AZIENDE E PRODOTTI

Gli agricoltori americani semineranno meno mais

Il report diffuso dall’International Grains Council (IGC) segnala alcuni elementi di criticità per il raccolto di mais a livello mondiale.  Lo riporta nella sua newsletter il sito Assomais.it. Il calo di produzione globale che si potrebbe manifestare nella stagione 2015-2016 sarebbe pari al 4,9% per un totale di 941 milioni di tonnellate.  Una riduzione che potrebbe riflettersi negativamente sui consumi, in particolar modo nelle aree in cui le ingenti colture della stagione 2014-2015 ne hanno stimolato l’utilizzo. Il calo delle scorte di mais sarà particolarmente marcato nei Paesi che si classificano come i maggiori esportatori di prodotto, con una caduta stimabile in 50 milioni di tonnellate. Il fatto avrà inevitabilmente una ripercussione sulle quotazioni, in quanto le scorte detenute da questi Paesi (ad esempio Stati Uniti, Brasile ed Ucraina) sono particolarmente importanti nella definizione dei prezzi a livello mondiale. In ogni caso, guardando al comparto nel suo complesso, l’IGC ritiene che le scorte totali di cereali rimarranno attestate a livelli definiti tranquillizzanti sino al termine della prossima stagione nonostante un calo del 5% (quota 406 milioni di tonnellate). Inoltre, a quanto pare gli agricoltori americani hanno deciso di seminare quest’anno meno mais e puntare su un'altra coltura, il sorgo, che  sostituirà in parte mais e frumento, crollati di prezzo dopo due stagioni consecutive di raccolti da primato mondiale. Al mais in particolare, sarà riservata l’area più piccola da 5 anni, benché ridotta di appena l’1,5% dalla passata stagione e comunque enorme (89,2 milioni di acri, circa 36 milioni di ettari). Secondo il rapporto di previsione sulle semine diffuso dall’Usda nei giorni scorsi, nel corso della prossima stagione i coltivatori americani vi riserveranno 7,9 milioni di acri, circa 3,2 milioni di ettari: un’estensione relativamente piccola - specie se paragonata a quelle delle maggiori colture - ma la più alta da sette anni e in crescita del 10,7% rispetto al 2014-15.

Paolo Bodini
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