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CREA: ritratto dell’agricoltura al femminile

Inversione di tendenza nel 2014 per il trend negativo della presenza femminile in agricoltura nell’ultimo ventennio, dovuta alle difficoltà occupazionali in altri settori legate alla crisi economica. Sono state, infatti, 225.000 le donne che nel 2014  hanno lavorato nelle aziende agricole (dati ISTAT), circa il 28% del totale degli addetti (-7% rispetto al 2012 e -0,4% nel 2013).

Le impiegate rappresentano il 30% della forza-lavoro salariata totale, con il 70% dei ruoli dirigenziali ricoperti da uomini, con solo il 3% (8.006)  che riveste la posizione di dirigente e impiegato e il maggior numero di donne (249.672) lavora come “operaio e assimilati” con  contratti stagionali (98%).  Nelle aziende familiari si contano circa 1,9 milioni di donne (coniugi, madri, figlie, ecc.. ), di cui più di un milione (oltre il 60%) classificabile come manodopera familiare, di cui il 28% ricopre il ruolo di conduttrice (il 33% del totale di conduttori).

L’imprenditrice ha un’età compresa fra i 40 e i 60 anni (42%; solo il 9% ha meno di 40 anni), in piccola parte possiede un diploma di laurea (6% ma solo lo 0,4% nel settore agrario) e nel 9% si trova in una situazione di analfabetismo.

Le aziende agricole al femminile sono circa 500.000, cioè il 31% del totale delle aziende censite (Censimento per l’Agricoltura del 2010 ISTAT),  con una dimensione media è al di sotto dei 5 ettari  (78%  contro i circa 8 ettari della media nazionale) con una produzione pari circa alla metà di quella maschile (circa 16.100 euro contro circa 30.000 euro).

I settori di attività dove si impone maggiormente la componente femminile sono legate alla multifunzionalità: agriturismo, agricoltura sociale, attività didattiche, produzione di energia, che richiedono una maggiore flessibilità e capacità di adattamento, caratteristiche più femminili, che consentono di personalizzare prodotti e servizi con un’attenzione al biologico e al sociale (pet therapy, vendita diretta al consumatore e agrinido). Nel 2014 le imprese agrituristiche al femminile sono cresciute di 5,1% rispetto al 2013, arrivando a 7.817 unità.

Le politiche pubbliche per lo sviluppo rurale sostengono l’imprenditoria femminile in attività extra-agricole attraverso meccanismi premiali per chi richiede finanziamenti, promuovendo l’occupazione delle donne in agricoltura e contribuendo a rimuovere alcuni ostacoli. Sebbene siano stati fatti passi importanti per favorire l’occupazione e l’inserimento delle donne in agricoltura, la strada da percorrere rimane ancora lunga.

«Perché la presenza delle donne in agricoltura si rafforzi ­– ha commentato Ida Marandola, Direttore Generale del CREA ­– è necessario intervenire su più fronti, fra cui quello degli enti di ricerca. Occorrerebbe, infatti, sostenere studi e indagini per promuovere la conoscenza delle reali condizioni di vita e di lavoro delle donne in agricoltura. Ciò potrebbe favorire l’adozione di politiche più efficaci per tradurre in misure concrete le enunciazioni di principi, presenti in tutti i documenti programmatici».

In allegato il report completo.

 

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