FATTI E PERSONE
Alimenti, italiani attenti al prezzo ma non trascurano la qualità e chiedono etichette più chiare e semplici

Etichette alimentari più chiare e leggibili per promuovere scelte di acquisto più consapevoli e responsabili. Lo chiedono i consumatori che sono attenti al prezzo ma non tralasciano la qualità dei prodotti. Basti pensare che l’etichetta viene letta dal 70% degli italiani, ma solo la metà la comprende e considera i prodotti di marca garanzia di sicurezza, qualità e fiducia. Il tema delle etichette alimentari e di una corretta informazione è stato affrontato in occasione del convegno, che si è svolto presso il Castello di San Giorgio Maccarese, organizzato dall'azienda agricola Maccarese S.p.A. in collaborazione con Zoetis Italia, che propone soluzioni per il settore zootecnico.

In particolare, dall'incontro è emerso che il 98% dei consumatori reputa importante indicare in etichetta l’origine dell’alimento, attualmente obbligatoria solo per alcuni prodotti, e l’80% dei consumatori privilegia prodotti fatti con materie prime italiane e trasformati in Italia, a seguire il 54% controlla che sia tipico, il 45% verifica la presenza del marchio Dop e Igp e infine per il 30% conta che il prodotto sia biologico.

I dati, dunque, dimostrano come i consumatori siano particolarmente attenti a cosa mettono nel piatto ma le informazioni devono essere più chiare. Secondo il presidente di Federdistribuzione, Giovanni Cobolli Gigli, "bisogna rassicurare il consumatore, raccontando la verità sulla produzione, lo stabilimenti d'origine, sulla filiera e sulle caratteristiche organolettiche del prodotto in modo comprensibile perché la semplificazione non è evitare di dire le cose ma dire in maniera semplice delle cose che possono essere complesse".

A porre l'accento sulla qualità dei prodotti è Silvio Salera, amministratore delegato di Maccarese Spa, secondo cui è importante per chi compra sapere l'origine dei prodotti. Secondo Marco Pagani, direttore area legislazione di Federdistribuzione, le etichette rappresentano "un'opportunità di comunicazione che le aziende distributive intendono sfruttare, principalmente attraverso la loro marca del distributore”. Nelle scelte di acquisto, infatti, "il consumatore guarda il prezzo, e poi la qualità e in questo senso la marca del distributore è un buon compromesso per il rapporto qualità prezzo".

Ma come leggere le etichette? Il problema, spiega Daniela Maurizi, consigliere nazionale dei Chimici, "è il numero di informazioni e a volte il consumatore è in difficoltà a discernere quelle di primaria importanza da quelle che si possono tralasciare. Il consiglio è di leggere innanzitutto gli ingredienti che sono preceduti dalla quella che si chiama denominazione dell'alimento dove si capisce che cosa si compra e da che cosa è composto. Prediligere, dunque, una lista di ingredienti corta e guardare qual è la quantità che si acquista e fare una dovuta proporzione con il prezzo".

Per l’industria alimentare italiana, spiega Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare, “è fondamentale aiutare il consumatore a compiere scelte consapevoli e salutari fornendo adeguate indicazioni sugli alimenti, sulle materie prime, sulle modalità di consumo e conservazione. L’Italia è sempre stata un passo avanti al resto dell’Europa, diventando modello di riferimento per gli altri paesi sui criteri e le soglie di controllo degli alimenti e non è un caso che sia prima per prodotti a denominazione certificata”.

In tema di frodi e contraffazioni alimentari, Rosario Trafiletti, presidente Federconsumatori spiega che "molte volte si utilizzano delle etichette che fanno vedere che ci sono delle colline toscane oppure la bandiera italiana che inducono a pensare che quel prodotto sia 100% italiano ma non è così". Ed è per questo che "vorremmo che ci fosse un'informazione chiara trasparente ma soprattutto non raggirante e truffaldina". Un'etichetta semplice e chiara, dunque, mette il consumatore a riparo da spiacevole sorprese.

(www.adnkronos.com)



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