FATTI E PERSONE

Zero sprechi in tv, eccedenze di MasterChef al Banco Alimentare
Appello alle altre trasmissioni televisive culinarie


Chi non si è mai chiesto che fine fanno i manicaretti preparati dagli chef che si sfidano a colpi di fornelli nei programmi tv? E la spesa che viene fatta per realizzare quei menu? In tempi di crisi e di sensibilità 'eco', anche il piccolo schermo fa un esame di coscienza e dice no agli sprechi e alla pattumiera ingrassata per intrattenimento. Soprattutto calcolando che il cibo delle dispense televisive è spesso selezionato dai migliori fornitori italiani e che, per garantire una qualità costante e la freschezza degli ingredienti, viene effettuato un ricambio frequente degli alimenti.
Un esempio per tutti, Masterchef, il talent show culinario, programma di punta dell'inverno di Sky Uno. Qui si sfornano pietanze di tutto rispetto, non solo perché sottoposte al severo giudizio di Carlo Cracco, Bruno Barbieri e Joe Bastianich, i guru della ristorazione italiana nel mondo, ma anche perché, proprio nel segno di rispetto, qui non si butta via niente o quasi. Le eccedenze alimentari generate dalle prove dei diciotto concorrenti in gara finiscono non nella spazzatura, ma nella mani della fondazione Banco Alimentare onlus, nello specifico di Banco Alimentare Lombardia, che si occupa di recuperarle raggiungendo gli studi con i suoi furgoncini refrigerati e ridistribuirle gratuitamente ad associazioni ed enti caritativi.
Un'idea nata dalla segnalazione di Emma, una giovane volontaria della Giornata Nazionale della Colletta Alimentare appassionata di MasterChef "che ci ha chiesto di informarci sul destino di quegli alimenti e dopo aver scoperto che effettivamente venivano buttati via abbiamo trovato il modo di avviare una collaborazione, avviata a metà dicembre, utile per entrambe le parti", spiega all'Adnkronos Andrea Giussani, presidente della fondazione Banco Alimentare.
La collaborazione tra MasterChef e il Banco Alimentare rientra nel programma Siticibo Ristorazione, nato a Milano nel 2003 con la finalità di recuperare il cibo invenduto nella ristorazione organizzata e donarlo alle numerose strutture caritative che si occupano di offrire pasti ai poveri e che è stato possibile grazie alla legge 155/2003, detta del 'Buon Samaritano', entrata in vigore in Italia (primo tra i Paesi europei) il 16 luglio 2003. Il programma donerà tutti i cibi preparati dai concorrenti che non sono stati assaggiati, toccati, che conservano le temperature standard e tutto ciò che non è stato utilizzato durante le prove e rappresenta un'eccedenza.
"Abbiamo utilizzato una formula adatta alla trasmissione televisiva, rispettosa della legge e preorganizzata nella distribuzione", aggiunge Giussani che lancia un appello alle altre trasmissioni televisive culinarie: "saremmo lietissimni se altri programmi potessero collaborare con noi, naturalmente con il prerequisito di conoscerrci e di condividere condizioni preventivate: no al bel gesto su chiamata, ma sì al concetto di alimenti come bene e dono rispettato anche per legge. Le mense - sottolinea - non possono ricevere qualsiasi cosa, ma alimenti commestibili ben conservati". L'auspicio è quindi che questa esperienza spinga anche altrei programmi a donare il cibo cucinato nel corso delle puntate per evitare sprechi e aiutare chi ha bisogno.
"Siticibo è un programma che ci consente di recuperare le eccedenze della ristorazione che così diventano una risorsa importante. Siamo una sorta di 'Croce Rossa del cibo': quando il cibo sovrabbonda rispetto alla domanda, anziché essere buttato interveniamo noi", spiega all'Adnkronos Giuliana Malaguti, responsabile progetto Siticibo. Grazie al programma, Siticibo nel 2011 ha recuperato 574.000 porzioni di piatti pronti (tra primi, secondi e contorni), 115 tonnellate di pane e 170 tonnellate di frutta e verdura da 85 mense aziendali, i refettori scolastici di 169 scuole, 8 hotel e 22 esercizi commerciali di tutta Italia. Grazie alla collaborazione con Masterchef "le eccedenze recuperate finiscono alle strutture che forniscono pasti, soprattutto nelle case-famiglia che ospitano persone in difficoltà, ragazze madri ma anche i tanti padri separati che non riescono ad arrivare a fine mese", conclude la Malaguti. (www.adnkronos.com)


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