AZIENDE E PRODOTTI
Quante sfide, da Bruxelles, per il vino italiano

“Tutti i vini che prendono il proprio nome dal vitigno, come Lambrusco, Vermentino, in parte anche il Sangiovese, rischiano di essere tolti dalla lista dei vini protetti nell’Ue, perché la Commissione Europea vorrebbe sostanzialmente liberalizzarli”. L’allarme che arriva da Bruxelles, per bocca di Paolo De Castro, coordinatore per il Gruppo Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale al Parlamento Europeo, è chiaro, e riporta sul grande tavolo del vino italiano una questione che, da anni, non è mai stata definitivamente superata. Da una parte l’Italia che, tra le sue denominazioni più conosciute, ne ha diverse legate al nome del vitigno principale, dall’altra Bruxelles che, in sostanza, si chiede: “come faccio ad autorizzare uno Stato membro che impianta quelle varietà a chiamare il vino con quel nome?”.

Un approccio osteggiato da De Castro, che assicura: “noi stiamo facendo di tutto, ma non tutti la pensano come noi tra i Paesi produttori di vino europei”. Se lo augurano i produttori delle Marche che, nelle parole del direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, Alberto Mazzoni, parlano di “ennesimo attacco al vino da parte di Bruxelles: la liberalizzazione per i vini che prendono il nome dal vitigno, come nel caso del Verdicchio dei Castelli di Jesi e del Verdicchio di Matelica, è pura follia”.

Ma a Bruxelles, dove Domenico Zonin, presidente Uiv - Unione Italiana Vini, ha incontrato i deputati italiani del Parlamento Europeo ed i collaboratori del Commissario Ue all’Agricoltura Phil Hogan, si è parlato anche di internazionalizzazione ed in particolare dei finanziamenti Ue alla promozione nei Paesi terzi, “l’intervento che ha funzionato di più - spiega Zonin - e che ha aiutato maggiormente le aziende a crescere”.

Le preoccupazioni, invece, arrivano dal fronte delle autorizzazioni, che sostituiranno dal 2016 i diritti di impianto, e che prevedono un aumento massimo di impianti dell’1% l’anno, “che probabilmente non sarà sufficiente - continua Zonin - e che contiamo di ridiscutere nella Pac 2017”. E, all’orizzonte, dovremo vedercela anche con gli accordi bilaterali che, ad esempio, permetteranno ai vini cileni di entrare in Cina senza pagare dazio….. (http://www.winenews.it)



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