AZIENDE E PRODOTTI
Non solo import, negli Stati Uniti del vino decollano anche le esportazioni

Nel 2015 nuovo record, a quota 461 milioni di litri e 1,61 miliardi di dollari, come raccontano i dati del Wine Institute. Al top i mercati della Ue ed il vicino Canada

Quando le cose vanno bene, in Usa, vanno bene per tutti, e il dollaro forte, pur agevolando la crescita delle importazioni enoiche nel 2015, non ha frenato quella dell’export, che raggiunge il suo nuovo record storico, a quota 461 milioni di litri spediti per un valore di 1,61 miliardi di dollari, in crescita del 7,6% sul 2014, e addirittura del 91% negli ultimi 10 anni. A tirare la volata, ovviamente, i vini della California, che rappresentano il 90% del totale, con i 28 Paesi della Ue primo partner commerciale, con un giro d’affari di 622 milioni di dollari (+20,15% sul 2014), davanti a Canada (461 milioni di dollari, -5,31%), Hong Kong (97 milioni di dollari, +40,88%), Giappone (96 milioni di dollari, +9,74%)) e Cina (56 milioni di dollari, -22,11%), come rivelano i dati del Wine Institute (www.wineinstitute.org). Una crescita enorme, veicolata dalla “premiumizzazione” delle spedizioni, con 170 aziende californiane che esportano in ben 138 Paesi diversi.

L’aspetto, a suo modo straordinario, è che di ostacoli da superare non ce ne sono mai stati così tanti: dalle barriere tariffarie, che scoraggiano le spedizioni verso l’Europa, al dollaro forte, che di certo non aiuta. Eppure, sul mercato canadese, l’unico a perdere qualcosa tra i partner principali, il vino sfuso Usa ha superato in un sol balzo quello italiano e francese, grazie ad un +5,83% dei volumi, con tutti i mercati del Vecchio Continente in positivo, ed una crescita che in Germania ha toccato addirittura il +32%, e nel Regno Unito il +28% in valore. In Giappone, invece, l’ostacolo, almeno nel primo trimestre 2015, è stato un altro: la disputa sui porti della West Coast che ha danneggiato non poco l’export verso Oriente, ma non ha intaccato la crescita (+9,74%) di Tokyo. Diverso, infine, il discorso sulla Cina, che arretra sia in quantità che in valore, rispettivamente a -22,11% e -21,85%. (www.winenews.i)



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