PARLIAMO DI...
Cinghiali: i luoghi comuni da smentire

Peccato che in questo periodo le scuole sono chiuse e i ragazzi che da ogni parte della Lombardia solitamente arrivano all’azienda agricola “La Rovere” di Torre de’ Roveri, sulle colline a nord di Bergamo, per visitare questa fattoria didattica non possono vedere il tenero spettacolo di una mamma cinghiale circondata dai suoi dieci piccoli. Un parto eccezionale avvenuto un paio di mesi fa. «Sì, eccezionale – conferma Vincenzo Magri (nella foto), titolare dell’azienda con la moglie Michela – perché la scrofa solitamente partorisce tre-quattro piccoli. Dieci è un vero record. Tutti i piccoli cinghiali sono in ottima salute e stanno crescendo a vista d’occhio».

E’ già dal 1985 che “La Rovere” è allevamento autorizzato di cinghiali. Oggi, tra la ventina di allevamenti di questo tipo esistenti in provincia di Bergamo, è quella che ha il maggior numero di capi, una cinquantina ogni anno. Cominciò papà Nisio, oggi continua il figlio Vincenzo, che ha anche un allevamento di maiali (una ventina di capi) ed ha inoltre una attività vinicola, coltivando 5 ettari di vigna e producendo circa 30 mila bottiglie di vino (oltre al Valcalepio Doc, un interessante Moscato giallo in versione anche da uve appassite).

Il discorso con Magri cade ovviamente sulla pericolosità o meno dei cinghiali. Smentendo tanti luoghi comuni, Vincenzo afferma: «Non è un animale aggressivo, anzi ha paura dell’uomo. Attacca solo se lo attacchi o viene attaccato dai cani. Mamma cinghiale attacca se si dà fastidio ai suoi piccoli, come tutte le mamme. E questo vale non solo per i miei in allevamento, ma anche per i cinghiali allo stato libero. Quello accaduto in Sicilia pochi giorni fa, con la morte di un anziano, è dovuto certamente al fatto che i cani hanno attaccato il cinghiale e questo si è difeso, colpendo il contadino quando si è intromesso nella lite».

Per essere in regola con la legge, tutti gli allevamenti – anche quelli di cinghiali - sono controllati da un Albo provinciale allevatori. Ogni animale è registrato dalla nascita e contrassegnato con un microcip che lo renderà tracciabile per tutta la sua esistenza. Femmine e maschi riproduttori vivono generalmente sino a 8-10 anni. Quelli da carne vengono solitamente mantenuti sino all’età di due anni, arrivando a pesare 80-100 chili per poi essere avviati a un macello autorizzato.

L’azienda Magri utilizza la carne del cinghiale per farne salami. L’azienda dispone infatti di un laboratorio autorizzato per la trasformazione delle carni di maiale e di cinghiale, con le quali si producono ottimi salami. Quelli di cinghiale, in pezzature da 500-600 grammi, in budelli naturali di maiale, legati a mano, sono stagionati circa due mesi e sono preparati con la sola carne magra del cinghiale, cui viene aggiunta della pancetta di maiale per dare al salame maggiore morbidezza e un po’ di grasso. La vendita è diretta in azienda oppure attraverso i mercati organizzati in città e provincia da Coldiretti Bergamo. Durante la visita didattica delle scolaresche vengono mostrati anche i locali per la lavorazione delle carni, le stanze di stagionatura dei salumi e la sala per l’appassimento delle uve che daranno poi il Valcalepio Moscato Passito Doc e il Moscato giallo della Bergamasca Igt “Elisir”.

La fattoria didattica La Rovere (www.larovere.org) si anima di scolaresche soprattutto nel periodo della vendemmia. Realizzata nel 2005 la nuova cantina “La Rovere” si presta bene alla visita di gruppi, avendo anche a disposizione una zona per riunioni e assaggi.


I cinghiali, animali intelligenti e mansueti

Abbiamo sentito un esperto zoologo bergamasco per avere un parere sulla pericolosità o meno dei cinghiali quando si avvicinano all’uomo. L’esperto ha voluto l’anonimato, anche perché in parte deluso da tante sciocchezze lette e sentite nei giorni scorsi sui cinghiali. «E’ un animale molto intelligente –afferma – e se ne guarda bene dal voler incontrare l’uomo. E’ un animale mansueto, non attacca mai, a meno che sia lui attaccato per primo. Il maschio non si interessa della prole, che rimane con la madre. E’ lei che prende ovviamente le difese dei suoi piccoli quando li vede in pericolo. In Sicilia deve essere successo che sono stati i cani ad attaccare e nella mischia il cinghiale maschio ha colpito l’uomo con le sue zanne taglienti».

Quanto al numero di cinghiali in circolazione allo stato libero, lo zoologo nega che siano troppi. Bergamo – nonostante qualche allarme di avvicinamento di questi animali alle abitazioni in cerca di cibo – ne ha un numero inferiore rispetto a tante altre province. Tutti i mammiferi, selvatici o domestici, sono comunque per legge censiti con microcip in una anagrafe provinciale e monitorati costantemente. Comunque – conferma l’esperto – anche se si avvicinano agli abitati non sono pericolosi, basta non istigarli o attaccarli.

Come si può evitare l’avvicinamento a coltivazioni o allevamenti? Ci sono vari modi, più o meno economici. Se si tratta di difendere coltivazioni di pregio va bene una recinzione elettrica, ma bastano anche repellenti di tipo olfattivo (spugne imbevute di gasolio) o di tipo visivo (fettucce di plastica rifrangenti, che emettono bagliori fastidiosi per il cinghiale). Ci sono anche apparecchi acustici che, come un impianto d’allarme, entrano in funzione emettendo l’abbaiare dei cani e quindi facendo fuggire il cinghiale.


Roberto Vitali - ASA



ASA Press / Le notizie di oggi