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Turismo, settore marittimo, acquacoltura e ricerca di idrocarburi: il Mediterraneo rischia uno sfruttamento senza organizzazione

Il Mediterraneo per i prossimi vent’anni sarà teatro di una vera e propria corsa all’oro e questo rischia di avvenire senza una pianificazione coordinata e a lungo termine. Dai trasporti marittimi al turismo, dall’acquacoltura alla ricerca di idrocarburi, tutto sta crescendo in maniera esponenziale, senza una visione di sviluppo sostenibile di lungo periodo. Lo afferma il Wwf, che ha presentato lo studio MedTrends, effettuato attraverso il suo programma Mediterranean Marine Initiative e coordinato dal Wwf Francia in otto paesi: Croazia, Cipro, Francia, Italia, Grecia, Malta, Slovenia, Spagna. I risultati sono impressionanti, perché le attività vengono guardate per la prima volta nel loro insieme e in sovrapposizione.

Lo studio MedTrends analizza dieci settori economici marittimi chiave, illustrando lo stato attuale, le tendenze di sviluppo fino al 2030, i fattori che li guidano, le interazioni e gli impatti ambientali. Attualmente, oltre il 20% del Mediterraneo è dato in concessione all’industria petrolifera e del gas, e la produzione entro il 2030 di gas offshore verrà quintuplicata, soprattutto nell’area orientale. Per l’Italia sono previste 40 istanze di permesso di ricerca e nove istanze di coltivazione. Le zone più interessate sono il medio e basso Adriatico, il Canale di Sicilia e la Sardegna occidentale. Il tasso di sviluppo del trasporto marittimo cresce ogni anno del 4%, mentre in Italia il trend prevede che si passi da 10 milioni di container a 12,5 milioni entro il 2020 e a 17,5 entro il 2030. Il turismo prevede oltre 500 milioni di arrivi internazionali entro il 2030, mentre i croceristi che sbarcano in Italia potrebbero superare i 17 milioni nel 2020 e arrivare a 24 dieci anni dopo.

L’urbanizzazione costiera, che oggi già compromette gran parte del paesaggio, invaderà oltre 5.000 km di costa entro il 2025 e solo in Italia si rischia un consumo di suolo di 10 km l’anno. Anche l’acquacoltura crescerà del 112% entro il 2030, nei soli paesi dell’Unione europea, così come la pesca ricreativa. Secondo il  Wwf non sorprende che l’unico settore a mostrare una tendenza al calo sia quello della pesca professionale. Nonostante ciò oggi oltre il 90% degli stock ittici è eccessivamente sfruttato e la tendenza degli altri settori (attività mineraria marina ed estrazione di petrolio e gas)  avranno un ulteriore impatto negativo. Previsto anche un aumento dell’inquinamento da metalli pesanti e da nutrienti, a fronte di una diminuzione di inquinamento da acque di scarico e degli inquinanti persistenti (POP). Al riguardo il Wwf ricorda che, secondo i dati di FederUtility, il 20% degli italiani non dispone di rete fognaria e  cento località sono state bocciate per la mancanza di depurazione dalla Commissione europea, che ha aperto due procedure di infrazione, nel 2009 e nel 2014.

(Beniamino Bonardi - www.ilfattoalimentare.it)



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