FATTI E PERSONE
Big data e sensori: arriva l’agricoltura 2.0

Zone rurali connesse, stalle hi-tech e applicazioni wireless per il florovivaismo fanno parte del piano ministeriale per la modernizzazione dell’agricoltura

Terzi in Europa per produzione agricola, quarti nell’allevamento di bovini, settimi per volumi di cereali, riso compreso. Scorrendo gli ultimi dati Eurostat appare chiaro come l’arte di lavorare la terra sia non solo figlia di una tradizione storica ma ancora oggi ben radicata in Italia. Solo Francia (18%) e Germania (14%) superano l’apporto dello stivale (13%) all’interno dell’UE.

L’agricoltura insomma è viva e vegeta. Per rimanere tale però, e, anzi, per crescere ulteriormente, serve un continuo aggiornamento di tecniche e tecnologie. Per questo con l’ultima legge di stabilità il governo ha stanziato fondi per 21 milioni di euro destinati alla ricerca e alla modernizzazione nel settore.

“Investire sulle migliori tecnologie vuol dire investire sul nostro futuro, contribuendo a migliorare il lavoro e la qualità della vita, senza però perdere mai di vista il patrimonio unico che abbiamo e che ci rende un punto di riferimento a livello mondiale: la biodiversità”. Così il ministro Maurizio Martina ha sottolineato l’impegno sul fronte dell’agricoltura di precisione e delle biotecnologie sostenibili.

Il futuro del comparto si lega dunque a sensori collegati al bestiame negli allevamenti e a una serie di nuove applicazioni tecnologiche per il benessere di piante e animali. Come le stalle hi-tech, che permettono di misurare in tempo reale il latte prodotto dalla mungitura oltre che di controllare la ruminazione e il movimento dei singoli capi per identificare quelli affetti da patologie.

È possibile ad esempio identificare le malattie respiratorie nei vitelli attraverso la caratterizzazione della loro tosse, verificare la composizione della razioni alimentari somministrate e il rapporto tra benessere dei capi e condizioni climatiche. Il tutto incrociando grandi moli di dati.

“Sul fronte dei Big Data lavoriamo per costruire un modello che risponda alle esigenze delle nostre imprese, attraverso piattaforme open e collaborative”, prosegue il ministro. Per farcela il Mipaaf si avvarrà di un portale dedicato, da aggiornare con la collaborazione di aziende e istituzioni locali, gruppi di ricerca e università pubbliche e private.

L’obiettivo è non solo la digitalizzazione ma anche la de-burocratizzazione del settore. Già oggi tutti i terreni agricoli italiani sono mappati e fotografati e gli agricoltori possono fare online le domande per gli aiuti comunitari, con una riduzione della carta impiegata (25 kg in meno per ogni azienda agricola) e dello stress nella gestione di fascicoli complessi.

Per ridurre lo stress delle piante invece, e in particolare quello idrico, sono stati studiati sensori capaci di rilevare i fabbisogni di fertilizzanti delle diverse specie. Così l’irrigazione si può programmare anche da remoto, ottimizzando la resa e la qualità delle colture.

Come le piante hanno bisogno di acqua tuttavia, così l’Internet delle cose ha bisogno di reti wireless. In questo solco Confagricoltura e TIM ad esempio, in collaborazione con Eutelsat, hanno siglato un accordo per fornire alle imprese agricole, non ancora servite da banda larga, connessioni satellitari ad alta velocità (download fino a 22 Mbps e upload fino a 6 Mbps), comprensive di installazione e manutenzione. Seminando innovazione e competitività in un comparto chiave dell’economia Italiana.

(Marco Cosenza - www.wired.it)



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