SALUTE E BENESSERE

Alimenti giapponesi radioattivi in Italia?
La risposta dell’Associazione Italiana Ristoratori Giapponesi

Tante le paure scatenate nell'animo della popolazione giapponese da questa serie di catastrofi. Anche gli Italiani naturalmente sono rimasti molto colpiti dalle conseguenze del terremoto e dello tsunami, che stanno avendo diverse ripercussioni a livello mondiale nonostante si tratti di eventi che sismicamente restano circoscritti al territorio nipponico. In merito approfittiamo ancora per ringraziare tutti gli Italiani che ci hanno inviato messaggi di solidarietà e proposte di aiuto concreto.

Quel che si percepisce invece in Italia, come possibile diretta conseguenza degli sfortunatissimi eventi giapponesi, è il rischio che la dispersione di radioattività, causata dai problemi della centrale nucleare di Fukushima, possa in qualche modo arrivare a contaminare anche gli alimenti giapponesi che vengono importati in Italia.

Ovvio che il problema non sussiste per tutti quegli ingredienti freschi utilizzati dai ristoratori giapponesi, tipo pesce, carne o verdure, che sono di origine italiana, così come per un certo periodo per gli alimenti di importazione saranno sufficienti le scorte al momento esistenti, che hanno lasciato il suolo giapponese prima dell'11 marzo.

Ci sono poi alimenti tipicamente giapponesi che non presentano il rischio di contaminazione perchè vengono da tempo prodotti anche in Europa, come alcune ottime varietà di riso coltivate in Italia, la salsa di soja di una nota azienda giapponese che ha stabilimenti anche in Olanda o un produttore di aceto di riso con filiali in Gran Bretagna.

Alcuni alimenti che identificano molto la cucina giapponese sono invece comuni anche ad altri Paesi, come ad esempio l'alga nori, nome giapponese dell'alga inglese laver, una varietà di alga coltivata ed utilizzata in Corea ed anche in alcuni piatti tipici regionali della Gran Bretagna. Si sta studiando dunque un sistema per sostituire provvisoriamente quegli ingredienti che erano tradizionalmente importati dal Giappone con analoghi ingredienti provenienti da Paesi che già producono normalmente e che sono lontani dal possibile raggio di azione delle radiazioni di Fukushima.

Il problema invece sussiste per quegli alimenti che magari sono spesso anche imitati ma che sono in realtà tipicamente prodotti solo in Giappone. Reperirli da fonti alternative, che non conoscono esattamente i segreti delle manifatture nipponiche, potrebbe rappresentare sostanzialmente un problema oggettivo perchè alcune caratteristiche organolettiche non sono roproducibili senza la giusta specializzazione e risulterebbero dunque insoddisfacenti per il preciso gusto giapponese.

Probabilmente potrebbe accadere che alcuni piatti spariscano dai menù dei ristoranti per qualche tempo, come accadde in Italia per la costata fiorentina all'epoca della "mucca pazza".

Le autorità sanitarie europee stanno correttamente predisponendo dei rigidi controlli sugli alimenti di provenienza giapponese, controlli di cui l'Associazione si fida pienamente. C'è da ricordare comunque che i cibi attualmente considerati pericolosi sono prodotti in un'area ben circoscritta e soprattutto non sono oggetto di esportazione.

Un confronto con una rappresentanza di società importatrici ha rassicurato l'Associazione sulla serietà dei controlli, come pure sulla possibile disponibilità di fonti alternative provvisorie se si dovessero esaurire le scorte. L'allarmismo dilagato ultimamente rischia di ingigantire inutilmente un problema al momento inesistente e di penalizzare non solo la ristorazione giapponese in Italia ma soprattutto quei produttori giapponesi seri e lontani dalle aree a rischio, già duramente colpiti dai problemi del loro Paese.

Associazione Italiana Ristoratori Giapponesi
Annalena De Bortoli
info@ristoratorigiapponesi.it
www.ristoratorigiapponesi.it


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