SALUTE E BENESSERE

Addio salmonella: i protocolli inglesi e le uova certificate ne hanno ridotto notevolmente la diffusione

Ogni anno in Europa si registrano poco meno di sei milioni di casi di infezioni da Salmonella. La questione non è banale,  il batterio che si trasmette nella catena alimentare, principalmente attraverso  uova, derivati del latte,  carne di pollo, manzo o suino, provoca diversi disturbi quali: diarrea, disidratazione, febbre, dolori addominali e vomito.
 Cosa fare per contenere  i focolai di infezione e arginare il numero di  salmonelle circolanti? Una possibile risposta viene dalla Gran Bretagna, dove tra il 1981 e il 1991 si è registrato un aumento record dei casi (170%), a causa di un’epidemia di Salmonella Enteritidis che ha raggiunto la massima espansione nel 1993. Da quel momento è scattato un piano di interventi, che ha portato a una drastica riduzione delle infezioni tra i polli e anche tra gli uomini. Come hanno raccontato gli esperti dell’Università di Liverpool, che hanno appena pubblicato un resoconto su Clinical Infectious Diseases, le misure comprendevano un rigido controllo della movimentazione dei polli e della loro carne, la macellazione obbligatoria di tutti gli animali degli allevamenti dove si riscontrava un’infezione, la loro disinfezione e la vaccinazione specifica volontaria. Questa iniziativa è stata incentivata dal governo ed è iniziata nel 1994 negli allevamenti adibiti alla riproduzione, per poi arrivare nel 1998 in  quelli dove si tengono galline ovaiole. Oggi la macellazione obbligatoria dei capi  in caso di salmonellosi è stata revocata, ma la vaccinazione continua ad essere fatta a tutti gli animali.
Il merito è anche di un sistema di certificazione chiamato Lion Quality Code of Practice, che permette di stampare sulle uova il marchio Lion. Per ottenere l’agognato bollino le galline devono essere vaccinate e tracciabili lungo tutta la filiera, così come le uova e i mangimi. C’è di più, le uova devono riportare la data entro la quale è meglio che siano consumate e i produttori accettare controlli di igiene nelle fasi di packaging. Nonostante i rigidi protocolli da rispettare per avere il logo, oggi l’85% delle uova inglesi ha il marchio Lion, e anche per questo i casi di salmonella tra gli uomini sono scesi notevolmente.
Sarah O’Brien, docente di epidemiologia delle zoonosi presso l’Institute of Infection and Global Health, e autrice dello studio dice «Come si può verificare nei dati risalenti a una decina di anni fa, l’incidenza delle infezioni da salmonella è crollata: si è passati da 1,6 casi ogni mille abitanti nel periodo  tra il 1993 e il 1996, agli 0,2 casi nel biennio 2008-2009. Nel 2010 i casi di salmonellosi confermati da analisi di laboratorio sono stati 459, contro gli oltre 18.000 del 1993. Valutare l’efficacia di interventi di questo genere richiede un calcolo molto complesso, – spiega ancora la O’Brien – ma la coincidenza temporale tra la drastica diminuzione dei casi confermati in laboratorio e la progressiva introduzione della vaccinazione antisalmonellosi dimostra che l’iniziativa ha funzionato. Tuttavia, – ricorda l’esperta – il vaccino, da solo, può non bastare: le misure realmente efficaci sono quelle che prevedono interventi a più livelli e misure come quella del bollino Lion, che convincono i produttori ad adottare pratiche virtuose per incrementare o mantenere il volume d’affari.
(Agnese Codignola - www.ilfattoalimentare.it)





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