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Commercio, intermediazione e turismo: nei primi due mesi del 2014 29mila chiusure, saldo negativo per oltre 17mila imprese

In rosso anche ambulanti e, per la prima volta, e-commerce. Confesercenti: mercato interno ancora in crisi, la ripresa della domanda è indispensabile per far ripartire l’Italia. Chiudono soprattutto donne e over 50, mentre giovani e stranieri avviano la maggior parte delle nuove attività.  Tra le grandi città Roma vince l’Oscar per il peggior saldo tra aperture e cessazioni.
 
Gli effetti devastanti del 2013 condizionano la partenza del 2014. Che, per il commercio, il turismo e l’intermediazione commerciale si rivela amara: secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Confesercenti, tra gennaio e febbraio di quest’anno questi settori hanno registrato complessivamente oltre 29.000 cessazioni per un saldo negativo finale di 17.723 unità. In totale le aperture nei tre comparti, infatti, sono state appena 11.413: il dato più basso, per quanto riguarda il primo bimestre, degli ultimi 40 anni. A chiudere, secondo le analisi dell’Osservatorio, sono state soprattutto donne e imprenditori over 50; ad aprire con maggior frequenza, invece, giovani e stranieri.

Nei primi due mesi del 2014 il saldo tra aperture e chiusure di imprese è negativo in tutte i nostri comparti merceologici e le tipologie d’impresa prese in esame dall’Osservatorio Confesercenti. Si tratta di un’importante novità: perfino il commercio su area pubblica, il cosiddetto ‘ambulante’, che fino ad oggi aveva mostrato un andamento anticiclico, segna questa volta un saldo negativo (-529), così come registra per la prima volta gravi perdite (-389 imprese) il comparto dell’e-commerce. A raggiungere il peggior risultato, fra i comparti esaminati, è però il commercio al dettaglio in sede fissa dedicato al No Food:  con meno di 3.000 aperture e più di 11.000 chiusure, questo presenta un saldo negativo di ben 8.315 imprese. Nei settori tradizionalmente legati al turismo, invece, è la ristorazione a soffrire più di tutti, con un saldo tra aperture e chiusure di -2.289 unità. Segue a breve distanza il comparto dei servizi bar, che nei primi due mesi dell’anno vede scomparire per sempre 2.041 esercizi. Più di 34 al giorno.

“Il 2013 è stato l’ennesimo anno di crisi piena, con un calo del Pil e, soprattutto, dei consumi peggiore del previsto”, commenta Confesercenti in una nota. “Un’eredità pesante, che nei primi due mesi del 2014 ha portato ad una vera e propria emorragia di imprese nei settori del Commercio, del Turismo e dell’Intermediazione: dopo l’ennesimo Natale fiacco, molti imprenditori hanno ritenuto di non affrontare l’anno, con il suo carico di spese ed adempimenti fiscali, scegliendo invece la strada della chiusura. Anche perché – analizza la Confederazione – il mercato interno è ancora in una fase acuta di crisi. La riduzione di consumi non accenna ad arrestarsi. E le quasi 6.000 cessazioni di imprese attive nell’intermediazione commerciale ci segnalano l’immobilità della domanda in tutti i settori, dalla compravendita di case a quella di auto e beni commerciali”.
“La recessione della domanda – conclude Confesercenti – non va assolutamente sottovalutata. Il mercato interno italiano è il decimo al mondo per dimensioni e costituisce un asset fondamentale della nostra economia. Per questo riteniamo possa essere una buona idea un taglio del cuneo fiscale, per restituire agli italiani un po’ di risorse e far ripartire i consumi. Se non troviamo un modo per risollevare la domanda interna, le PMI che ad essa fanno riferimento – e non solo quelle attive nel commercio e nel turismo – chiuderanno in numeri sempre maggiori, contribuendo ad esacerbare la spirale di disoccupazione e povertà imboccata dall’Italia. Auspichiamo che il Governo calibri il suo intervento a partire da questa considerazione”.

L’emorragia di imprese ha colpito tutto il suolo nazionale, soprattutto i centri urbani, anche se con significative differenze su base territoriale.  Esaminando i primi 10 comuni italiani per numero di abitanti, spicca la cattiva prestazione di Roma, che nel primo bimestre 2014 si aggiudica l’Oscar per il peggiore risultato in assoluto, con un saldo complessivo negativo di 682 imprese nei tre settori di Commercio, Turismo, Intermediazione.  Seguono Torino (-425) e Milano (-297). Roma mostra i saldi peggiori in tutti i sotto-comparti del Commercio, del Turismo e dell’Intermediazione, con due sole eccezioni: nel commercio su Area Pubblica, dove nella Capitale si rileva un bilancio positivo di 34 imprese, e nel Banqueting, dove la maglia nera va a Firenze.
(www.confesercenti.it)




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