ENTI E MINISTERI
Nuove regole per gli impianti viticoli: minaccia ai vini italiani?

Nessun attacco dell'Europa ai vini italiani di qualità. Si tratta invece di combinare la difesa delle eccellenze vinicole con la possibilità di adeguarsi alla crescente domanda a livello internazionale di vino europeo.

Diversi articoli di stampa si sono occupati di recente dei potenziali rischi che potrebbero derivare all'Italia dalla revisione delle regole europee in materia di autorizzazione degli impianti viticoli. Alcuni commentatori vi hanno visto la possibilità che vini prodotti in altri territori dell'UE a partire da viti italiane possano essere etichettati alla stessa stregua dei vini prodotti in Italia. Altri vi hanno visto come un vero e proprio attacco ai vini DOC e DOCG italiani. Ma è davvero così?

In realtà no. Per capire cosa sta succedendo e perché la Commissione ha proposto una modifica delle regole dobbiamo tornare indietro di qualche anno. Le misure che disciplinano il settore vinicolo in Europa, note come "organizzazione comune di mercato del vino", prevedevano che il sistema di autorizzazione degli impianti viticoli arrivasse a scadenza a dicembre 2015. Per evitare discontinuità nel sistema e garantire una crescita del settore vinicolo nel periodo 2016-2030, la Commissione ha creato nel 2012 un gruppo di alto livello in materia di autorizzazione degli impianti viticoli, composto da esperti provenienti dagli Stati membri. Sulla base del risultato di questo gruppo, la Commissione ha presentato ad aprile 2015 una proposta per uno nuovo schema di autorizzazione degli impianti viticoli, che ha ricevuto il sostengo unanime del Parlamento europeo e del Consiglio (ossia dei ministri nazionali dell'Agricoltura).

Le nuove regole, entrate in vigore il 1 gennaio 2016, danno la possibilità di un'espansione graduale e contenuta delle aree viticole nell'UE, per permettere ai vini europei di avere maggiore flessibilità nell'aumentare la produzione e soddisfare la domanda crescente di vini in Europa e a livello internazionale.

Ma aumentare la superficie non vuol dire poter autorizzare la produzione di, per esempio, Chianti in altri territori o Paesi UE? No, per fortuna non è così. Come ha sottolineato la Commissione europea, i vini DOC o DOCG sono protetti e le loro regole di produzione non potranno subire variazioni.

Le nuove regole confermano invece il ruolo di ogni Stato membro nel gestire il sistema nazionale di autorizzazione degli impianti viticoli. Previsto inoltre un "meccanismo di salvaguardia" che limita le autorizzazioni per i nuovi impianti all'1% della superficie viticola nazionale. I singoli Stati membri avranno anche la possibilità di limitare ulteriormente l'assegnazione di nuove aree a livello regionale o in aree per le quali è prevista un'indicazione geografica specifica – è questo il caso delle etichette DOC e DOCG in Italia.

Come ha dichiarato il Commissario europeo all'agricoltura Phil Hogan, "il nuovo sistema consente la flessibilità necessaria affinché il settore vitivinicolo europeo possa aumentare gradualmente la produzione e far fronte alla crescente domanda mondiale. Nel contempo gli Stati membri dispongono di un ventaglio di misure di salvaguardia da applicare per far fronte agli eventuali rischi sociali e ambientali in specifiche zone di produzione".

Su questo tema specifico, il Commissario Hogan e il ministro italiano Martina si sono incontrati a Bruxelles per dibattere la questione e salvaguardare la specificità delle produzioni di qualità del nostro Paese.

Denise Sbardellini e Francesco Laera    
COMM-REP-MIL@ec.europa.eu



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