EVENTI
Forum internazionale dell'agricoltura: così si sfama il mondo

Quattro le soluzioni proposte dal ministro Martina: un nuovo rapporto tra ecologia e agricoltura, il sostegno al reddito degli agricoltori familiari, più innovazione per i piccoli produttori e regole forti per garantire mercati più giusti

Obiettivo “fame zero al 2025”. Al più tardi nel 2030. Partendo dai piccoli produttori, l’energia vitale per cancellare la fame e la povertà nel mondo, dal momento che una persona su tre lavora in agricoltura o nella pesca. In totale, secondo lo studio di Coldiretti a Expo, dove oggi e domani è in programma il Forum internazionale dell’agricoltura, sono circa 2,5 miliardi le persone che ogni giorno sono impegnate nella missione di sfamare il pianeta.
Molte di loro, secondo la Fao, si trovano in condizioni di povertà perché manca un adeguato riconoscimento sociale ed economico del lavoro nei campi. È questo, sottolinea la Fao, il paradosso scatenato da sfruttamento e speculazione sul cibo, che colpisce anche molti agricoltori, che si ritrovano nell’esercito degli oltre 800 milioni di persone che soffrono la fame.

La missione del Forum, uno dei grandi eventi all’interno di Expo Milano 2015, è proprio quella della lotta alla fame.
“Dobbiamo partire dai piccoli produttori - dichiara il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina aprendo il Forum e rilanciando la Carta di Milano - sostenendo il loro reddito e trasferendo conoscenza, perché siano più forti e più produttivi. Cancellare la fame, la povertà e la malnutrizione; combattere il cambiamento climatico; tutelare beni comuni come acqua, terra e biodiversità; ridurre gli sprechi lungo le filiere alimentari: sono tutti obiettivi che devono camminare insieme”.
Expo giocherà un ruolo cruciale per costruire soluzioni concrete. “Come Paese ospitante abbiamo elaborato la Carta di Milano innanzitutto per offrire un contributo alla responsabilità di ciascuno e avanzare, partendo dal basso, un quadro di impegni per cittadini, associazioni, imprese e istituzioni”, specifica.
Le soluzioni individuate dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, padrone di casa, sono quattro: un nuovo rapporto tra ecologia e agricoltura; il sostegno al reddito degli agricoltori familiari; più innovazione per i piccoli produttori; regole forti per garantire mercati più giusti.
“Vogliamo essere – annuncia il ministro Martina – la generazione Fame zero e la realizzazione di questa aspirazione passa necessariamente per il ruolo cruciale che deve giocare l’agricoltura”.

Il pianeta al Forum
 Presenti al Forum Internazionale dell’Agricoltura, ci sono 115 Paesi, più di 50 ministri, 370 delegati insieme al direttore generale della Fao Graziano De Silva e al commissario all'Agricoltura dell'Unione europea Phil Hogan. E sono oltre 350 milioni le aziende che operano nei Paesi presenti oggi a Milano. Partecipano ai lavori anche 27 Stati che non partecipano a Expo come Pakistan, Sudafrica e Australia.

Progresso sostenibile
Il ministro Martina è convinto che l’agricoltura “rappresenti per centinaia di milioni di piccoli agricoltori e intere comunità un'opportunità di crescita economica, di reddito, di accesso a nuovi diritti. Senza mai dimenticare che il contributo delle donne si rivela sempre più essenziale”.
“Nel prossimo futuro bisognerà produrre di più, ma consumando meno risorse naturali – prosegue -. All’agricoltura è oggi dedicato circa l’11% della superficie terrestre e una parte importante delle risorse idriche disponibili. È il momento di dare un nuovo, concreto, slancio allo sforzo di costruire una global food policy, in grado di assicurare l’obiettivo di azzerare la fame nei prossimi quindici anni, di promuovere un’alimentazione più sana, di produrre in modo sostenibile, rispondendo a una domanda di cibo che cresce rapidamente”.

Alleanza scienza-agricoltura
Pragmatico l’intervento del commissario europeo all’Agricoltura, l’irlandese Phil Hogan. “Abbiamo più di 900 milioni di persone che soffrono la fame, il mondo dovrà produrre il 60 per cento in più di derrate alimentari entro il 2050 – ammonisce -. Dobbiamo innovare più velocemente, promuovere ricerca e innovazione, diventare più efficienti nell’uso delle risorse”.
I finanziamenti devono mirare a “nuove regole di sviluppo sostenibile. Bisogna migliorare gli approcci agro-ecologici, con lo sviluppo di farmaci e fertilizzanti”, che non siano dannosi per l’ambiente. “Bisogna allineare gli interessi degli scienziati e degli agricoltori – afferma – il settore agricolo deve avere un ruolo fondamentale negli assetti del futuro. Servono ricerca e innovazione. La sfida è sviluppare sistemi alimentari sostenibili, risolvendo allo stesso tempo problemi come la riduzione delle terre e la scarsità delle risorse idriche”.

La Fao: obiettivo fame zero nel 2025
Ottimista il direttore generale della Fao, José Graziano da Silva: “È possibile sconfiggere la fame nell'arco di qualche decennio; a livello internazionale ci siamo posti l’obiettivo fame zero entro il 2025”. Uno scopo alla portata, se il viaggio viene compiuto “tutti insieme. L’agricoltura è un driver fondamentale sia per la lotta alla povertà che alla fame nei Paesi in via di sviluppo”.
La condizione essenziale, tuttavia, è che "l’agricoltura diventi sostenibile, perché la sicurezza alimentare si interseca con i cambiamenti climatici, con la riduzione degli sprechi alimentari”.

L’Onu: grazie mille
In un video messaggio al Forum Internazionale dell’Agricoltura il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, fa leva sulla collaborazione fra i popoli. “Il mondo produce abbastanza cibo, però una persona su nove non ne riceve abbastanza: per questo c’è questa sfida fame zero e questo fa riferimento proprio a voi. Grazie per aver deciso di affrontare questi temi”.

Petrini contro la Carta di Milano
A margine del Forum, il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, affossa la Carta di Milano. Intervenendo a un dibattito all’Expo dei Popoli in corso alla Fabbrica del Vapore, Petrini accende i riflettori su due temi: l’importanza nell'agroalimentare della difesa delle piccole comunità di produttori rispetto al libero mercato “che molto spesso libero non è e genera dolore e sofferenze” e la questione della proprietà delle sementi che, ha sostenuto “deve essere delle comunità contadine”. “Queste due tematiche – rende noto - sono sufficienti per dire che la Carta di Milano così com’è non ci sta bene: il documento tenga conto di questi due parametri”.

(Matteo Bernardelli - http://agronotizie.imagelinenetwork.com)





ASA Press / Le notizie di oggi