SALUTE E BENESSERE

Il ministro Fazio: “Bisogna aiutare gli obesi”

L’obesità rappresenta un grave problema nazionale sia per gli adulti, oltre 20 milioni, che per i bambini, con un 35% di obesità e sovrappeso. Del tema del sovrappeso ha parlato il ministro della Salute Ferruccio Fazio, intervenuto a Milano al convegno organizzato dall'Istituto auxologico per approfondire temi come la complessità di questi pazienti e le nuove linee di indirizzo in riabilitazione.
IL PROGRAMMA DEL MINISTERO. Per aiutare gli oversize del nostro paese, il ministero della Salute, ha varato un progetto riabilitativo che prevede una rete di assistenza territoriale in grado di offrire i vari accertamenti diagnostici e l’intervento di clinici qualificati nelle varie specialità, a seconda dei livelli di gravità della patologia. «Due sono gli aspetti che vanno presi in considerazione per il paziente obeso – ha dichiarato Fazio -. Di questi uno non è prettamente medico, ma non per questo è di minore rilevanza: si tratta di garantire l'inserimento del paziente obeso nella vita di relazione, con reparti ospedalieri attrezzati a misura di obeso, mezzi di trasporto adeguati e misure che rispondano a esigenze legate alla vita di tutti i giorni. Poi c’è il problema della riabilitazione. È un paziente cronico da gestire sul territorio, con passaggi in ospedale brevi e legati solo alla riacutizzazione della malattia». Ma non solo. Il ministro ha continuato dichiarando che servono «reparti attrezzati a misura di obeso negli ospedali, mezzi di trasporto in grado di accoglierli, una rete assistenziale sul territorio che garantisca continuità nel percorso riabilitativo».
UN NUOVO APPROCCIO PER LA RIABILITAZIONE. «Un approccio razionale alla riabilitazione del paziente obeso - osserva Alberto Zanchetti, direttore scientifico dell'Auxologico -, deve tener conto di due fattori determinanti il quadro clinico: grado di obesità e patologie associate o comorbidità. Il grado di obesità é oggi valutato con l’indice di massa corporea (Bmi), che dà una valutazione solo indiretta e quindi potenzialmente fallace della quantità di tessuto adiposo. Questo è uno dei motivi per cui un Bmi relativamente basso può associarsi a gravi comorbidità, mentre pazienti con elevati valori di questo indice possono presentarsi in condizioni di salute apparentemente buone se si eccettuano le patologie osteoarticolari. Sarebbe indispensabile – ha concluso Zanchetti - una rete di strutture sul territorio collegate tra di loro e con comuni protocolli per garantire la continuità dei processi. Questi presidi di primo e secondo livello dovrebbero fare capo a pochi "ospedali per obesi", dove il paziente possa fruire di ogni intervento dalla chirurgia, non solo bariatrica, alla riabilitazione intensiva con personale sanitario idoneo alla gestione di situazioni cliniche complesse».
(Daniela Ciranni - www.newnotizie.it)


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