore e i fumi generati dal processo di combustione sono utilizzati per avere energia. I fumi dalla caldaia sono condotti all’esterno per mezzo della canna fumaria e indirizzati verso l’esterno passando all’interno di tubi immersi nell’acqua che riceve il calore. Quest'acqua andrà a scaldare i termosifoni. I fumi, inoltre, entrano in contatto con i turbolatori, lame metalliche che trattengono il calore. Il residuo dei fumi prima di essere smaltiti all'esterno transitano in appositi filtri che eliminano buona parte del particolato. Si ottiene un alto rendimento calorico, facile manutenzione, basso impatto per il trasporto del combustibile biomassa per la vicinanza fra la sede di raccolta e i luoghi di utilizzo, la possibilità di usufruire di incentivi pubblici.

(Marcello Ortenzi - www.olioofficina.it) 



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