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Più solidarietà verso i paesi poveri: gli europei approvano un aumento degli aiuti allo sviluppo

Anche in tempo di crisi, l’Europa deve continuare ad aiutare i paesi in via di sviluppo. La pensa così l’82% dei cittadini italiani, in media con il dato europeo (85%). Oggi, in occasione delle Giornate europee dello sviluppo, il commissario Andris Piebalgs ha reso noti i risultati di un nuovo sondaggio Eurobarometro sullo sviluppo, dal quale è emerso che il 61% degli europei (57% degli italiani) è a favore di un aumento degli aiuti contro la povertà. Il 55% (45% in Italia) pensa che i paesi emergenti in rapida crescita non debbano più essere aiutati, mentre per la maggior parte dei cittadini (61% in Europa, 59% in Italia) gli aiuti devono andare soprattutto ai paesi fragili, vittime di conflitti o colpiti da catastrofi naturali.

I cittadini europei in generale ritengono che il settore privato possa avere un ruolo significativo nei paesi in via di sviluppo, soprattutto grazie alla creazione di posti di lavoro e che gli investimenti delle imprese straniere debbano rispettare norme etiche e morali. Per la maggioranza degli intervistati (53% in Europa, 41% in Italia) la corruzione è il principale ostacolo allo sviluppo dei paesi poveri, mentre solo il 44% - addirittura il 33% nel nostro Paese - è disposto a spendere di più personalmente per comprare prodotti che sostengono lo sviluppo (ad esempio prodotti equi e solidali).

Il commissario per lo Sviluppo Andris Piebalgs ha così commentato: “È incoraggiante vedere che la solidarietà è ancora un valore radicato per la maggior parte degli europei, anche in un periodo di difficoltà economiche.Tra poco i leader europei decideranno il bilancio dell’Unione per i prossimi sette anni e il messaggio dei cittadini è chiaro: i tagli non devono colpire i più poveri del pianeta.Ma i cittadini vogliono anche essere rassicurati che gli aiuti vadano ai più bisognosi, con risultati visibili.È una visione che condivido in pieno: i nostri aiuti devono andare ai paesi più bisognosi e la nostra politica di sviluppo deve mirare alla crescita inclusiva e al rispetto dei diritti umani.Perché i cittadini continuino ad avere fiducia nelle nostre azioni dimostrerò una volta di più che gli aiuti dell’Unione fanno una grande differenza nella lotta contro la povertà”.

Il sondaggio Eurobarometro “Solidarity that spans the globe – Europeans and development” è stato presentato alle Giornate europee dello sviluppo del 16 e 17 ottobre a Bruxelles. L’evento ha riunito i capi di Stato e di governo dei paesi africani, le istituzioni dell’Unione, i ministri dell’UE, i rappresentanti delle Nazioni Unite, la società civile, il mondo accademico e il settore privato intorno ai temi:
•  agricoltura, sicurezza alimentare e resilienza;
•  protezione sociale e disuguaglianza;
•  ruolo del settore privato.

Le principali tendenze nell’Unione
La crisi economica non incide sulla solidarietà verso i poveri: rispetto all’anno scorso il favore dei cittadini per gli aiuti alle popolazioni povere è rimasto invariato in Spagna (88%), è lievemente diminuito in Grecia e Italia (-2%) ed è aumentato del 3% in Irlanda (88%). Solo in Portogallo c’è stato un drastico calo (-10%) nei sondaggi.
L’impegno personale dei cittadini europei diminuisce: In Italia appena il 33% degli intervistati (-5% rispetto al 2011) si è detto disposto a spendere di più per aiutare le popolazioni dei paesi in via di sviluppo (es. commercio equo e solidale). La media UE è leggermente più positiva (44%, -3% rispetto al 2011), la percentuale è più elevata nei paesi UE-15 (50%) rispetto ai paesi UE-12 (25%). La disponibilità a pagare di più è calata di almeno 10 punti percentuali in 6 paesi: i cittadini disposti a pagare di più in Grecia sono appena il 33%, nella Repubblica ceca il 28%, in Slovenia il 30%, in Spagna il 35%, in Lituania il 24% e in Portogallo il 12%. Com’era prevedibile sono i cittadini dei paesi più ricchi quelli maggiormente disposti a comprare prodotti equi e solidali: Svezia (76%), Paesi Bassi (76%) e Lussemburgo (70%).
L’aumento dei fondi destinati allo sviluppo trova più sostenitori in Europa nord-occidentale che in Europa sud-orientale: in Svezia, Danimarca e Austria un’ampia maggioranza di cittadini è favorevole ad un aumento fino allo 0,7% e oltre del reddito nazionale lordo (RNL) (80%, 76% e 74% rispettivamente). Quelli favorevoli alla riduzione degli aiuti si concentrano invece in Bulgaria (38%), Slovenia (32%) e Grecia (30%). Il dato italiano si attesta al 21%, leggermente al di sopra della media UE (18%).
 
