AZIENDE E PRODOTTI
Vino Novello “in via di estinzione”

Da 18 milioni di bottiglie nel 2005 a solo 2 nel 2015. Ma c’è chi lo produce ancora, soprattutto grandi realtà (da Cavit a Banfi, da Antinori a Zonin, da Frescobaldi a Mezzocorona), con punti di vista differenti

Da 18 milioni bottiglie nel 2005 ai 2 milioni del 2015 (dati Coldiretti): sono impietosi i numeri del Vino Novello, fenomeno nato alla fine degli anni ’80 in Italia, che dopo una rapida ascesa come moda e rito dell’autunno, ha vissuto un rapido declino, e si può considerare quasi un prodotto “in via di estinzione”.
Ma se ci sono realtà importanti come il Gruppo Italiano Vini, che da quest’anno non lo produrrà più, c’è chi continua a tenerlo in vita, pur con numeri piccoli e con la coscienza che, ormai, sia una produzione residuale, per motivi economici e non solo. A partire Cavit, che si conferma tra i primi produttori della tipologia, con ben 340.000 bottiglie complessive, e Castello Banfi, che ne metterà sul mercato (dal 31 ottobre, data fissata per lo “sbloccaggio”) 120.000 bottiglie (in linea sul 2014): “ormai è un prodotto di nicchia, che si orienta su Gdo, asporto ed enoteche, più che sulla ristorazione come in passato - spiega a WineNews il dg Enrico Viglierchio - è un prodotto che ha comunque un suo mercato e noi continuiamo a produrlo. Certo è che non ci aspettiamo una ripresa dei consumi, anche perché, rispetto al passato, quello che ha ridotto gli spazi di manovra è il fatto che negli ultimi 15 anni si è sviluppata una tendenza a produttore molti vini rossi freschi, senza affinamenti in legno, che escono ad inizio primavera, spesso in marzo, e questo ha ristretto di molto la finestra temporale di consumo del Novello”.
Novello che, da prodotto tipico e fortemente connotato a livello regionale anche per cantine di piccole dimensioni, è ormai terreno quasi esclusivo delle grandi aziende, come Antinori, che in linea con il 2014, ne metterà sul mercato 60.000 bottiglie, Zonin, sulle 38.000, o Frescobaldi, che “è sulle 30.000 bottiglie, come lo scorso anno, anche se quella del Novello - spiega Tiziana Fescobaldi - è una produzione residuale, per una nicchia sempre meno folta, in un panorama in cui questo vino non ha più il valore sociale che aveva una volta, tanto che sta lentamente scomparendo dalla tradizione e dal mercato”.
Eppure, c’è anche chi va in controtendenza, come il grande marchio trentino Mezzacorona: “noi abbiamo registrato un piccolo risveglio di interesse - dice Maurizio Bassetti, responsabile delle relazioni esterne - tanto che dalle 30.000 bottiglie del 2014 passeremo alle 50.000 di quest’anno, e soprattutto destinate alla ristorazione. Sia chiaro che sono numeri pur sempre piccoli, ma registriamo che, almeno dalle nostre parte, sembra essere un po’ di vivacità per questo prodotto”.
Insomma, un prodotto decisamente in difficoltà, il Novello, ma ancora amato da una nicchia di irriducibili che non rinunciano ad uno dei riti classici dell’autunno, ovvero un calice del primo frutto dell’ultima vendemmia, magari in abbinamento con le castagne ... (www.winenews.it)





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