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L’Expo racconta il cibo e l’alimentazione anche ai più giovani

Dalla serie di cartoni animati firmati Walt Disney dedicati alla mascotte dell’Esposizione, Foody, a “Arte e sapori al Castello”, percorso sulle orme di Leonardo da Vinci

L’Expo di Milano, dedicata al grande tema del cibo e della nutrizione, non parlerà solo agli adulti, ma si rivolgerà anche ai più giovani, bambini e ragazzi che si riverseranno, nei prossimi mesi, nella città meneghina. Che li accoglierà con una serie di iniziative capaci di raccontare il cibo e l’alimentazione in maniera leggera, divertente, ma anche didattica, a partire da una serie di cartoni animati che avranno come protagonista la mascotte dell’Esposizione Universale, Foody (cui presterà la voce Claudio Bisio), ed i suoi amici, Josephine Banana, Piera la Pera, Rodolfo il Fico, Gury l’Anguria, Manghy il Mango, Pomina la Mela, i Rap Brothers, Guagliò l’Aglio, Arabella l’Arancia, Max Mais, Chicca la Melagrana e Julienne Zucchina, in onda da qualche giorno su T Disney, Disney Channel e XD e, online, su YouTube. Gli undici frutti e ortaggi, che compongono il volto della mascotte ispirata alle teste dell’Arcimboldo, si troveranno a dover affrontare diverse situazioni, dalla raccolta differenziata al riciclo, fino allo spreco alimentare, che sono appunto i temi di “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Riuniti in un volto unico, i personaggi rappresentano l’ideale sinergia tra i Paesi del mondo chiamati a rispondere con energia e positività alle sfide del nostro Pianeta , presentandosi come un’unica grande famiglia, unica, simpatica e dinamica (www.expo2015.org).
Per i più grandicelli, invece, c’è il percorso “Arte e sapori al Castello”, all’interno di Sforzinda, la sezione didattica del Comune di Milano all’interno del Castello Sforzesco: un viaggio nella storia del cibo italiano e lombardo attraverso le opere d’arte esposte al Castello seguendo le avventure di un personaggio speciale, un grande genio dell’arte e delle scienze, un precursore eccezionale in molti campi, tra cui, chi lo avrebbe mai detto, la cucina, Leonardo Da Vinci, che è stato anche un cuoco innovativo, che ha inventato diverse cosa anche in cucina, come il primo frullatore e una macchina per fare gli spaghetti. Il percorso inizia con la scoperta degli odori e dei sapori degli aromi dell’orto, ma il vero protagonista è Leonardo che, fin da piccolo, si cimenta in cucina stimolato dal padre adottivo, un anziano pasticciere. Si tramanda che fosse un bambino cicciottello, goloso e molto curioso. Negli anni in cui lavorava nella bottega dal Verrocchio a Firenze, per mantenersi e comprare il materiale per dipingere, Leonardo faceva il cameriere in un’osteria sul Ponte Vecchio. Ad un certo punto, nel ristorante viene a mancare lo chef e lui viene promosso capo cuoco (www.milanocastello.com).
Curioso anche che Leonardo fosse quasi vegetariano, oltre ad un vero e proprio precursore della nouvelle cuisine: la sua cucina, come dimostrano i documenti storici, era piuttosto ricercata, alternativa e di grande sperimentazione, ma non sempre apprezzata. I suoi piatti hanno nomi buffi, come “un involtino di acciuga in cima ad una rondella di rapa scolpita a mo’ di rana”, “una carota bellamente intagliata”, “due mezzi cetrioli su una foglia di lattuga”, “una zampa di rana su una foglia di tarassaco”: manicaretti che non vengono apprezzati dai clienti fiorentini, tanto che Leonardo verrà mandato via dal ristorante. Ma non si dà per vinto e anzi rilancia: con il suo amico Botticelli, conosciuto sempre nella bottega del Verrocchio, apre una nuova trattoria, “Le tre rane di Sandro e Leonardo”. Ma anche qui i loro piatti non riscuotono successo e il locale chiude. A Milano, invece, la sua creatività culinaria riscuote interesse, tant’è che Ludovico il Moro gli chiede di organizzare dei banchetti al Castello Sforzesco. Nel “Codice Romanov” Leonardo scrive un lungo elenco di regole molto divertenti su come bisogna comportarsi a tavola: non mettere i piedi a tavola, non sedere in braccio ad altri ospiti, non sedersi sul tavolo, non posare la testa sul piatto, non prendere il cibo dal piatto del vicino senza avergli chiesto il permesso, non leccare il vicino.
La visita tra le opere esposte nel museo del Castello Sforzesco inizia dalla sala della Balla, dove sono esposti i 12 arazzi dell’anno, uno per ogni mese. Si prosegue, poi, ad ammirare i quadri di Simone del Tintore, le sue bellissime nature morte con vegetali, fiori e frutti. Il giro tra le sale si conclude davanti ad un’opera di Francesco Londonio, nella quale viene rappresentata l’immagine di un contadino con la zucca, che ai tempi, una volta svuotata, veniva utilizzata come borraccia per dissetarsi durante il lavoro nei campi. (www.winenews.it)

 


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