FATTI E PERSONE

Crollo dei consumi di vino in Francia
Colpa della crisi o dilemma sociologico? gli esperti francesi si interrogano e il declino di Bacco si fa specchio della decadenza della civiltà, riflesso di un cambio generazionale dove il vino perde l’identità

È la bevanda nazionale, fa girare l’economia, è il simbolo dello stile di vita, fa parte della cultura ed è al tempo stesso patrimonio culturale tanto da finire nei musei, ed essere protagonista in molteplici occasioni ma soprattutto sulla tavola: è il vino francese per i francesi. E allora come mai i cugini d’Oltralpe bevono meno, con i consumi interni in caduta libera che preoccupano i più? Colpa della crisi? E se, invece, fosse una “questione morale”? Se il vino fosse la cartina tornasole della civiltà francese, il suo declino può essere sintomatico anche della decadenza della civilizzazione del popolo di Francia e della sua art de vivre? Ad interrogarsi sulla questione e a cercare delle risposte sul cambiamento delle abitudini del consumo di alcol e di vino in particolare è lo studio di Thierry Lorey e Pascal Poutet pubblicato sull’International Journal of Entrepreneurship, che mostra come generazione dopo generazione sia cambiato il modo dei francesi di vedere il vino, approcciando quello che sembra un problema puramente economico in maniera più sociologica.
Gli “inquietanti” dati sui consumi interni confermano come negli anni il numero di consumatori regolari di vino in Francia stanno diminuendo, tanto che se nel 1980 più della metà degli adulti (51%) consumava il nettare di Bacco giornalmente, nel 2010 questa la percentuale scende a 17%, così che la percentuale de bevitori occasionali è raddoppiata e tocca quota 38%. Inoltre, se nel 1965 la quantità di vino pro capite era di 160 litri all’anno, nel 2010 scese a 57 litri e continuerà, secondo le previsioni, a scendere arrivando a 30 litri pro capite (il consumo medio al giorno è crollato del 50% negli ultimi 50 anni, così come in Italia, e si attesta sui 2,7 bicchieri di vino al giorno). Quello che colpisce, secondo lo studio, è che proprio nel regno del vino, a tavola, Bacco sia al terzo posto per popolarità dopo l’acqua del rubinetto e quella in bottiglia, e che sia stato quasi raggiunto dalle bevande gassate e dai succhi di frutta.
Un problema generazionale? Secondo lo studio sembra proprio di sì. Le persone fra i 60 e i 70 anni sono cresciute con il vino sulla tavola e per loro il vino resta una parte essenziale del loro patrimonio culturale. La generazione di mezzo che adesso ha fra i 40 e i 50 anni vede il vino come un piacere occasionale, bevono meno, ma spendono di più per farlo, meno quantità e più qualità. Tutto diverso per le nuove generazioni che non iniziano ad avere interesse per il vino prima dei vent’anni e che guardano al nettare di Bacco come un prodotto come un altro, e hanno bisogno di essere convinti e persuasi a spenderci i propri soldi. “Quello che è successo - spiegano Thierry Lorey e Pascal Poutet - è una progressiva erosione dell’identità del vino e della sua rappresentazione sacra nell’immaginario collettivo. Dopo tre generazioni questo ha portato a dei cambiamenti nelle abitudini di consumo in Francia”.
Ma ciò che preoccupa sono gli effetti del cambiamento sulla vita sulla civiltà francese. Cambiando il modo di vedere il vino, elemento che ha accompagnato la Francia nella sua storia dal Medioevo in poi, si teme la perdita della tradizione, della convivialità, dell’amore verso le cose buone e belle della vita, a favore di un modo fatto di politica, media e business globale.
(www.winenews.it)


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