Principali risultati del sondaggio speciale Eurobarometro sullo sviluppo
La percentuale di cittadini favorevoli a aiutare le popolazioni povere dei paesi in via di sviluppo rimane molto elevata: l’85% contro l’88% del 2011 in Europa e l'82% contro l'84% del 2011 in Italia.
Per sei europei su dieci bisogna aumentare gli aiuti ai paesi in via di sviluppo, malgrado la crisi: la metà degli intervistati (49%) ritiene che l’Unione debba mantenere le promesse e aumentare gli aiuti ai paesi in via di sviluppo. Per il 12% (ben il 14% in Italia) l’aumento dovrebbe essere superiore a quanto promesso, mentre il 18% (il 21% in Italia) ritiene che gli aiuti vadano ridotti perché l’Europa non può più permetterseli.
Per il 61% degli europei e il 59% degli italiani bisogna aiutare principalmente i paesi in situazioni di fragilità (es. conflitti o calamità naturali), mentre circa il 30% degli intervistati ritiene che l’UE debba aiutare i paesi in via di sviluppo a prescindere dalla vulnerabilità.
Per la maggioranza degli europei, paesi come il Brasile, l’India o la Cina non vanno più aiutati: alla domanda se i paesi emergenti in rapida crescita, che hanno ancora sacche di povertà tra la popolazione, debbano continuare a ricevere aiuti, il 39% degli intervistati europei e ben il 47% degli italiani si è detto totalmente o tendenzialmente contrario.
Il dato italiano si distacca leggermente da quello europeo per quanto riguarda i settori su cui incentrare la politica per lo sviluppo: se infatti la maggior parte degli intervistati europei ritiene che gli aiuti allo sviluppo debbano sostenere principalmente il rispetto deidiritti umani (34%), il 40% degli italiani ritiene invece prioritaria la crescita economica, seguita dalla salute (26%, 32% in UE). Anche l’istruzione è ritenuta importante (33%in UE, 25% in Italia), seguita da agricoltura/sicurezza alimentare (29%in Europa, 19% in Italia). Gli intervistati potevano esprimere al massimo tre preferenze.
Il 44% dei cittadini europei, e solo il 33% degli italiani, è disposto a comprare prodotti più cari per aiutare le popolazioni dei paesi in via di sviluppo, dato in calo rispetto al 2011 (47% in UE, 38% in Italia). Il numero di cittadini non disposti a spendere di più è di conseguenza passato dal 47% al 52% in Europa e dal 52% al 60% (ben +8%) in Italia.
Per il 53% degli europei la corruzione è il principale ostacolo allo sviluppo, seguita dalle “cattive politiche” dei governi nei paesi in via di sviluppo (41%) e dai conflitti (33%). Anche su questo punto gli italiani si sono trovati leggermente in disaccordo con la media europea: i quattro ostacoli principalmente citati sono infatti corruzione (41%), le cattive politiche dei governi e delle organizzazioni che sostengono i paesi in via di sviluppo (32%, contro il 24% della media europea) e, a pari merito (30%) le cattive politiche dei governi dei paesi in via di sviluppo e i conflitti.
Per la maggior parte degli intervistati il ruolo principale del settore privato sta nel creare posti di lavoro (57% in Europa, 42% in Italia) e favorire la crescita (42% UE, 40% Italia) o lo scambio e il progresso tecnologico. Una minoranza ritiene invece che il settore privato sfrutti i paesi in via di sviluppo (27%, 26%) o alimenti la corruzione (21%, 18%). Anche in questo caso gli intervistati potevano dare tre risposte.
Per l’81% degli intervistati europei ed il 78% degli italiani le imprese private hanno responsabilità etico-sociali quando investono nei paesi in via di sviluppo. L’87% (82% in Italia) pensa che donatori come l’Unione debbano spingere le imprese private a sottoscrivere norme etiche e sociali.

Il sondaggio Eurobarometro è stato condotto da TNS Opinion & Social tra il 2 e il 17 giugno 2012. I dati sono stati raccolti su un campione di 26622 europei, di cui 1026 italiani, dai 15 anni in su, con interviste faccia a faccia a domicilio.

(http://ec.europa.eu)


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