QUALITA'

Competitiva e innovativa, la chimica verde 'made in Italy'

Una posizione leader in Europa, un settore all'avanguardia e pronto alla sfida internazionale. E' la chimica verde italiana, che non è un'utopia: una filiera che trasforma il mais in amido è un processo chimico da biomasse, così come la produzione di acidi grassi che nei detersivi creano tensioattivi. Sono filiere che operano da tempo e che ora si sono allargate ad altre forme di bioraffineria, cioè di trasformazione di biomasse in sostanze chimiche. Ed è proprio nel contesto italiano che, se si parla di chimica verde, si fanno scoperte interessanti: grandi imprese fortemente coinvolte, da Novamont a Eni Versalis al Gruppo Mossi Ghisolfi.
Aziende, secondo gli esperti di “Spring”, il Cluster della Chimica Verde, che sono nelle condizioni di concorrere a livello internazionale e che non sono solo grandi imprese ma anche realtà impegnate nella ricerca di prodotti innovativi sulla frontiera tecnologica, e anche da questo punto di vista non hanno niente da invidiare ad altri Paesi, mettendo in campo investimenti produttivi tra i più importanti al mondo.
Già oggi, secondo le rilevazioni del Cluster Spring, un 8-10% della chimica dipende dalle biomasse e non da materie prime da catena fossile. Due i trend alla base dello sviluppo del settore: da una parte il crescente costo delle materie prime fossili e le politiche ambientali e sul cambiamento climatico che spingono nella direzione della disponibilità di materie prime con un contenuto inferiore di Co2, dall'altra la biodegradabilità.
Altro aspetto importante del settore è quello che lega l'industria all'agricoltura, come nel caso di Matrica che punta sullo sviluppo della coltivazione del cardo utilizzando terreni abbandonati.
Ma la “chimica verde” poggia le sue basi sull'integrazione con il territorio e con le filiere agricole e industriali, su una maggiore valorizzazione delle biomasse rispetto agli usi energetici diretti, ma non solo. Perché grazie alla chimica verde si aprono tutta una serie di nuove opportunità per la riconversione di aree industriali in crisi.
Qualche esempio? A Porto Torres c'è il più grande investimento in chimica da biomassa d'Europa; la bioraffineria di Crescentino è stata realizzata in un impianto dismesso; il sito di Matrica a Porto Torres punta al rilancio di un sito desueto, e poi a Porto Marghera e Gela. (www.adnkronos.com)

 


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