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Consumi in ripresa? Crescono solo le spese "essenziali" per vivere

I consumi sono in recupero in Italia, secondo gli ultimi dati Istat, ma la crisi ha condizionato molto le scelte degli italiani, che ora spendono meno per alcune categorie, come l'alimentazione di qualità, la moda e, purtroppo, anche un capitolo importantissimo come l'istruzione e la formazione scolastica.

Un allarme è stato lanciato dalla Confesercenti che ha parlato, anzi, di una mancata ripresa dei consumi, che si confermano lontani dai livelli pre-crisi, ma soprattutto molto diversi dal passato: non si spende più per sé, ma per la casa e per i capitoli del budget familiare non comprimibili (fotto, bollette, tasse ecc.). E' quanto discende da una serie di elaborazioni effettuate dal suo ufficio economico sui dati Istat, tenendo in considerazione la spesa media annuale effettiva, al netto quindi dei fitti figurativi.

L’analisi delinea un quadro di persistente difficoltà. Nonostante la lieve ripresa dei consumi registrata nel 2015, i bilanci e le spese degli italiani continuano ad essere distanti dai livelli pre-crisi: nell’anno appena concluso, infatti, la spesa media annuale delle famiglie si è attestata su 22.882 euro, ancora 856 euro in meno rispetto al 2007, mentre i risparmi familiari, nello stesso periodo, si sono contratti addirittura del 25%.

Crescono, invece, le spese fisse, che assorbono una quota sempre maggiore del budget familiare. Rispetto al 2007, i nuclei del nostro Paese spendono molto di più per le uscite legate alla casa, all’acqua, all’elettricità e ai combustibili per il riscaldamento (+536 euro), ma anche per le spese sanitarie e per la salute (+142 euro).

L’aumento dei costi fissi ha portato le famiglie, nel tempo, a tagliare il budget riservato alla maggior parte delle voci di spesa, riorientando i propri acquisti su prodotti di minor valore o rinunciando a beni e servizi percepiti come non indispensabili.

Il fenomeno di orientamento verso il basso della spesa diventa più evidente se si esamina il dettaglio dei prodotti alimentari (più frutta, ortaggi e dolciumi, meno carne, pesce e pane). Fra i prodotti no food, invece, spicca il calo di abbigliamento e calzature (-512 euro rispetto al 2007), ma anche della spesa per mobili, articoli e servizi per la casa (-475 euro) e il crollo del budget allocato per alberghi e ristoranti (-304 euro). Praticamente dimezzato pure il budget riservato all’istruzione, che tra il 2007 ed il 2015 passa da 304 a 173 euro, con un calo del 43%.

(http://finanza.repubblica.it)

 



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