FATTI E PERSONE
Federconsumatori- Adusbef, consumatori e buste per la spesa: meglio eco-friendly

In principio erano le sporte, poi arrivarono le retine e, mano a mano che la Grande Distribuzione Organizzata si impadroniva del mercato, stracciando la concorrenza dei piccoli esercizi di quartiere, il sacchetto di plastica (un tempo distribuito gratuitamente) ha rivoluzionato il nostro modo di portare la spesa a casa e nello stesso tempo ha progressivamente invaso e inquinato l’ambiente.

Stime della Commissione Europea, infatti, evidenziano che ogni anno si producono circa 100 miliardi di sacchetti di plastica (300 a testa), per la cui produzione servono 910.000 tonnellate di petrolio che immettono nell’atmosfera 8 Kg di CO2 a famiglia. Senza contare il costo: 20 miliardi di euro l’anno che, paragonato al danno ambientale prodotto, è (quasi) poca cosa dal momento che occorrono dai 500 ai 1.000 anni perché una busta di plastica si decomponga.

Inoltre, sospinto dal vento e dalle correnti, il sacchetto è una delle cause principali dell’inquinamento dei mari e della morte di molte specie animali. Nel solo Mar Adriatico si possono contare 27 rifiuti galleggianti ogni Kmq, di questi il 40% è composto proprio dei sacchetti per la spesa.

“Nel periodo di preparazione all’incontro di oggi”, dichiara la vice presidente di Federconsumatori, Simonetta Cervellini che, insieme a Adusbef e con il patrocinio di Polieco, ha promosso una giornata di riflessione dal titolo “Consumatori consapevoli e eco-friendly”, “mi è stato chiesto più volte perché dedicare addirittura un convegno al tema dei sacchetti di plastica. La risposta sta nei numeri, davvero giganteschi, che si nascondono dietro questo oggetto a cui siamo così affezionati”.

Gli italiani però dimostrano di avere una buona consapevolezza dei danni prodotti sull’ambiente e si dimostrano disponibili a riesumare la vecchia sporta dalla cantina o, in alternativa a munirsi delle versioni più ecologiche del sacchetto per la spesa. Già oggi, secondo i dati raccolti da Federconsumatori, il 39,7% dei cittadini porta sempre con sé al supermercato una borsa riutilizzabile e, il 57,7% dichiara di conoscere la differenza tra il sacchetto biodegradabile e/o compostabile.

Cosa serve, allora, perché la rivoluzione abbia davvero successo? “Innanzitutto serve repressione da parte delle forze dell’ordine affinché vigilino sull’effettiva dismissione dei sacchetti di plastica e, parallelamente, occorre informare e pubblicizzare le regole esistenti ma soprattutto sui danni all’ambiente e alla salute”, aggiunge Cervellini. “Perché non pensare ad una sorta di “vuoto a rendere” anche per i sacchetti di plastica, ad esempio?” propone Giuseppe Chiné, Capo di Gabinetto del Ministero della Salute, che aggiunge, “l’introduzione del Bag to Bag, stimolerebbe comportamenti virtuosi nei cittadini che si sentirebbero responsabilizzati in un processo di raccolta e dismissione di questi oggetti”.

La normativa esistente sull’argomento è, neanche a dirlo, piuttosto contraddittoria e, se da una parte l’Italia è stato il primo paese europeo a ragionare in termini di divieto di vendita dei sacchetti di plastica, restano ancora in sospeso diverse questioni da risolvere il prima possibile. “Credo sia importante riflettere insieme, imprese di produzione, di riciclo, legislatore e GdO, sull’importanza della riutilizzabilità e riciclabilità dei beni di grande consumo come le buste per il trasporto della spesa”, dichiara in conclusione il presidente di PolieCo, Enrico Bobbio, “soprattutto oggi che l’economia e l’esigenza di uno sviluppo sostenibile impongono a tutti la massima consapevolezza”. (Elena Leoparco - www.helpconsumatori.it)


 



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