ENTI E MINISTERI
“A come... Agricoltura - Dal Neolitico a Expo 2015”

Clavesana (Cuneo) 13 dicembre 2015

1) la copertina del volume 2) la vignetta di Silver


Spesso capita di partecipare a convegni e congressi tecnici, statici, di cui è semplice scrivere, basta riportare i dati delle cartelle stampa. Altri mi coinvolgono emotivamente e per questo mi piace dargli Vita, trasformarli in storia, come questo “A come... Agricoltura - Dal Neolitico a Expo 2015”, che si è svolto a Clavesana, una località in provincia di Cuneo.

1 e 2) il tavolo degli autori e gli oratori


La prima cosa che mi ha colpita è stata una frase nell’invito: “lavorare a sostegno del territorio delle -sue- Langhe e della loro anima più profonda, l’agricoltura”.

“L’anima”, ecco la frase chiave per farmi fantasticare! In fondo la mia indole esoterica mi ha insegnato a dare un’anima ad ogni cosa vivente, ma anche a quelle “cose” inanimate: alla Hans Christian Andersen, o alla “Mago di Oz”. Se ogni cosa ha un’anima, non c’è dubbio che quella della Terra sia l’agricoltura!

Dalla teoria di Darwin sulle origini delle specie viventi, molti altri studiosi hanno cercato di ricostruirne l’evoluzione. Pare che il nostro antenato fosse una scimmia antropomorfa di 11 o 12 milioni di anni fa, che dai balzi da un ramo all’altro degli alberi della foresta iniziò a scendere e camminare. Lentamente l’evoluzione trasformò il nostro progenitore in un ominide che camminava eretto, come dimostra il ritrovamento, in Etiopia, dei resti fossili di quella “creatura” chiamata Lucy.

1) il pubblico 2)... in cucina si prepara! 3) si degusta


Se l’uomo scimmia si cibava dei frutti degli alberi, Lucy imparava a procurarsi il cibo anche della terra! Non coltivava, ma raccoglieva cosa la natura le procurava, sino ad evolversi nel corso dei millenni e ad imparare non solo a cacciare, ma anche ad allevare e coltivare: nascono l’agricoltura e l’allevamento.

Oggi, noi sorridiamo di questi “omuncoli” che veneravano gli animali, la terra e i frutti che dava, e si inchinavano davanti a quegli eventi cosmici o naturali che noi chiamiamo eclissi, temporali, terremoti, incendi, ecc.

1) il libro 2) panoramica sugli oratori


Li consideriamo dei primitivi, sciocchi adoratori di un sasso, una manciata di terra, un frutto, ma in realtà gli sciocchi siamo noi che presuntuosamente consideriamo la terra come una nostra serva che ci deve obbedienza e la martoriamo con diserbanti o altri prodotti nocivi, il cemento sostituisce i campi, creiamo terreni incolti o peggio ancora trasformati in discariche, fiumi come fognature per versarci ogni genere di inquinamento. Cloniamo animali, come nel 1996 la povera pecora Dolly, che a soli 4 anni era già vittima di malattie che si riscontravano solo su animali anziani e soppressa per eutanasia...

1 e 2) Il Presidente della Cantina brinda con Clara Mennella 3) e... un collega della TV


Facciamo vini... sintetici, formaggi con polvere di latte. Produciamo frutta e verdura che ha il sapore dei prodotti con cui è... cresciuta e inondata: non so mai se sto addentando un frutto o una medicina! Anche la carne sa di tutto quello che viene somministrato quotidianamente ai poveri animali ingozzati di mangimi chimici, rinchiusi in ambienti squallidi e spesso sporchi.

L’aria che respiriamo... leva il respiro e uccide! Anche i ghiacciai presentano inquinamento.

Ma... ora il nostro pianeta si sta rivoltando e sta restituendoci tutto quello che le abbiamo dato per presunzione, prepotenza e... stupidità!

Ed ecco “l’anima più profonda della terra: l’agricoltura”, quella che dobbiamo conservare e proteggere e che ora stiamo tentando di salvare.

