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“Agricoltura patrimonio dell’Umanità”, le opportunità dopo il riconoscimento Unesco

Oggi convegno di Coldiretti Cuneo al Castello di Barolo

Oggi, venerdì 4 dicembre Coldiretti Cuneo organizza al Castello di Barolo un incontro dibattito sul tema “Agricoltura patrimonio dell’Umanità”, con la presenza degli amministratori regionali e locali per valutare le nuove opportunità che a seguito del prestigioso riconoscimento si creeranno per il territorio e anche l’impatto che le nuove regole avranno sulle attività economiche.  

«E’ trascorso quasi un anno e mezzo da quando i nostri territori sono stati premiati. Non dobbiamo dimenticare che da questo riconoscimento mondiale, volano di notevole importanza per le imprese, sono scaturite nuove linee guida in ambito agricolo – dice il direttore Enzo Pagliano - . Da qui un’occasione unica e privilegiata di confronto con gli Assessorati regionali competenti, aperta a chi lavora nel settore, agli imprenditori agricoli, ai sindaci e ai cittadini». 

«Coldiretti ha condiviso fin dall’inizio il percorso che ha portato all’ambito riconoscimento: questa è la prima volta – evidenzia il presidente Delia Revelli, che aprirà i lavori - in cui l’Unesco riconosce un paesaggio vitivinicolo italiano quale bene unico al mondo, patrimonio dell’Umanità per la sua eccezionalità. E il merito va riconosciuto a chi ha voluto rispettare la tradizione di una viticoltura di collina, che offre risultati straordinari, frutto di un lavoro appassionato e artigiano, rispetto ad altri territori dove la produzione è molto più basata sulla meccanizzazione».  

Cesare Gilli, segretario Zona Coldiretti Alba: «Poiché il riconoscimento è stato dato a quello che è oggi la viticoltura, è giusto operare a difesa e tutela per la sua conservazione, senza però immaginarne una nuova, bloccata da ulteriori disposizioni». 

Conclude il direttore Pagliano: «L’Unesco ha premiato l’agricoltura e gli agricoltori quali sentinelle nella conservazione del paesaggio ed è questo loro ruolo essenziale che va incentivato, valorizzato, e in primis, liberato dai lacci della burocrazia: questo è fondamentale per dare valore concreto a chi ha fatto sì che Langhe, Roero e Monferrato diventassero patrimonio dell’Umanità».  (www.lastampa.it)

 





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