QUALITA'
Olio: innovare per crescere e migliorare la qualità. Incontro in Confagricoltura sui moderni sistemi produttivi

“Il rilancio dell’olivicoltura nazionale passa attraverso l’innovazione”. Lo ha detto il presidente della Confagricoltura Mario Guidi nel corso dell’incontro che si è svolto oggi a Palazzo della Valle “L’olio italiano e le sue qualità. Innovare per competere: un settore a confronto con la modernizzazione”.

Guidi ha ricordato che la produzione italiana di olio, cosa ancora più evidente nell’ultima campagna 2014/2015 con livelli bassissimi, non riesce a soddisfare il fabbisogno interno, per il quale è necessario attingere al bacino europeo e non solo, e che i nostri costi di produzione sono fra i più alti del mondo e certamente i più alti in assoluto fra i Paesi produttori europei, come dimostrano i dati del COI.

“La struttura orografica del nostro territorio, la parcellizzazione delle nostre aziende e la difesa della nostra tradizione produttiva vanno certamente tenute in conto nella valutazione delle variabili che hanno condotto a questa situazione – ha sottolineato Guidi - ma occorre interrogarsi anche se non si siano sufficientemente valutate le opportunità che potevano derivare dall’innovazione e dalla modernizzazione per sostenere il settore”.

Per questo, nell’ambito del dibattito sul nuovo Piano Olivicolo Nazionale, Confagricoltura vuole avviare un confronto pubblico sull’esigenza di modernizzare il sistema produttivo olivicolo italiano, convinta che l’innovazione possa dare nuovo slancio produttivo e consentire anche lo sviluppo del comparto in termini quantitativi e qualitativi.

“Siamo certi che nel superintensivo ci siano delle opportunità – ha detto il presidente della Federazione nazionale olivicola Donato Rossi - ma occorre trovare la modalità produttiva più idonea al nostro modello. I processi innovativi devono essere sviluppati nel rispetto della nostra tradizione, delle caratteristiche orografiche e strutturali della nostra olivicoltura, valorizzando il ruolo delle organizzazioni di prodotto e delle reti di impresa per il superamento della parcellizzazione”.

Con gli esperti presenti (Pierluigi Silvestri, presidente della Società Cooperativa Agricola Confoliva; Michele Pisante, membro del Consiglio per la Ricerca in agricoltura; Salvatore Camposeo, docente di Scienze agro-ambientali dell’Università degli Studi di Bari; Aleandro Ottanelli, docente di Scienze delle produzioni agroalimentari e dell’ambiente dell’Università di Firenze; Sara Farnetti, specialista in medicina interna, nutrizione funzionale e metabolismo) sono state esaminate le prospettive dell’olivicoltura intensiva e superintensiva e analizzati i punti di forza e di debolezza. Tra quelli critici, il preferibile utilizzo di varietà non autoctone, che sembrerebbero più idonee a questo tipo di organizzazione dell’oliveto, ma che probabilmente nulla toglierebbe alla qualità del prodotto finale, le cui caratteristiche di eccellenza sono date dalla struttura pedo-climatica e dal know-how dei nostri produttori. Caso diverso per le Dop e le Igp dove occorre privilegiare le varietà autoctone: anche in questo caso alcune sperimentazioni condotte in particolare zone hanno, comunque, dimostrato che ci sono alcune varietà autoctone adatte alla coltura superintensiva.

Non tutte le aree, inoltre, potrebbero essere adatte a tale tipo di coltura a causa di carenze strutturali e della parcellizzazione delle superfici. A tal proposito è stata ribadita l’importanza del ruolo delle organizzazioni di produttori e delle reti di impresa che potrebbero aggregare aziende, anche piccole, ma interessate. Ed occorre certamente pensare anche a strutture di trasformazione, con specifico riferimento ai frantoi, in grado di accogliere le quantità che ogni giorno occorrerebbe frangere per una adeguata gestione dell’oliveto superintensivo.

Il superintensivo, infine, non danneggia le caratteristiche organolettiche e nutrizionali dell’olio extravergine d’oliva, come ha dimostrato anche la degustazione finale comparata tra oli ottenuti con metodi di produzione diversi.

Il presidente della Federazione nazionale olivicola Donato Rossi si è dunque espresso favorevolmente sull’ampliamento dei fondi destinati al Piano Olivicolo Nazionale, ma ha rinnovato l’invito a non disperdere le risorse, destinandole per la maggior parte alle misure per incrementare la produttività.

Tabella 1 Bilancio olio Italia campagna 2014/2015 (fonte: COI)


Italia



Produzione

222.000 ton

Import

666.000 ton

Consumo

553.000 ton

Esportazioni

225.000 ton

Nella scorsa campagna abbiamo prodotto poi il 50% in meno rispetto alla precedente motivo per cui anche le nostre importazioni hanno raggiunto valori record mai toccati negli ultimi anni

Tabella 2 Costi di produzione per kg di olio nei principali Paesi produttori (fonte: COI)


Costo Media ponderata eur/kg

Mondo

2.57°

Spagna

2.75

Italia

3.95



Marocco

1.91

Tunisia

1.70





Sistema di coltivazione

Costo

Kg olio

Tradizionale non irrigato con pendenza >20%

3.20

Tradizionale irrigato con pendenza >20%

2.92

Tradizionale non irrigato con pendenza moderata <20%

2.66

Tradizionale irrigato con pendenza moderata <20%

2.55

Intensivo non irrigato

3.04

Intensivo irrigato

2.43

Superintensivo irrigato

2.04

 

Tabella 4. Il superintensivo in Italia

Superficie investita con oliveti superintensivi

Circa 1400 ha

Numero piante per Ha

1.600/2.000

Resa in Q/ha

80/120

Ore impiegate per la potatura

12

Ore impiegate per la raccolta

1


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