E in Piemonte, a Clavesana, nel cuneese, hanno capito che il pianeta sta morendo e noi con lei e si cerca di arginare i danni, di salvare cosa ancora resta e ridare vita anche a terreni incolti, porre più attenzione all’agricoltura e all’allevamento, cercare di produrre prodotti migliori e privi di sostanze tossiche per la nostra salute. E’ un ritorno agli antichi sapori, quelli che la nostra generazione ha conosciuto e ricorda, ma che non ci sono quasi più!

Frutta e verdura bella, tanto da sembrare finta, plastificata e nei casi più fortunati è insapore... quando non sa di medicinali. Ma è anche colpa della nostra stupidità che mira solo all’apparenza esteriore e se quel poco che resta di genuino, proveniente dalla cesta della contadina al mercato, presenta una lumachina, un vermiciattolo, ecco le urla isteriche della massai schifata e ben decisa a rivolgersi d’ora in poi a quei luoghi di vendita dove gli insetti sono “deceduti sotto gli spray, i nebulizzanti, gli ormoni e l’OGM”...

Un tempo l’agricoltore e l’allevatore, erano contadini che coltivavano e allevavano il necessario per il loro sostentamento e vendevano nei mercati quel poco che avevano, poi sono diventati negozianti che producevano i quantitativi richiesti dagli acquirenti: poco, ma buono!

Oggi sono simili a degli industriali! Producono in eccesso, prodotti nati nei diserbanti, cresciuti con ormoni, lavorati con conservanti: e il tutto finisce nei nostri stomaci, con grande gioia del nostro corpo... avvelenato, e del palato disgustato.

E il risultato è latte versato per protesta, frutta schiacciata dalle ruspe, e tralascio il particolare degli animali in eccesso o non utilizzabili, per non offendere la vostra sensibilità se amate gli animali...

Ma a Clavesana si pensa al futuro dei giovani, a come riappropriarsi del territorio,

rivalorizzarlo, e nel farlo iniziano con la storia dell’agricoltura, dal Neolitico all’Expo 2015.

Il bue e la Fiera del Bue Grasso di Carrù, i vini Dolcetto e il Dogliani, sono l’identificazione del territorio, le realtà che la Cantina di Clavesana vuole promuovere per presentare le proprie tipicità e per farlo parla di un territorio non certo privo di radici contadine, nè di una razza bovina di pregio, la Fassona, o di vigne di pregiato vino, ma poco valorizzato in confronto ad altri vini con le stesse caratteristiche, ma più conosciuti.

1-2 e 3)la sala delle degustazioni, con gli allievi dell’Alberghiero Giolitti Bellisario, di Mondovì

Ed è a dicembre che annualmente la Cantina promuove delle iniziative per far conoscere al pubblico e alla stampa queste eccellenze e per farlo sceglie l’abbinamento con la Fiera del Bue Grasso di Carrù, una antica fiera agricola che si svolge in questo mese ed è legata al mondo rurale delle Langhe.

Il tradizionale bollito di Carrù, località poco distante da Clavesana, non è solo un evento commerciale, ma anche folclore e tradizione contadina che coinvolge i migliori capi bovini di razza piemontese da presentare alla giuria e al migliore andrà la prestigiosa gualdrappa. Non manca il famoso bollito misto di Carrù e le ciotole (scodelle) di minestra di trippa, tipica delle antiche fiere locali.

Il gran bollito misto alla piemontese è composto da: spalla, cappello del prete, tenerone, fiocco di punta, scaramella, stinco, muscolo di coscia, testina di vitello e musetto, lingua, coda e zampino, rigorosamente da degustare con il tipico bagnetto verde di prezzemolo tritato finissimo, acciughe, aglio, mollica di pane raffermo e il bagnetto rosso di pomodori, aglio, senape e aceto rosso.

Qualche immagine di ottimi vini, buona cucina ed eccellente servizio dell’Alberghiero

L’apice della fiera ha coinvolto anche Clavesana con un convegno “Terra Originale”, un progetto dedicato al futuro sostenibile dell’agricoltura in Langa, con l’intento di valorizzare il territorio agricolo e il paesaggio, evento che ha ospitato alcuni giornalisti delle più importanti testate italiane ed estere, tra cui ho notato Clara Mennella vicedirettore di “Italia a Tavola”, il quotidiano online, con la newsletter settimanale e la web RistoTV, di enogastronomia, territorio, ristorazione e ospitalità, collegata alla più diffusa testata mensile su carta, rivolta al mondo horeca, dell’industria alberghiera e delle imprese.

