FATTI E PERSONE

Chef inglesi bocciati dai nutrizionisti: cibi troppo grassi
Una ricerca dell'università di Coventry ha dimostrato che la maggior parte delle ricette dei maestri della gastronomia non rispetta le raccomandazioni per una cucina salutare


Spesso intrattabili, con caratteracci, o iperfantasiosi, i grandi chef, molti dei quali stelle anche della tv, finiscono ora sotto accusa nel Regno Unito: i loro menù incoraggiano infatti la gente a mangiare cibi e piatti grassi.
Un gruppo di nutrizionisti ha testato oltre 900 ricette di 26 chef stellati, scoprendo che l'87 per cento non rispetta le raccomandazioni del governo per una cucina salutare. Come spiega lo studio pubblicato sulla rivista Food and Public Health, i ricercatori dell'università di Coventry hanno scoperto che solo il 13 per cento usa ingredienti per creare pasti sani, in linea con le indicazioni della Food Standards Agency's (Fsa), l'ente governativo britannico per la ricerca sulla sicurezza alimentare.

Troppi grassi
Molte delle ricette dei grandi chef, pubblicate sui libri di cucina, contengono livelli eccessivi di acidi grassi saturi, zuccheri e sale, che sono collegati a obesità, diabete e malattie cardiache. Circa il 92 per cento degli chef che compaiono in tv, e osservati nello studio, hanno almeno una ricetta con acidi grassi saturi oltre i limiti giornalieri raccomandati. Un loro pasto contiene 5 volte le quantità raccomandate, mentre la metà degli chef ha ricette con ammontare di sale superiore ai 6 grammi giornalieri suggeriti.

Sensibilizzare i cuochi
Ricardo Costa, il responsabile della ricerca, ha dichiarato: "Se i cuochi più celebri fossero coinvolti nella promozione delle iniziative in favore della salute pubblica, inevitabilmente si incoraggerebbe una corretta pratica dell'alimentazione. Se le persone utilizzassero regolarmente le ricette proposte nei loro libri di cucina,  ci sarebbero dei danni per la salute. La nostra ricerca vuole incoraggiarli a tenere in maggior considerazione i corretti valori dietetici, per poter ridurre in futuro ogni impatto negativo sulla popolazione".
(http://scienza.panorama.it)


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