FATTI E PERSONE

Dalla Chianina al Toro agerolese, ecco gli animali a rischio estinzione

Navigazione per la galleria fotografica

Solo in Italia abbiamo un patrimonio da difendere di 200-250 razze di grandi animali d'allevamento  -  bovini, suini, ovini, caprini, equini  -  e un numero imprecisato di razze avicole e conigli che per la maggior parte hanno perso il loro valore produttivo, conservando solo quello amatoriale, perché sostituiti dagli ibridi selezionati dalle multinazionali. Alcune decine sono le razze in pericolo di estinzione, ma c'è chi lotta per evitare quest'ipotesi estrema. E’ una organizzazione ombrello europea che raccoglie una serie di associazioni nazionali per la tutela della biodiversità animale e vegetale. In Italia l'associazione Rare (Razze autoctone a rischio di estinzione) aderisce alla rete europea e promuove programmi per la salvaguardia degli animali da allevamento. Una delle iniziative internazionali più riuscite è la creazione di un network di aziende-arca in grado di far fronte alle emergenze, accogliendo animali a rischio estinzione rimasti temporaneamente senza allevatori. E poi ricerche scientifiche, individuazione e sostegno delle razze in pericolo, creazione di link tra allevatori e appassionati per scambi riproduttivi, studio di nuove modalità di utilizzo degli animali.

Alimenti di qualità. Inutile dire che, se l'allevamento di razze autoctone è fatto a regola d'arte, rispettando i cicli della natura e i ritmi del bestiame, i prodotti alimentari non possono che essere eccellenti. Due esempi. Il Errore. Riferimento a collegamento ipertestuale non valido., nato all'inizio degli anni Novanta da un gruppo di allevatori di Reggio Emilia, ha perseguito l'obiettivo produrre il Parmigiano Reggiano col latte dell'antichissima vacca rossa Reggiana, come i monaci benedettini nel XII secolo. Un bovino rustico, la rossa, che vive il doppio delle vacche cosmopolite e non ha quasi bisogno di farmaci. L'idea si è concretizzata nel 1991 e oggi due caseifici lavorano solo il latte delle rosse, in purezza. "Una goccia nel mare magnum del Parmigiano (14 mila forme l'anno a fronte di una produzione di 3 milioni e 300 mila), ma una goccia d'eccellenza". Parola di Marco Prandi, presidente del Consorzio. "Il nostro Parmigiano matura più lentamente ed è commercializzato solo dal 24° mese di stagionatura, è più profumato perché c'è l'obbligo di alimentare le vacche con erba verde, più bio perché gli alimenti non contengono Ogm e le tecniche alimentari sono avanzate e naturali". In 30 anni la rossa Reggiana è passata da 600 a 3 mila capi: estinzione (quasi) scongiurata.

Dall'Emilia alla Toscana e all'Umbria la distanza è breve, ma le razze cambiano. Fino a 190 cm al garrese e 1.700 chili di peso, la Chianina produce una tra le migliori carni italiane. Animali a crescita lenta, questi bovini sono allevati prevalentemente nei pascoli e la differenza si vede (e si gusta). Una carne magra, raramente segnata da infiltrazioni di grasso tra le masse muscolari (marezzatura), che ne accentuano il sapore. La bistecca alla fiorentina è un taglio ottenibile solo dalla Chianina. A differenza di quasi tutte le razze autoctone italiane è anche un animale da esportazione: Cina e altri Paesi asiatici, Russia, Canada, Stati Uniti, Brasile e Australia ne apprezzano da tempo le caratteristiche.
Animali mille storie. Salvare le razze autoctone significa anche mantenere una barriera contro l'importazione senza scrupoli: per esempio quella di vitelli dell'Est Europa da ingrassare nelle stalle del Nord e da imbottire di antibiotici. E poi, i nostri animali sono veri e propri scrigni di storia, cultura e tradizione, con un occhio al futuro. Prendiamo gli asini: hanno ormai perso quasi del tutto la funzione di animali da soma, ma non per questo devono estinguersi. Oggi sono almeno due i nuovi compiti per l'asino Viterbese o per quello dell'Amiata e per i loro cugini delle altre razze: la produzione di latte a uso pediatrico e l'onoterapia, una pet therapy adatta a chi soffre di disturbi della personalità, a cardiopatici e ipertesi, diversamente abili, bambini e anziani, malati psichiatrici e tossicodipendenti, detenuti, sieropositivi, audiolesi, non vedenti.

Innumerevoli anche le storie dei bovini. La Maremmana discende da razze indoeuropee provenienti dall'Asia minore, che hanno attraversato l'Europa orientale e, una volta valicate le Alpi e gli Appennini, si sono stabilite nei territori attuali. L'arte dei Macchiaioli tra fine Ottocento e inizio Novecento ha immortalato questi buoi in dipinti straordinari raffiguranti i duri lavori agricoli. Sempre tra i bovini, l'antica razza Podolica, presente nelle zone interne delle regioni meridionali, ha conservato nel nome il riferimento alle steppe della Podòlia (Ucraina) da cui proviene, forse assieme agli Unni. Altre fonti citano i Romani, che l'avrebbero importata dall'isola di Creta.

Le vicende internazionali non mancano nemmeno tra gli equini. Il cavallo Salernitano è una razza molto antica, migliorata nel corso della dominazione spagnola da incroci con andalusi e cavalli orientali ed è servito anche per migliorare razze russe. Un tempo era impiegato nell'esercito e nella seconda metà del Novecento è stato sottoposto a incroci con purosangue inglesi. Elemento imprescindibile della produzione del mezzosangue italiano, trionfò nei giochi olimpici tra il 1956 e il 1972. Da Sud a Nord Est: iI cavallo Lipizzano è nato a Lipizza, località vicina a Trieste, oggi in Slovenia, italiana fino alla seconda guerra mondiale e prima ancora austriaca. Le origini risalgono alla metà del XVI secolo per iniziativa dell'Arciduca Carlo di Stiria, terzogenito dell'Imperatore Ferdinando I° d'Austria. È il cavallo della celebre e antica scuola d'equitazione spagnola di Vienna.

Più agresti e montanare le cronache di capre e pecore italiche. Per la Cornella bianca, razza in pericolo d'estinzione, è in corso un progetto nella provincia di Reggio Emilia che vede coinvolti appassionati del settore zootecnico, allevatori, veterinari, e che ha come obiettivo il recupero e la valorizzazione. Decisamente alpina, la capra bionda dell'Adamello è presente soprattutto in Val Camonica e nella Valle di Saviore; l'allevamento è di tipo semiestensivo: stabulazione invernale, pascolo primaverile-autunnale e alpeggio estivo.

Dalla storia all'attualità. Un altro motivo per salvaguardare le razze autoctone è quello di tutelare e valorizzare l'ambiente. Riscoprendo, per esempio, le vie naturali dei tratturi, i percorsi della transumanza di greggi, mandrie e pastori che collegano i pascoli delle zone collinari o montane a quelli delle pianure. In Francia lo stanno facendo già da alcuni anni: in Alsazia, su Pirenei, Alpi e nella zona Massiccio Centrale in occasione della transumanza si organizzano grandi feste nelle vallate per avvicinare i giovani al territorio e ai mestieri legati alla pastorizia. Una tendenza da imitare per incrementare la presenza del turismo eco compatibile anche nelle nostre valli. (www.repubblica.it)
 

 


Torna all'indice di ASA-Press.com