E non mancavano giornalisti di un’altra importante realtà nel campo agroalimentare: l’ASA-Associazione Stampa Agroalimentare Italiana che raggruppa il meglio dei professionisti della comunicazione di settore che collaborano a testate giornalistiche nazionali e internazionali.

Sotto il plauso del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, il suo sito è un quotidiano visitato giornalmente da migliaia di persone italiane ed estere. L’ASA edita anche una newsletter settimanale inviata ad oltre 32.000 destinatari.

Ed ora entriamo nel vivo del convegno con l’intervento di Anna Bracco, direttore della cantina di Clavesana che afferma l’importanza di avere nel corso egli anni operato attivamente per valorizzare il territorio utilizzando le eccellenze anche puntando sulla qualità dei propri vini, e della conoscenza dei luoghi e dei valori da cui nascono le uve.

“Terra Originale” è un progetto che vuole mettere in contatto i giovani e la terra e insieme iniziare una discussione su quanto è stato fatto fin’ora e quanto ancora ci sia da fare.

L’iniziativa vuole garantire un futuro all’agricoltura e rimettere a coltura quei terreni abbandonati.

Da quattro anni il Progetto lavora per “mettere in contatto aspiranti contadini con progetti imprenditoriali economicamente ed agronomicamente sostenibili e titolari di terreni abbandonati”. Il Progetto è un punto di riferimento per i giovani che necessitano di aiuti per avviare le loro attività agricole e coloro che possono offrire delle opportunità mettendo a disposizione le proprie terre incolte.

Ma il Progetto vuole espandersi a tutte le regioni dando vita ad altri esempi per contrastare lo spopolamento delle campagne e l’abbandono dei campi.

Testimone di questa avventura agraria è Silvan il disegnatore di Lupo Alberto che contribuisce a dare una immagine con una vignetta-manifesto.

Per l’occasione è stato presentato il volume “A come...Agricoltura. Dal Paleolitico ad Expo 2015”, un manuale di storia del mondo agricolo, realizzato dai giornalisti Giulia Bartalozzi (responsabile comunicazione dell’Accademia dei Georgofili) e Matteo Bernardelli (collaboratore di AgroNotizie e portavoce dell’assessore all’Agricoltura della Lombardia).

Moderatore degli interventi Stefano Tesi, giornalista e Presidente dell’Associazione Stampa Enogastroalimentare Toscana; introduzione di PierCarlo Grimaldi, Antropologo, Rettore dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo; Anna Bracco, direttrice della Cantina Clavesana Siamo Dolcetto che ribadisce: “Perchè il futuro sarà ancora una volta dell’agricoltura”; Fabio Palladino, animatore agricoltore, dell’Associazione Contadini delle Langhe; Matteo Bartolomeo, di Avanzi Make a Cube che sottolinea “I risultati del bando nazionale 2015 per dare opportunità a nuovi giovani”, e ha presentato Carla, Silvana e Daniele, Maurizio e Davise; Paolo Corvo e Giovanni Donatel dell’UniSg che hanno sottolineato “La metodologia di lavoro avviata e le prime evidenze scientifiche. La mappatura dei terreni coltivabili è in corso”; Aldo Fraire del Comizio Agrario, con il tema “Il ruolo determinante del Comizio Agrario: perchè e come garantire solidarietà e continuità all’Osservatorio permanente presso il Consorzio Agrario di Mondovì”.

Al termine il pranzo con menù dei prodotti contadini delle langhe cucinato dagli insegnanti e allievi dell’Alberghiero Giolitti Bellisario, di Mondovì e offerto da Clavesana Siamo Dolcetto.

Tipicamente locale il menù del pranzo: “Petti di tacchino con salsa di zucca. Insalatina con trota, nocciola e melograno. Flan di topinabò e salsa di acciughe. Risotto con salciccia. Duchesse con verdura. Stracotto. Torta di marroni. Panna cotta al Lavazza. Pere speziate e zabaglione”, il tutto annaffiato dai vini della Cantina di Clavesana, sponsor della manifestazione.

Interessante il volume e anche la presentazione che utilizza la prima lettera dell’alfabeto “A”, come principio, inizio: Agricoltura.

Dalla A alla Z l’Agricoltura segna le pagine, ne sottolinea l’importanza, il simbolo della vita, la storia e la cultura, l’arte, il folclore e le tradizioni legate alla terra, ma anche la magia e la superstizione, le gioie, il dolore e le tribolazione del popolo contadine.

Non sempre se parliamo di agricoltura significa che sappiamo tutto del mondo agrario e meno ancora è un discorso che interessa a tutti! Ma se parliamo della storia, dalle origini, ecco che anche i giovanissimi si interessano alla narrazione!

Chi di noi non ha mai partecipato alle sagre contadine, alle feste legate alla terra, alle rievocazioni delle tradizioni? Le stesse festività del Natale, Capodanno, Epifania, Carnevale, Pasqua sono legate alla terra, all’agricoltura, a rituali e religiosità.

Il vino dei brindisi...non nasce in bottiglia, ma è il frutto della viticoltura.

Nè il panettone nasce già confezionato e incartato sui banchi della pasticceria sotto casa. La farina del panettone, l’uvetta, i canditi, le mandorle nascono dai campi di grano e dai frutteti.

L’uovo di Pasqua non lo fa una gallina che ha mangiato cioccolato, ma dalle coltivazioni di “Theobroma cacao” l’albero che produce il “cibo degli dei”, la bevanda che i Maya riservavano solo a sovrani, nobili e guerrieri!

Da sempre l’uomo ha guardato agli eventi naturali come manifestazioni divine legate a divinità favorevoli o a demoni malvagi, dando vita alla superstizione e generando riti propiziatori, festività, preghiere a protezione dei campi, dei vigneti e per favorire il raccolto o la produzione ricavata dall’allevamento di animali e bestiame: anche questa è Agricoltura.

Il cibo che quotidianamente ci nutre è la magia della trasformazione di prodotti agricoli e quindi anche di allevamento: gli animali si cibano di prodotti dell’agricoltura, senza quelli non esisterebbero!

Nell’arte come nella cultura c’è un mondo legato ai frutti della terra! Nelle favole della nostra infanzia c’era la mela di Biancaneve, in Cenerentola la zucca che diventa carrozza, in quelle esoteriche e più attuali ci sono i “capelli color del grano” del “Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry.

Nell’arte la massima espressione dell’utilizzo di prodotti agricoli è indubbiamente Arcimboldo, pittore vissuto nel 1500, con i suoi volti composti da frutta e verdure!

Oggi sono i Foodscapes di Carl Warner, incredibili paesaggi composti con ortaggi, frutta e altri derivati dell’agricoltura (pane, pasta, formaggi, ecc.), http://www.carlwarner.com/.

Ma i frutti della terra sono anche religiosità ed esoterismo: nei simboli dei frutti dei dipinti egizi a quelli di altre civiltà, sino quelli del nostro cristianesimo. Da quelli della Massoneria ai Rosacroce sino ai Templari e ai simboli esoterici.

E’ anche Magia: il vino nella Messa; il melograno è la componente per un rito d’amore; il riso è propiziatorio nelle nozze; la mela... è il peccato, la cacciata dal paradiso; la Mandragora, frutto della terra è la magia per eccellenza, mentre il tartufo è propiziatorio per le tasche del trifulau!

Si potrebbe dire che l’agricoltura nutre il pianeta Terra! Stimolare quindi la curiosità attraverso un libro che parla di storia dell’agricoltura, dalle origini ai giorni nostri, come anche narrare a voce, è un veicolo trainante “indispensabile” a farci ricordare che non ci sarebbe il passato, nè potrebbe esserci futuro senza l’agricoltura!

Ma se all’agricoltura si unisce la parola “UNESCO”, allora diventa un dialogo volto alla salvaguardia del prodotto, ma anche del paesaggio e subentra la difficoltà di coltivare oggi con un ritorno al passato: senza chimica, mantenendo solo la produzione necessaria alla richiesta e riprodurre i sapori del passato: ma ce la faremo a resistere alle tentazioni dell’era moderna?

“A”, Agricoltura è la nostra storia e non dobbiamo dimenticarla perchè senza il nostro passato contadino noi non saremmo qui ora a raccontare di cibo, ma nemmeno potremmo esistere...

di Alexander Màscàl e Matteo Saraggi - ASA


 



ASA Press / Le notizie di oggi